Veleggio e guardo dall’alto i miseri umani, intenti a mestieri che non mi interessano. Probabilmente perdono solo tempo, oltre a far danni. Lo scopo finale non esiste come lo immaginano, la sola realtà è lasciarsi trasportare e seguire l’istinto. Predare per nutrirmi è ciò che mi interessa ora, e sfrutto le correnti ascensionali per non sprecare preziosa energia. Quando vedrò quello che mi interessa non mi sfuggirà, nessuna preda mi è mai sfuggita sino ad ora. La mia fatica avrà uno scopo preciso. Altre cose importanti? Accoppiarmi, far crescere i cuccioli, difendere il mio spazio. Siamo in numero ridotto e un tempo quelli come me erano più numerosi, ma non siamo mai stati troppi. Gli umani invece, oltre a perdere tempo, si accoppiano esageratamente, non si autolimitano, e piuttosto che conservare preferiscono consumare e distruggere. Io veleggio, e a volte mi assopisco in volo. Preferisco restare in aria finché posso. Qui vedo più lontano, sono più libero, ho spazio quanto me ne serve più di qualunque altro essere vivente. Non ho paure particolari e so essere prudente.
Dal basso l’aquila sembra sia la padrona dell’aria. Eppure basta un fucile imbracciato da un cacciatore per farla cadere per sempre. La vita è tutta qui, Viz. Un’enorme confusione nella quale nessuno può concludere alcun progetto. Tutto viene immancabilmente interrotto dalla morte e portato a compimento solo da chi rimane, oppure conservato da chi non è ancora morto. Nessuna opera d’arte perfetta potrebbe continuare a esistere se non venisse protetta, curata, restaurata e giudicata degna di restare. Il progetto di un figlio, ad esempio, è per sua natura incompleto. Tocca al figlio realizzarlo, non a chi lo ha voluto.
Silvano C.©
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