giovedì 31 dicembre 2020

Irritante

Irritante, fastidioso, indisponente, sostanzialmente inutile e controproducente. Il continuo aggiornamento di ogni cosa, a partire dalle norme e dalle regole che non potranno mai essere adeguate a ciò che avverrà domani è stancante. Ogni strumento elettronico subisce un invecchiamento precoce e già quando viene immesso sul mercato ha i modelli destinati a sostituirlo in progettazione, se non pronti e inscatolati. E le amicizie? Perché almeno queste non rimangono stabili per tutta la vita senza inutili tradimenti, amnesie, allontanamenti? In fondo le persone invecchiano naturalmente, che bisogno hanno di complicarsi la vita con altri mutamenti non necessari e fisiologici? Anche i partiti politici non restano mai troppo a lungo; cambia il mondo, e si adeguano, oppure, nel nostro piccolo, seguono i capricci da prima donna dei vari personaggi che cercano potere e visibilità, a volte in modo decisamente comico e scoperto.

Sono stanco di vedere modificare le vie, i palazzi, i giardini, i negozi. E perché hanno chiuso i cinema? E come mai non si comprano più giornali, nessuno scrive più lettere o cartoline, e non si trovano VHS con gli ultimi film? L’auto comprata alcuni anni fa ormai è vecchia, mentre un tempo le auto duravano minimo vent’anni. E se invece usassimo ancora le carrozze trainate da cavalli, non sarebbe tutto meno inquinante? Oltretutto senza emissioni tali da peggiorare il clima. Ci muoveremmo più lentamente, voleremmo di meno tra i continenti, o anche solo tra le città. È incredibile che un elicottero, in una sola ora di volo, possa consumare anche qualche tonnellata di carburante. Ridatemi le mie foto stampate su carta, poche e costose, ricavate da pellicole. E assieme alle foto le case fredde, senza bagno all’interno, o gli amici delle elementari, che mi prendevano in giro in modo feroce, o le vacanze esclusive degli altri, e prima ancora la fame difficile da vincere che hanno affrontato i miei, e il lavoro massacrante col rischio di morire molto più di quanto avviene oggi. Trovo irritante, fastidioso, indisponente, sostanzialmente inutile e controproducente ogni mutamento ma, lo ammetto, non mi piaceva neppure la situazione precedente. Questa è la sintesi, che altro aggiungere?

Forse non è tutto nero, neppure tutto luminoso. Non lo è mai stato né lo sarà mai.  E intanto, se ho un vero motivo per essere arrabbiato, è che tu sei andata via, Viz, e non ne avevi intenzione.

                                                                          Silvano C.©   


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mercoledì 30 dicembre 2020

La soluzione

Per molti anni mi sono posto il problema di come trascorrere le ultime ore dell’anno. Ho sempre attribuito un grande significato a quel momento, l’ho inteso come lo specchio della mia situazione sentimentale, emotiva, sociale. Qualche volta ho volutamente rifiutato soluzioni che per me erano di ripiego, in altre occasioni ho avuto opportunità che mi hanno salvato dalla necessità di una scelta. Ho spesso sovrastimato quel momento ma ho anche avuto, in compenso, molte di queste notti di capodanno come le avevo desiderate. Non si può aver sempre tutto ma è possibile avere qualche cosa in alcuni momenti.

Non so come sia nata questa mia ansia da capodanno. Io l’associo ad una fase infantile e di passaggio alla pubertà mai superata pienamente. Magari è un’idiozia, ma da bambino non mi pare di aver mai avuto tali idee e non ho ricordi di emozioni di questo genere. In ogni modo intanto la soluzione l’ho trovata, mio malgrado, e quest’anno è giustificata anche dalle restrizioni imposte a tutti. In passato sono stato invitato ed ho invitato. Quest’anno niente. In passato sapevamo cosa avremmo fatto una certa notte, anche l’ultimo capodanno assieme. Se ci penso si aprono voragini e crepacci, e rischio slavine, quindi è meglio che stia in silenzio. Quest’anno ho la soluzione. 

Da alcuni anni ho la soluzione, più facile di prima, e tu sai benissimo qual è, giusto Viz?

                                                                          Silvano C.©   


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martedì 29 dicembre 2020

Matisse è un cane

Troppo lungo spiegare, mi basta associare, e ciò sia sufficiente.

Perché succeda qualcosa, domani, e certezze. Sull’isola stanno i pinguini, e intanto la perfezione si raggiunge aumentando i lati dei poligoni, in un mondo a due sole dimensioni. La tessera del puzzle fa cick quando trova il suo posto tra le altre, mentre un sorriso felice al risveglio basta per una vita intera. Niente ha un senso nelle sequenze, e trovarlo è illusorio, fa sembrare di poter mettere ordine dove non potrà mai esserci.

Alla fine credo che ogni cosa troverà un senso, e anche le più difficili da accettare avranno una spiegazione. L’assassino era stato assassinato, prima. E la bellezza arriva ovunque, anche dove si nasconde sino all’ultimo.

Cercare la morte non so a cosa porti, e la si cerca forse per stanchezza, perché la vita è diventata impossibile. Si pensa che poi non potrà che peggiorare, oppure che sia la soluzione.

Mettere in fila, allineate, le tessere del domino, e continuare a cercare. E dopo? Cosa avverrà dopo? Dove saremo, dove sarai? Saremo?

Il cane Matisse ha trovato casa, intanto.

Un altro giorno nella vita, mentre attorno sembra un presepe e la terra trema. Ciao, Viz.

                                                                          Silvano C.©   


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lunedì 28 dicembre 2020

Un culo di neve

 Era attesa ed è arrivata. Ha iniziato a nevicare durante la notte ed ha proseguito sino al primo pomeriggio. È sceso un culo di neve. Era da alcuni anni che non ne vedevo tanta nel fondovalle, e molte auto erano in difficoltà persino in piano, senza salite o discese. Non so se durerà molto sulle strade, resteranno i cumuli, come al solito.  Abbiamo anche spalato un po' e qualcuno che conosci molto bene si è divertito. Ti saresti divertita pure tu, confessa. Un micro omino di neve però te l’ho fatto… ciao, Viz.

                                                                          Silvano C.©   


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Per sempre

Nacque per durare per sempre, quella fu l’intenzione del suo scultore.

L’artista scelse con cura la materia, la volle pura, trasparente, perfetta, cristallina, e dopo averla scelta, prima di iniziare l’opera, si ritirò in meditazione. Non volle lasciarsi influenzare da niente che potesse essere ricondotto a fatti recenti, a piccole cose senza importanza, a suoi interessi, amori, persone che conosceva o che avrebbero meritata la sua attenzione. Un’opera che sfida i tempi e le mode non si lega ad un tempo particolare.

La scultura perfetta in sé, giustificata semplicemente nel suo essere.

Rimase a lungo in meditazione, digiunando, sordo ad ogni stimolo esterno, concentrato su un unico punto della mente, quello dove stava poco a poco formandosi l’idea perfetta.

Si sentì simile al demiurgo, senza modestia e parzialmente senza consapevolezza. Solo i grandi sanno di esserlo e ne accettano le immense responsabilità. Lui non ci pensava, perché la materia grezza, pura, trasparente, lo aspettava.

Quando l’artista, che pensava di avere l’urgenza di un creatore, si trovò finalmente pronto davanti a quella materia capì come realizzare l’idea.

Iniziò a scolpirla con gesti misurati, forti dove occorreva, scegliendo sempre lo strumento adatto, senza incertezze. Lavorò una notte intera, ma la sua statua, a lungo ammirata già nella sua mente, finalmente vide la luce, nelle prime luci del giorno.

Sarebbe durata per sempre, a ricordare la grandezza e la bellezza, lui sarebbe sparito, come è destino, ma la sua opera avrebbe sfidato secoli e millenni.

Il giorno luminoso intanto prendeva il sopravvento sulla notte da poco finita, e poco a poco il gelo cominciò a cedere. Arrivò il Föhn, come a volte avviene, e la bellissima scultura di ghiaccio lentamente si sciolse in purissima acqua, senza che nessuno, a parte il suo creatore, l’avesse potuta ammirare.

Ciao, Viz. Se ti penso non è merito o colpa, è il mio destino.

                                                                          Silvano C.©   


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