mercoledì 30 settembre 2020

Devo ammettere che il tempo passa. La cosa tuttavia strana è che per certi versi sembra immutabile, ed io sempre lo stesso

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Poco da aggiungere, quasi nulla.

A volte Viz non ti penso. Altre mi chiedo per quale razza di motivo non ti possa telefonare, quando sono lontano. La vita è strana. Anche la morte credo sia strana.

                                                                          Silvano C.©   


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martedì 29 settembre 2020

il ciclo del giorno e delle stagioni

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Non è solo una mera questione astronomica e neppure di orologio biologico, che se è personale si deve adeguare all’esterno.

Basta una piccola modifica alle abitudini ed alla loro successione perché la questione ritorni all’attenzione, mentre possono trascorrere periodi molto lunghi senza che non si avverta questo metodico avvicendarsi di tempi, ognuno incastrato tra quelli precedenti e quelli posteriori.

Alzarsi un’ora prima o un’ora dopo, ad esempio, fa percepire un inizio di giornata diverso, più luminoso o più oscuro, con le luci attorno certamente diverse. I mutamenti destabilizzano, ma sono naturali e necessari. Probabilmente è utile inserire almeno una nuova diversità in ogni giorno, oltre a ciò che arriva dai nostri rapporti, quindi uscire volutamente da uno schema abitudinario che in realtà non ne avrebbe urgenza. Un po' come se dovessimo depistare chi pensa di aggredirci lungo il nostro percorso sempre lo stesso, e non solo per uno scopo preciso e limitato, ma più generale, quasi filosofico.

Forse la morte non si farà trarre in inganno dalle nostre alzate d’ingegno per disorientarla, esattamente come in Samarcanda di Vecchioni, brano che si ispira a tradizioni antiche. Forse ugualmente servirà a disorientare noi stessi dalla ripetitività e della noia, facendoci vedere ogni giorno, ed ogni stagione, qualche cosa di diverso e mai osservato prima con quegli occhi.

Chissà se è questo che un po' mi dici, Viz.

                                                                          Silvano C.©   


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lunedì 28 settembre 2020

Una conferma

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Se sei entrato solo per questo, la risposta è sì.

Come scusi?

Cosa stai cercando?

Io ho visto in vetrina una matassina di filo elettrico verde, quello usato nelle catenelle di lucette natalizie…

Sì, in vetrina abbiamo un po' di assortimento di materiale elettrico, è vero, ma non sei entrato solo per le lucette di Natale, vero?

Forse non sono neppure entrato, ora che mi ci fa pensare. O almeno non sono entrato adesso. Entrai in questo negozio tanti anni fa, quando ancora era aperto. Entrai molte volte.

Esatto. E ti confermo che la mia risposta è sì.

Ma sì a cosa? Cosa avrei chiesto scusi?

Hai fatto tante domande, lo sai benissimo, e una sola è quella importante alla quale rispondo sì.

Ammetto di non capire nulla…

Eppure ti rendi conto che qui sei entrato, ma non adesso. Io ormai sono partita da tanto tempo. Per un po' il negozio è stato solo chiuso con la serranda abbassata, poi è stata coperta l’insegna, infine, e la cosa ti ha fatto dispiacere lo so, è stato completamente svuotato e ormai non esiste più. Tu cercavi il tempo passato, che non posso restituirti. E volevi spostarti nello spazio per tornare indietro, a quei momenti. Quando tutto era diverso solo perché era prima.

Forse è così, so che il negozio non c’è più.

Ed io ti ripeto sì. Tu vuoi sapere che senso ha tutto questo, se devi ricordare alcuni momenti. Ma la cosa più importante che ti interessa capire è se tu hai avuto un senso, ma la devo esprimere io al tuo posto, sembri non volerci arrivare. Se sei stato felice almeno qualche momento tutto ha avuto senso, questo è il sì che volevi sentire.

Ciao Viz, spero che pure tu mi possa dare questa conferma, dopo di lei.

                                                                          Silvano C.©   


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il paese delle primavere

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Quando arrivi senti il cuore che si apre a nuove emozioni, la mente è libera di curiosare ovunque senza paura di incontri spiacevoli, i piedi si divertono a calpestare il porfido o il calcare delle strade lastricate nella città mai vista ma sempre conosciuta, e gli occhi… gli occhi non possono smettere di guardare ogni cosa.

Ma perché deve essere tanto difficile ritrovare quella via per tornare a quel paese?

Impossibile rispondere in modo semplice, ovviamente, oppure facilissimo se si applica la logica e si pretende la sintesi più oggettiva. Dipende solo da ciò che si vuole sentir raccontare, e non esistono solo due possibilità ma tante quanti sono i minuti che mi portano a riflettere sui luoghi reali e, ormai, immaginari.

Quel bar negli ultimi anni è stato chiuso. Quel campeggio è talmente cambiato che è diventato irriconoscibile, e la spiaggia se l’è portata via il mare, che rivuole indietro il suo. Quelle persone che stavano allegre attorno ad un tavolo, o che almeno tali sembravano, si sono nascoste. L’auto bianca credo sia stata almeno in parte fusa e riciclata in altre lamiere, plastiche, cristalli e materiali a base di gomma. Quella farmacia non saprei più ritrovarla, mentre ho smarrito quegli occhiali da sole che avevo raccolto perduti da qualcuno.

Il tempo per ogni cosa richiede il rispetto delle sue regole, e non ammette eccezioni. Le eccezioni sono semplici illusioni. Ed io che resto qui seduto, non in un caffè però, e pensando a te, aspetto la giornata di domani, il 29 settembre. Se potrò ti comprerò qualche cosa. Vedremo, nel paese delle primavere. Ciao Viz.

                                                                          Silvano C.©   


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domenica 27 settembre 2020

sorridi

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Sorridi…

Di tante cose che ho tentato di farti capire questa è, forse, la più importante.

Inutile lasciarsi prendere dalla nostalgia o dalla tristezza.

Come diceva tua madre: “ lascia accesa la luce, starò al buio anche troppo quando sarò morta”.

Io non ti dico nulla sul dopo, non mi è concesso, ma sull’oggi che vivi, perché tu vivi, sì.

Smetti di pensare solo in nero. Il nero arriva e poi se ne va. Arriva anche il sereno, e se non è per sempre è almeno finchè dura.

Vedi il cielo sereno dopo la pioggia e dopo il vento, e fattelo bastare. Fatti bastare le persone che hai. Non hai altre ricchezze. Apprezzale…

                                                                          Silvano C.©   


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clausura

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La clausura, secondo una definizione autorevole e slegata dai significati religiosi se non addirittura sepolcrali, si riferisce ad una vita molto ritirata ed appartata oppure ad un luogo isolato e poco frequentato.

Posso dire di vivere, da vari mesi a questa parte, esattamente dalla fine di febbraio di questo 2020, una situazione di questo genere. Poiché la mia natura talvolta mi porta poi ad esagerare in alcune mie scelte ho esteso questo atteggiamento anche ai social, e la cosa non credo sia corretta, perché le persone meritano la nostra attenzione, sempre. Ed in questo non ritengo di aver scuse valide. Eppure non so, per adesso, uscire da questo vicolo cieco nel quale mi sono infilato.

Anche al telefono poi mi avverto ripetitivo e finisco per parlare delle solite cose. A volte percepisco quasi il fastidio di dovermi limitare a temi di attualita e poco piacevoli che tutti vorremmo rimuovere. Impossibile evitare di chiedere come va, e solitamente non va bene. Evocare la situazione che si vive male non funziona quando la volontà sarebbe di rimuoverla per pensare ad altro, e riuscire a citare solo aspetti e momenti positivi oppure ottimisti è un compito immane, prematuro, lasciato a sviluppi futuri ancora incerti. O legato a momenti magici e non duraturi.

Deve passare la lunga nottata, per dirla con le parole di Eduardo, ma ancora niente alba.

Quindi mi resta la clausura, la lontananza da musei e biblioteche, dai luoghi troppo frequentati, dalle case di persone amiche, dai cinema, persino dai centri storici vicini. Probabilmente sbaglio tutto, come mi dicono alcuni che si sono pure stancati di ripetermelo.

Posso però contare tre aspetti positivi tra i tanti che sicuramente esistono malgrado tutto, questo posso farlo. Vicino ho una persona importante, senza sarei perduto veramente. Riesco a curare alcuni miei interessi e ricerche. Continuo a stare con te, e tornare a trovarti. Altro non potrei volere, vero Viz?

                                                                          Silvano C.©   


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sabato 26 settembre 2020

l’ultima neve

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Stamattina ho visto la prima neve della stagione. Un’immagine che mi è stata regalata e che non mostro a nessuno. Perché dovrei? La neve da sempre un po' mi preoccupa, se devo viaggiare, ma mi mette anche allegria. Posso giorne o preoccuparmi ma non cambia nulla, non arriva prima o dopo, non dipende da me.

Le sbandate in auto per gioco forse non mi mancheranno neppure quest’anno ma intanto posso dire di aver avuto la mia parte pure in questo. E poi l’allegria del tuo sorriso la conservo, come mantengo nella memoria quei viaggi ormai mitici durante gli inverni più freddi del penultimo decennio del secolo scorso, con la neve che in città creò barriere superabili solo con incredibili gallerie. Eravamo diversi. Tu eri viva. Io più giovane. A volte penso che sia troppo quello che abbiamo vissuto perché volendo riscriverlo mi rendo conto che alcuni pezzi li ho perduti e altri li devo lasciare da parte. Non mi riferisco alle cose solo nostre, ma a ciò che in ogni modo non posso approfondire, non ne ho il tempo né le conoscenze necessarie. Pur essendo stato attore non ricordo tutti i fatti e non so chiarirmi neppure le mie azioni, figurarsi le tue, o quelle di altri.

Ma la neve verrà anche qui, la prima, e poi verrà anche l’ultima. Ma non sarà mai l’ultima, vero Viz?

                                                                          Silvano C.©   


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venerdì 25 settembre 2020

deve finire

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Questo tempo infame deve finire. Nessuno ha diritti su nulla, nascendo si accettano implicitamente e senza atti volontari le regole del caso o del destino, o di non so cosa. E la morte che ci aspetta tutti arriva come più le fa piacere, o dovere, neppure questo so. La sola cosa che so è che quando venivo a trovarti in ospedale per me era un momento di condivisione, e se ti accompagnavo alle visite mediche o ti seguivo in situazioni analoghe era solo nostra libera scelta il farlo o il non farlo.

Da troppi mesi questo non avviene più, per nessuno.

Si entra in ospedale e si sparisce dalla vita precedente. Non basta la paura di quello che ci potrebbe aspettare, o la semplice ansia per le risposte positive o negative che riceveremo, ora si aggiunge il legame spezzato con gli altri, con tutti gli altri, che solo in alcuni casi si mantiene con telefoni cellulari, ma non sempre. E non è mai la stessa cosa.

Siamo stati fortunati allora, perché non abbiamo dovuto passare anche attraverso questa situazione? Non lo so, questo sinceramente non lo so, ma sospetto un po' di sì. La nostra libertà è stata vincolata dalla malattia, dagli orari delle visite e degli appuntamenti, dal procedere dei fatti, anche da altre persone, come è giusto che sia, ma non da questo.

Io Viz rivorrei indietro anche quei giorni di merda, ma non solo quelli ovviamente. Tu saresti raggiungibile in qualche modo, sino all’ultimo. Deve finire che chi entra in corsia sparisca e non possa più essere visto da figli, nipoti, genitori, compagni ed amici. Deve finire, prima o poi.

                                                                          Silvano C.©   


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