venerdì 31 luglio 2020

al leander

Oggi, senza farci vedere da nessuno, mi devi portare a quando tua nonna diceva a tuo nonno, alla sera, di annaffiare l’oleandro.  

Spesso, sempre più spesso, mi manca la tua voce, quindi oggi mi fai fare quel viaggio, me lo devi.

Sono curioso, perché le curiosità vengono e vanno a volte fuori tempo, di quelle scene di vita in famiglia e di tanto altro, di tutto il resto.

Con mio padre ho fatto troppi errori, il peggiore è di non averlo ascoltato a sufficienza. Con te ne ho fatto altri, e certamente anche questo, ma un po' meno. Il fatto è che ora mi mancano i particolari delle storie, e malgrado io tenti ogni tanto di recuperare piccoli tasselli, mi manca il quadro completo, quello non potrò mai averlo perché lo hanno solo chi visse quei momenti.

Una vita però non può comprendere anche il racconto della stessa vita e la sua archiviazione esatta in modo da poterla riavere indietro al bisogno, a comando, o anche solo per curiosità

La vita si vive, la vita è. Punto. Il resto è ricostruzione storica affidata all’onestà della memoria, che però è selettiva.

Quindi adesso adiamo a trovare tua nonna e tuo nonno, e ci mettiamo nascosti a spiarli, ed io intanto spio anche te.

Come al solito non ci vedrà nessuno, e a nessuno verrà in mente di ricordare quei due che stavano ad osservare pensando di non essere visti. Qualcuno in effetti non ci vede, ma quelli, allora, ci vedevano eccome. Loro sì.

                                                                                      Ciao,Viz.

                                                                                                            Silvano C.©   


        (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)


giovedì 30 luglio 2020

retroguardia

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Uso in modo improprio un termine, e lo so. La retroguardia ha un significato prevalente in campo militare, ma può indicare anche scelte di estrema cautela, e riguarda magari chi intende non prendere una posizione netta.

Io non so combattere come soldato, e pur avendo maneggiato armi durante il servizio di leva non ho mai sparato un vero colpo. Arrivai primo, e mi fa sorridere quell’episodio, nell’abilità di smontare e rimontare pistole, fucili e mitragliatrici, e questo solo perché sfruttavo la mia inclinazione infantile di vedere come sono fatte e funzionano le cose. Venivo da una gavetta di vecchie sveglie smontate e poi rimontate con meno pezzi e ugualmente (o quasi) funzionanti.  

Quindi ora non so dire se sono in retroguardia a difendere temporaneamente posizioni alla lunga indifendibili. Qualcuno minacciò: “prima passerete sul mio cadavere”. E gli altri lo fecero.

Anche senza dirlo esplicitamente però tutti dovranno lasciare il testimone e liberare il campo per chi verrà dopo. Per un po' anche questi vincitori si sentiranno di dover mantenere le loro inviolabili posizioni, ma non durerà neppure per loro.

Venendo a trovarti vedo che neppure i morti vengono lasciati in pace dopo che ci hanno lasciato. Tradiamo ogni giorno quel “Riposa In Pace” pronunciato durante le cerimonie o scritto dove ci sembra opportuno.

Spostiamo, modifichiamo, alteriamo, e, cosa imperdonabile, tradiamo il ricordo stesso. Più in pace di così si muore. Talmente in pace che dopo alcuni anni sparisce ogni traccia del nostro passaggio. E a nessuno verrà in mente di disturbarci, neppure pronunciando il nostro nome, anche se noi saremo stati importanti, potenti, ricchi e influenti. Chi ricorda il nome di quell’assiro-babilonese che possedette donne, uomini, capre, edifici, terreni coltivati ed incolti etc.? Tu lo ricordi Viz? Io no. Io parlo con te, per ora, e domani scoprirò il nome di chi veniva invitato ogni sera ad innaffiare l’oleandro, perché quel nome, per un po', è ancora nella memoria di chi vive.

                                                         Ciao,Viz.

                                                                                                  Silvano C.©   


        (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)


mercoledì 29 luglio 2020

Χαλκιδική, ovvero, via dalla pazza folla

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Il luogo citato non corrisponde alla solitudine discreta e non misantropa evocata subito dopo, ma contraddirmi non è problematico, almeno per me e sicuramente non su scelte di vita che, oggettivamente, sarebbe il caso di non radicalizzare in modo assoluto.

Anche chi odia gli indifferenti non è necessario che prenda sempre posizione e si armi a favore di qualcuno e a danno di qualcun altro. Un viaggio può andare bene se piace e se non crea danni, e stavolta torniamo in una penisola tra ulivi e monti sacri, sperando che ci siano altri, non troppo lontani da noi ma neppure appiccicati o troppo numerosi o rumorosi.

Sarà come tornare alle nostre origini, tra chi talvolta diceva: “μια φάτσα μια ράτσα”, malgrado noi, come italiani, non siamo mai stati molto teneri con loro, e non so se lo dicono ancora. Così vedremo se è ancora vero.

Chissà se ci offriranno ancora i confetti quando capiteremo ad una nuova cerimonia di matrimonio. Chissà se in quello stadio le antiche pietre sono rimaste dove stavano, perché certamente io non salirò più su un tronco di colonna per farmi sgridare da un custode. Chissà cosa succederebbe se tu fossi qui ora…

Andremo però di nascosto sulla spiaggia che non vediamo da più di trent’anni sperando di non trovarla troppo cambiata. Staremo lontani dai gruppi troppo esuberanti, troveremo il nostro posto, sicuramente. E stasera in taverna. Sicuramente stasera in taverna.
                                                         Ciao,Viz.

                                                                                                            Silvano C.©   

        (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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