lunedì 29 aprile 2019

mi ero perso



Stiamo in Cina, in una grande città, immagino Pechino. A dire la verità io non ci sono mai andato, ma ugualmente ci stiamo.
Tu ti allontani con l’intenzione, mi fai capire, di fare un giro brevissino e di tornare in pochi minuti. Io mi guardo attorno, interessato dalle novità e, spinto da qualcosa di più forte di me (una curiosità che non mi ha mai lasciato da solo), decido di allontanarmi anch’io per pochi minuti. 
Mi ritrovo in bicicletta, del tutto naturale per un ferrarese e anche per un pechinese. Non percorro una via all’aperto, dove ero certo di trovarmi prima, ma un lungo tunnel in leggera pendenza. Che posto strano, sembra il raccordo pedonale di una metropolitana, pulitissimo e quasi senza persone in giro, piastellato in azzurro-verde. 
In bicicletta percorro una distanza che non so calcolare, ed alla fine mi ritrovo sulla riva di una specie di fiume sotterraneo. Grotte famose che abbiamo visitato, un fiume mitico dell’Ade classico, un accenno al mare che potrebbe essere vicino? So di essere a Pechino ma adesso mi sorgono dubbi. 
Decido di tornare anche se sarei curioso di veder meglio il posto, ma si è fatto tardi. Nel ritorno mi rendo conto che aver inizialmente imboccato un tunnel sbagliato, e capisco di essere incappato in una specie di labirinto. 
I labirinti, se si resta calmi e si ha tempo a disposizione, offrono tutti una via di uscita, ed io non ho paura, solo un po’ di fretta. 
Pedalo, torno indietro, ritrovo il percorso dell’andata e in poco tempo sono di nuovo fuori, all’aperto.
Ti vedo, da lontano, esattamente dove ti avevo lasciata, in quella specie di parco pubblico con persone attorno che sono solo comparse silenziose.
Tu ti guardi attorno, per vedere dove mi sono infilato e pensi cose irripetibili del sottoscritto. Io gesticolo con le braccia e mi faccio riconoscere. Tu finalmente mi vedi e in un solo sguardo mi fai capire cosa vorresti dirmi. 
Io ti rivedo, finalmente, dopo molto che desideravo che avvenisse. E sembrava assolutamente vero, anche se non sono mai stato a Pechino.

Ciao, Viz.
                                                                                               Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

sabato 27 aprile 2019

Ti mancherò



Ti mancherò.
Lo so, l’ho sempre saputo.
Te lo dicevo.
Lo ricordo perfettamente, lo dici anche ora, se mi capisci.
Non mi apprezzavi.
Non è mai stato vero, questo è falso. La tua presenza la davo per scontata, questa è la mia colpa e questo solo è vero. E davo per sottintese molte cose che avresti voluto esplicite, ma non sono mai stato tanto stupido da non capire la realtà.
Eppure non lo dimostravi.
Questo è in parte vero, ma solo in parte. Se non ammetti che in parte sbagli pure tu non sei sincera. Non lo dimostravo sempre, è vero, o nei modi che avresti voluto, e non nego che qualche volta ero infastidito e cercavo una mia libertà. Eppure ero libero solo perché c’eri tu; ora non lo sono più, e di questo ne sono sempre stato consapevole. A volte mi sono comportato in modo scorretto sapendo di avere le spalle coperte, ho probabilmente esagerato in alcuni momenti, ed ora questi miei errori li pago con interessi da strozzini.
Sapevi tutto tu.
Un po’ è vero, sapevo e so molte cose. Ed è pure vero che a volte mi spazientivo. Non ho mai avuto un buon carattere. Eppure, e lo hai sempre saputo, sei tu, eri tu, la mia sicurezza. Non i miei studi o la mia esperienza, non le tante persone con le quali venivo e vengo in contatto. Che poi non sono, queste persone, tutte ugualmente sullo stesso piano. Non lo sono mai state.
Che tu mi manchi è un fatto, che tu me lo dicessi è vero ma non che non ti apprezzazzi o che a modo mio non te lo dimostrassi. E non so tutto io. Continuo a ricevere lezioni perché la vita in questo non perdona nessuno, neppure chi insegna. E le lezioni, a saperle accettare nel modo giusto, sono importanti. A volte servirebbe più umiltà nell’accettarle, e anche minor supponenza ed aria di superiorità nel darle. Ma non pretendo di essere stato o di essere perfetto, e mi manchi.

Ciao, Viz.
                                                                                               Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

giovedì 25 aprile 2019

iperbolicamente



Ti guando e ti allontani sempre di più.
Non so cosa fare, come reagire, come rallentare questo processo. So che è una guerra perduta ancora prima di iniziarla, nella quale posso ottenere solo qualche effimera vittoria, di retroguardia, giusto per dire di non aver abbandonato la lotta senza aver prima provato ad imporre la mia debole volontà.
Mi consola ben poco sapere che è un destino comune, che pure io sarò scordato. Eppure la vita come la conosco è esattamente l’opposto. La vita vuole mantenersi, e con essa anche il ricordo di sé stessa, tanto che fatico a distaccare questi due momenti anche sul piano logico. 
Noi innalziamo monumenti, scriviamo la storia, ricordiamo i nostri morti, e nella musica e nell’arte andiamo ben oltre i nostri pochi anni. 
Gli insetti programmano il futuro dei loro figli. 
Le piante lentamente mantengono la loro presenza e si muovono come solo loro sanno muoversi, molto più efficacemente di tutti noi.
E più ti allontani più in qualche modo predisponi il tuo ritorno, e per certi versi ti ritrovo. Non so spiegarlo in modo razionale, posso solo dire che alcuni indizi mi spingono a sperarlo possibile.
Ciao, Viz.
                                                                                               Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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