domenica 31 gennaio 2021

Vecchie abitudini

Non so cosa succederà quando questa situazione sarà almeno in parte superata. Mi riabituerò ad allontanarmi un po' di più, ne avrò ancora forze e interesse, ci saranno nuove ragioni? L’abitudine è un animale domestico che si crea i suoi spazi e poi li pretende, il suo orologio biologico funziona benissimo. Ma anche l’abitudine muta, non rimane scolpita sulla roccia, e se pure fosse, la roccia col tempo si consuma.

Sento ripetere che i mutamenti sono una nuova opportunità, ma queste affermazioni le prendo molto male. Nessuno pretende di mandare segnali di fumo invece di messaggi elettronici, ma i cambiamenti sociali ed economici in atto ben prima della pandemia non facevano che concentrare nelle mani di pochi il benessere e peggioravano le condizioni di molti.

A questo punto credo che sicuramente, quando la situazione si stabilizzerà, io avrò già rinunciato da tempo a molte cose. E alcune di queste mi mancheranno più di altre.

Ciao, Viz, molto mi manca in ogni caso, inutile spiegarlo a te.

                                                                          Silvano C.©  

    (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

 

sabato 30 gennaio 2021

Verità parziale

Dire la verità, o scriverla, mi è impossibile. Per forza di cose sono quantomeno incompleto. Ricordando compio un’operazione di rimozione sia volontaria sia involontaria, una sorta di autocensura. Per allargare il discorso credo che nessuna autobiografia sia oggettiva, e probabilmente nessuna biografia. L’interpretazione, l’essere più o meno partigiani e non indifferenti, il non poter dire perché non è giusto anche per rispetto e perché non è nella nostra libertà, il nascondere egoisticamente momenti ingombranti o poco edificanti, tutto questo rende il percorso difficile. Scavare è possibile, ma non so sino a quando e sin dove. Forse è più facile costruire, o ricostruire. Ieri ho visto due stalattiti di ghiaccio, belle, lunghe, che scendevano come addobbi natalizi dal ramo di un albero. Credo che le nostre costruzioni possibili siano esattamente come quelle. Destinate a durare per un tempo limitato. Bellissime però, anche se destinate a sciogliersi col primo caldo o a infrangersi come i preziosi uccellini piumati di vetro fragilissimo e colorato dei miei primi alberi di Natale.

Ciao, Viz, malgrado questo io ricordo, le cose le ricordo, credo tutte, anche quelle che vorrei scordare…

                                                                          Silvano C.©  

    (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

venerdì 29 gennaio 2021

Partenze

Odio le partenze, e anche alcuni viaggi, ma prima di tutto le partenze. Mi è venuto questo pensiero esattamente mentre stavo passando a piedi sul cavalcavia della linea ferroviaria del Brennero. Sono rimasto per quasi un minuto a fissare i binari in direzione sud, verso Verona, verso Modena e Bologna, o verso Ferrara.

Ricordo quando guardavo ed aspettavo un treno con qualcuno che arrivava, che tornava. Se era tardi, dalla stazione riconoscevo le luci del locomotore che prima apparivano in modo indeciso e poi diventavano più grandi, e capivo che ormai mancava poco all’ingresso in stazione e alla fermata del convoglio. Era un momento di attesa piacevole. Se era il caso potevo poi aiutare portando una borsa, e poi si tornava a casa.

La partenza invece era molto diversa. La dovevo vivere, ma non mi piaceva, come non mi piaceva salutare chi stava partendo e poi uscire da solo dalla stazione.

Non capisco perché non sia possibile mettere radici e non spostarsi più, ci sarebbero meno problemi di questo tipo. Magari ce ne sarebbero altri, ma non questi.

Neppure a me poi piace partire, anche se so che si tratta di un viaggio di piacere. Non sempre, ma associo la partenza a distacchi che vorrei evitare. E in molti casi ho accelerato, in passato, questi momenti, al limite dello scorbutico e dell’apparente disinteresse per gli altri, quasi come se fuggissi. In realtà non fuggivo dalle persone, ma dalla situazione. Non amo gli addii.

E in tutto questo l’aggravante è l’atmosfera delle stazioni, che avverto come impersonale, distante, e sempre meno umana. In poco più di dieci anni le stazioni sono diventate completamente diverse, hanno subito una mutazione legata al mercato, alle nuove tipologie di treni, ai servizi sempre meno accessibili ed automatizzati. Non mi piace partire dalle stazioni, o vedere chi parte col treno. Troppi ricordi spiacevoli mai compensati da quelli più belli.

Ciao, Viz, vorrei vederti tornare…

                                                                          Silvano C.©  

    (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

 

giovedì 28 gennaio 2021

Fare ordine

 Ho letto che prima di riordinare qualsiasi genere di oggetti, reali o virtuali che siano, occorre prima che l’ordine sia parte di noi stessi, cioè dovrebbe essere possibile ordinare fuori solo se prima si è messo ordine dentro. In altre parole devo condividere e sentire mia ogni genere di azione, esserne convinto.

A questo punto ammetto che non potrò mai fare ordine né illudermi di trasformare l’apparenza in verità profonda.

Essendo legato a chi mi ha lasciato, e volendo rispettare questa sorta di eredità che vale solo per me e pochissimi altri, non mi va di applicare tassonomie logiche o consigli da giornale o indicazioni di guide alla moda e minimaliste. So che nulla resterà, alla fine, ma intanto che resti il disordine. Tutto ciò che non trovo ma che non ricordo di aver mai gettato so che potrei ancora ritrovare, magari per caso, e recuperare così parte di qualcuno. Confesso che mi mancano parti della mia vita da alunno o da studente perché quasi tutti i quaderni e i libri di allora sono stati gettati, o perduti nei vari traslochi. Ma quelle sono state cose mie, la loro perdita può colpire solo me, e la cosa non mi turba più di tanto. Non sopporto invece l’aver perduto, per un incidente non causato da me, un piccolo tappeto sardo che ricevemmo in regalo o forse comprammo in uno degli unici due viaggi che facemmo in Sardegna. Quello non era solo cosa mia, ma nostra, e mi arrabbio ancora.

Ben venga il disordine, che sulle cose si stenda la polvere del tempo, che libri, soprammobili o piccoli oggetti restino nascosti in qualche scatola o in qualche scaffale. Il loro posto è quello, sino a quando verrà il momento di una scelta, non urgente e non necessariamente mia.

Non intendo fare ordine, mi sarebbe sufficiente capire.

Ciao, Viz, come dicevo ieri, continuo a non capire…

                                                                          Silvano C.©  

    (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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