domenica 31 marzo 2024

solo per amore

C’è qualcosa che cambia il mondo irreparabilmente. A dire il vero sono tante, non una sola, la nascita ad esempio è solo la prima di una serie, ma quel momento poi viene rimosso, rimane bloccato in qualche punto non più raggiungibile della memoria, e in effetti iniziamo a ricordare da un certo momento in poi, prima non arriviamo. Io però penso all’amore, non quello assoluto ma quello particolare, che colpisce la persona e la lega ad un’altra. Mi spiace per chi non lo ha provato, per destino sfavorevole, casualità non a favore o per altri motivi. Non mi dispiace invece per chi lo ha perduto, o crede di averlo perso. Sarebbe stato meglio non vivere mai quei momenti, forse per evitare poi il dolore per la perdita? Tutto il resto, e non solo questo, è opinabile, discutibile, e non pretendo di non essere contraddittorio. Gli errori e le cadute sono stati tanti, li conosci meglio di me. In certo momenti mi hai pensato migliore e lo sono stato. Hai demolito parzialmente alcune persone che ritenevo importanti, e in effetti restano importanti ma diversamente, appartengono al passato. A volte non mi spiacerebbe avere la spada di Gabriele arcangelo, è una fantasia ricorrente, e poi se la potessi impugnare non so cosa ne farei. Cosa c’entri con l’amore non lo so, eppure Gabriele rappresenta la potenza dell’amore e della giustizia, un mito illusorio al quale in fondo neppure credo. Di questo ed altro continuo e continuerò a parlarti, Viz. Quando smetterò non lo so. Sorridimi Viz, è festa. 

                                                                                                            Silvano C.©

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sabato 30 marzo 2024

L’albero di Pasqua

C’è un luogo, esattamente dove non sei, dove ho visto un piccolo alberello di Natale addobbato e lasciato in un angolo, forse in attesa che arrivi nuovamente il suo momento. In fondo non ci sta male perché è fuori dal tempo come molto di quello che ci vedo attorno. Il vero albero pasquale però credo che potrebbe trovarsi nelle stazioni sciistiche non lontane dove la neve scesa abbondante di recente, quando cala la sera, confonde chi alloggia negli alberghi e nelle pensioni e non capisce se sia Natale o Pasqua. Già anni fa rimasi stupito nel vedere in Trentino le luminarie natalizie lasciate ad addobbare gli edifici anche nei mesi estivi, ed ora, con la neve e le vacanze pasquali, immagino che qualcuno accenda queste luminarie, pur se fuori stagione. Ecco, credo in aggiunta che qualche albergatore possa esporre anche un albero addobbato e con le luci. Confusione perfetta per tempi confusi ed assurdi, con desideri e paure, speranze e triste realtà che non accetta di essere dimenticata. Però la Pasqua si avvicina sul serio, e dovrebbe essere tempo di pace. Ciao Viz, sorridimi, è festa. 

                                                                                                            Silvano C.©

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venerdì 29 marzo 2024

A forza di ripeterlo ci si crede

Non mi riferisco al persuadere gli altri, quelli magari non ci pensano neppure a cambiare opinione, no, parlo di me. Se continuo a dirmi alcune cose, se me ne convinco senza contraddittorio, se le fonti di informazioni mi confermano nella mia idea mentre se dicono altro non le ascolto, non le leggo o non le guardo il gioco è fatto. La mia verità diventa solida, pesante, e gli altri sono tutti cretini o in malafede, hanno il braccino corto o vivono nel mondo dei sogni. La mia verità diventa una solida gabbia che non fa altro che imprigionarmi per quanto la pensi grande e, tanto per esagerare, universale.

Se poi trovo altri illuminati come me, che hanno capito come stanno le cose, come gira il mondo e chi lo controlla, allora so di avere certamente ragione, e il resto è spazzatura. Non posso sbagliare, è così, e nessuno è in grado di convincermi del contrario.

Nessuno, certo, a parte qualcuno di imprevisto e inatteso, fuori dagli schemi precisi e inattaccabili, arrivato da dove non mi aspettavo, forse per una mia distrazione o curiosità o strana coincidenza o successione di eventi casuali. E quella persona con tale potere magari è pure debole, piccola, fragile e piena di insicurezze, ma arriva con la forza dell’amore. Sorridi, Viz. A me piacciono le storie e invidio chi sa raccontarle, chi le recita da affabulatore capace di catalizzare chi lo ascolta. E tu continua a sorridere delle mie stupidaggini.

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giovedì 28 marzo 2024

Il pranzo di Pasqua

Succede che in alcuni giorni si decida di pranzare fuori, giorni particolari nei quali, se si è in pochi, fa piacere uscire e vedere altre persone e mangiare cose diverse potendo rilassarsi, parlare un po' e non aver nulla da preparare o da sistemare dopo. E ovviamente la cosa migliore è quella di poter assaggiare piatti graditi. Ma questa è solo la premessa. L’antefatto è la visita al locale e l’incontro col cuoco che mi spiega la sua filosofia per il menù pasquale. Il concetto base che mi espone è logico e condivisibile: ognuno può scegliere di ordinare l’antipasto oppure no, e così per il primo, il secondo e il dolce, in tal modo se qualcosa non piace si passa oltre. Quindi perfetto. Si prenota per tempo anche se ancora il menù non è stato deciso, per quello ci vorrà qualche giorno. Il fatto avviene pochi giorni fa. Sulla bacheca esterna del ristorante viene esposto il Menù di Pasqua, così composto:

Antipasti – Insalata primavera con asparagi, speck cotto dell’Alto Adige con uova cremose in salsa bolzanina.

Primi – Risotto Carnaroli con asparagi e zenzero.

            Mezzelune ripiene di branzino e mazzancolle e lime.

Secondi – Capretto al forno con rotolini di asparagi verdi e patate al forno.

Dolci – Colomba pasquale con salsa alla vaniglia e gelato con limone e salvia.

Commenti sintetici. Ma perché parlare di antipasti se è un solo antipasto, e lo stesso per i secondi e i dolci? Ma perché su cinque piatti in tre di questi ci sono asparagi? Se a me personalmente non piacciono gli asparagi cosa mangio, visto che la scelta che rimane non è particolarmente ampia?

Sorridi, Viz. A te gli asparagi sono sempre piaciuti, ma sai che non a tutti sono graditi. In ogni caso, se ti liberi, ci andiamo assieme.

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mercoledì 27 marzo 2024

Come un romanzo

Sento al telefono persone che non stanno bene, le vedo o ne ho notizie in altri modi, compreso dai social. C’è una stagione per ogni cosa, e gli anni che mi aspettano, non so quanti, saranno sempre più segnati dal dolore di chi conosco, di chi alla fine se ne andrà prima di me, sino a quando sarò io ad andarmene prima di qualcun altro. Vivi come se la vita fosse per sempre. Morire giovani capita, ma è più raro rispetto ad un tempo, quando i neonati se ne andavano prestissimo, ma anche diventare anziani era più difficile di oggi. Ma che razza di discorsi. Lo so, non ha senso riflettere troppo su queste cose, meglio impegnarsi in attività piacevoli, tenere la mente occupata in altro, darsi compiti da eseguire, essere utili almeno un po' a chi ne ha bisogno, fosse anche una sola persona. Così è già meglio. È fortunato chi ha la possibilità di curare qualcuno, quella è la motivazione più importante, il maggior legame alla vita possibile. E allora scandire la giornata con una scaletta da rispettare è una soluzione. Un’altra è quella di alzarsi, prendere l’auto, il treno, la bicicletta o le scarpe ed andare, andare sempre e comunque, anche se è tornata la pioggia col vento e la temperatura è calata. Continuo a scrivere, come vedi, esattamente come quando tu, da sotto, mi chiedevi se stavo componendo un romanzo. Ecco, nessun romanzo, ma le parole vengono una dopo l’altra, e non so chi me le fa arrivare. Ciao, Viz.

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martedì 26 marzo 2024

Il giorno della Veronica

Nel periodo di Pasqua può piovere, e piovere pure molto. E quando andammo alcuni giorni in Umbria durante le vacanze pasquali in effetti non passò un solo giorno senza poca o tanta pioggia. Di quella vacanza conservo poche foto, qualche ciotola di ceramica, e molti ricordi. Ora accavallo i luoghi, non ricordo cosa vedemmo esattamente, mi torna alla mente un film che non finiva mai e che, stanchissimi, abbandonammo prima della fine perché non ce la facevamo più. Ho completamente rimosso l’albergo o gli alberghi, i posti dove ci fermammo a pranzo o a cena, e se esiste un po' di giustizia, visto che mi ricordo poco o nulla, dovrei riavere indietro quei giorni con te e ritornare in Umbria. Che poi siano giorni con la pioggia o col sereno non m’interessa, come non m’interessa ripercorrere esattamente e nello stesso ordine quelle strade. Sicuramente non comprerei più quel bellissimo dolce che, all’assaggio, si rivelò salato. Era una specialità locale, e nessuno dei due lo sapeva. Se potesse ricapitare in alcuni casi avremmo l’esperienza per scelte migliori, come sempre succede quando passano gli anni. Ciao Viz. Un piccolissimo fiore di Veronica.

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lunedì 25 marzo 2024

Sulla Luna

So dove non sei, ci vengo ad assillarti giornalmente, non so se lo hai notato, forse no, forse chissà. Se non tu però altri lo hanno fatto, con qualcuno ho iniziato a scambiare qualche parola, oppure a scambiare favori. In questo secondo caso io porto cibo e ottengo in cambio attenzione, e compagnia per te dove non sei. Ieri sera c’era una Luna bella, grande, che dominava il cielo blu notte. Sulla Luna potrei venire a trovarti, sapendo che tu sei lì. In fondo già qualcuno c’è stato a camminare su quel suolo extraterrestre, in carne ed ossa, mentre qualcun altro c’è andato con la propria fantasia letteraria, inventandosi situazioni ai limiti e mescolando realtà e irrealtà. Se fosse stagione potrei uscire la sera e stendermi su un prato a fissare il cielo, lontano da fonti di luce troppo forte, come mi è capitato di fare in alcune notti estive e provando la sensazione di caderci dentro. Questo è avvenuto, in altre stagioni. Il fatto è che mi manchi ora, Viz, e so anche che è inutile dirlo. Una piccola margherita.

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domenica 24 marzo 2024

un'altra domenica delle Palme

Il vento della sera invita la notte e libera il cielo dalle nuvole così la Luna illumina col suo chiarore i contorni delle montagne. Ma di notte chi resta tra i monti? Per me che sono nato in pianura la domanda sembrava quasi normale i primi tempi in Trentino e mio nonno, che per due sole volte mi accompagnò prima a Levico e poi a Riva del Garda, infatti mi chiese se in quelle case che vedeva arroccate sui fianchi dei monti in Valsugana ci abitasse qualcuno. Ora so che ci si può vivere tra i monti, non allo stesso modo che in pianura o in riva al mare ma ci si può restare e fare quello che serve anche molti metri sopra il livello del mare. E poi, di notte, si vedono le luci accese dei paesi, le file di lampioni, i fari delle auto che si muovono. Mi manchi, Viz, inutile dirlo ma l’ho detto. Un rametto di ulivo.

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sabato 23 marzo 2024

Forse una viola

Dire e non dire

Dare per scontati i sentimenti per gli altri e poi stupirsi di essere fraintesi, non capiti nelle reali intenzioni.

Volontà di riserbo anche quando non sarebbe necessario, anzi, col rischio di essere fraintesi.

Non riuscire mai a capire sino in fondo il significato dell’amicizia, dell’amore.

Non ci possono essere scuse da invocare a difesa perché i segnali non sono stati rari.

Le frasi esplicite sono arrivate, le parole difficili, le opinioni espresse come sentenze, dolorose e necessarie.

Se mi penso positivo lo so. Se mi penso uno stronzo lo sono. Se mi immagino diverso divento diverso, e la mia immagine nei pensieri altrui sarà sempre sfuggente, mai del tutto comprensibile. Ogni volta che si parla si aggiunge un mattone alla costruzione che si innalza, si allarga, cede in un punto, diventa più solida in un altro. 

Anni fa, a Cassana, un amico viveva nella casa che i suoi avevano costruito stanza dopo stanza, probabilmente senza un progetto iniziale, solo seguendo le disponibilità finanziarie e le esigenze che pian piano mutavano. Finì che il padre poi comprò una villa quasi in stato di abbandono con un piccolo parco, la sistemò e per un po' fu la loro casa di famiglia, anche se la famiglia era ormai divisa. Poi il tracollo, il fallimento, la rovina del padre e la villa all’asta, recuperata solo in parte e con enorme fatica dal figlio.

Non so perché ora ricordi quella villa che pure tu hai conosciuto, faceva parte del mio passato che è divenuto anche il tuo. Non so cosa intendevo farti arrivare dove non sei. Una viola. Ciao, Viz.

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venerdì 22 marzo 2024

Per fare un frutto …

Colgo il fiore e non ne vedrò il frutto

Aspetto che il frutto maturi e poi rimpiango il fiore che ormai non vedrò più. Quando era il tempo giusto ne ho solo annusato il profumo o ne ho ammirato lo splendore.

Rispetto il fiore, pur guardandolo senza fingere di non farlo, so che io non ne sono degno, sono troppo lontano dall’ideale che rappresenta, sono venale e volgare.

Non colgo il frutto, non me lo merito, mi sembrerebbe di portarlo via senza diritti, penso che non sia mio. Neppure pagandolo o chiedendo se non interessi ad altri.

Potrei, con altro atteggiamento, diversa formazione e cultura, oltre ad altre possibilità personali, raccogliere tutti i fiori, tutti quelli che posso ovunque li veda, e poi fare lo stesso con i frutti, ogni genere di frutto ritenga pieno di sapore e di gusto, e non essere mai soddisfatto pienamente della mia incetta continua, in ogni stagione dell’anno, sino all’ultima.

La vita è una successione di scelte, e a volte siamo noi ad essere scelti. Ciao, Viz.

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giovedì 21 marzo 2024

Sorrisi, gatti e bellezza

Ad ognuno il suo, senza problemi né remore. Per primo pago per le mie scelte esclusive, per la mia scarsa disponibilità, per gli errori fatti e per la sfiga mai assente. Una volta scrissi che al gioco si punta su qualcosa che si pensa possa essere vincente, e chi cade nella trappola del gioco e scommette denaro finisce quasi sempre per perdere. Per uno che vince in troppi arrivano spesso sino alla rovina. Per mantenere il mio solito pessimismo credo che anche nella vita sia difficile puntare sempre su ciò che alla fine vince, anzi, la vita ne esce puntualmente demolita dall’incontro con la Signora quando arriva, e lei non fa sconti a nessuno. Verrebbe da dire di godersela senza troppe involuzioni e scuse, di non puntare su nulla e semplicemente scegliere di non scegliere, rubare a tutti e sempre, ma sarebbe sbagliato. Le scelte servono, la dignità serve, pure la forma è utile anche se non indispensabile e le buone maniere in fondo costano poco e possono anche essere ricambiate. Certi giorni mi stordisco in attività che allontanano la riflessione sui perché, svolgo le attività dovute, di routine, chissà se è questa la via da seguire. Ma farlo sempre senza nessuna novità alla lunga porta a noia, non fa bene. Tra le cose utili certamente mi sembra di poter inserire il camminare guardando un po' fuori, distrarmi da me insomma, o lasciarmi incantare da un fiore, da un gatto, da un sorriso o da quello che mi capita. Magari la bellezza che in giro abbonda, anche se non solo quella. Ciao, Viz.

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mercoledì 20 marzo 2024

Un tagliere di affettati

Il cibo non è necessario solo a nutrire il corpo, è un mondo di relazioni, di ricordi, è una scelta di vita. È manifestazione di amicizia e amore. Io per nostalgia mi sono abbuffato ingrassando, per ritornare alle mie origini riempio ancora dispensa e frigorifero tentando di limitarmi senza riuscirvi, alcuni miei regali hanno a che fare con dolci tipici che significano ciò che vorrei condividere, anche se qualcuno esplicitamente già mi ha spiegato che non gradisce. Del resto ci sono mille motivi che spingono a fare regali e la cosa brutta è quando si fanno per dovere e con la volontà di risparmiare. Entrambe sono velenose se si percepiscono, rovinano ogni apparente intenzione e magari fanno pensare male quando non sarebbe il caso. Le persone sono oltre e altro a quanto regalano. Eppure…

Alcuni piatti che ancora di tanto in tanto cucino mi riportano mia nonna, mia madre, alcuni amici d’infanzia, le suore dell’asilo di quando ero piccolissimo, e mi ridanno alcuni momenti importanti con te. Ricordo un periodo non particolarmente felice dei miei primi mesi a Trento, quando vivevo in una camera in affitto senza possibilità di cucinare nulla. Praticamente durante la settimana uscivo al massimo un paio di volte in pizzeria o in un ristorante abbastanza economico, non potevo permettermi di più, e per il resto andavo avanti a panini con affettati e formaggi, oltre alla frutta. A volte iniziavo a uscire con nuovi conoscenti ancora non amici, persone che avrei perso di vista molto velocemente ma che in quel periodo mi aiutavano a socializzare. Una sera venni invitato ad andare a cena in un posto poco fuori città, noto per i suoi taglieri di formaggi e affettati. Non dissi nulla, ovviamente, e fu una serata piacevole per il resto, in più allietata da un vicino di tavolata, tedesco molto allegro e quasi ubriaco, che mi inondò di birra facendomi cadere addosso il suo boccale quasi pieno. Una vita fa, storie messe da parte, patrimonio immateriale di ciò che fui e sono. Se potessi, oggi o quando vuoi, ti preparerei un piatto di orzetto ma cucinato bene, e basta con i taglieri di affettati con speck, formaggi e sottaceti. Ciao, Viz.

                                                                                                            Silvano C.©

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martedì 19 marzo 2024

Pedalare in solitudine

Da solo conto come il due di Picche, che mi dicono sia una carta che vale molto poco. L’affermazione probabilmente è eccessiva, frutto di un’ora di malumore e cielo grigio, sorta di autocommiserazione che dalla faccenda vorrebbe trarne una sorta di segno distintivo. Ma se sono da solo da cosa mi distinguo? In realtà ritorno con la mente ai momenti prima d’incontrarti, quando veramente una certa solitudine mi pesava e la ritenevo un ingombro da togliermi di dosso in ogni modo possibile e pensabile. Ho fatto cose che in tanti fanno, un po' me ne vergogno anche se erano tentativi giusto per non lasciare per strada opportunità non esplorate. Dopo i risultati abbastanza deludenti questi momenti li ho rimossi e oggi non li ritengo più accettabili, se non altro per una forma di dignità o di disinteresse maturato coi tempi. Un po' come con una vecchia amicizia, importantissima ma irripetibile, ormai non più recuperabile come quando era viva, entusiasta e vergine. Una certa solitudine si raggiunge col tempo e con le scelte che escludono, non è una bella cosa neppure in questo caso, so di persone che la sanno combattere e un po' le invidio, ma non è la stessa cosa che si vive, o almeno alcuni vivono, nei momenti di formazione. Si potrebbe dire, per fare una battuta, che ho voluto la bicicletta ed ora devo pedalare. A conferma di questo stato d’animo non del tutto campato in aria o da meteoropatico ieri ho ricevuto una telefonata da una vecchia amica, che tu hai conosciuto, ed ho mentito al telefono, fingendo interesse a quanto mi diceva e stando allo scherzo su una mia immagine che lei ha di me e nella quale non mi riconosco da secoli. A volte la solitudine è anche questo tipo di rifiuto, la scelta di non accettare alcuni compromessi o immagini di me che vorrei migliore. E sono migliore anche grazie a chi mi pensa tale, non solo per merito mio. Grazie a te lo sono stato e in parte rimango. Ciao, Viz.

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lunedì 18 marzo 2024

L’affittacamere

Gentile nei modi, certo, quasi appiccicosa ed esagerata. E attenta all’incasso, ovviamente. Presenza discreta ma non troppo, giusto per far capire che gli ospiti non erano a casa loro. E le camere erano semplici camere di un appartamento, male ammobiliate, separate tra loro a volte non da pareti vere ma da mobili appoggiati a chiudere un passaggio senza la porta. Senza un bagno, senza una cucina e col divieto assoluto di cucinare nelle camere. Magari immaginava che qualcuno qualcosa si scaldasse con attrezzature da campeggio, non è chiaro, ma poi diventava comunque difficile lavare le stoviglie, senza lavello o altro. Il bagno in comune, ovviamente, con una vasca relativamente lurida e da starne alla lontana. Piccole cose possono aiutare a capire chi era la persona, o come tale io la conobbi e percepii. Ad esempio la circostanza che l’affittacamere si ruppe un braccio e chiese ai pochi ospiti di pulire il bagno perché in quel momento lei non poteva fare quello che normalmente non faceva mai. Successe anche che chiedesse a un ospite (cioè a me), visto che per tornare a casa durante il fine settimana passavo vicino ad un certo paesino, di uscire dall’autostrada per consegnare a una sua amica una cartolina e questo solo per risparmiare il francobollo. La deviazione e la ricerca dell’indirizzo mi fece perdere più di mezz’ora per il viaggio, e la cosiddetta amica neppure si ricordò poi di quella persona, facendomi capire la stupidaggine della cosa. Sono ricordi di una vita fa. L’affittacamere che ormai sarà morta e sepolta viveva in una casa dove sono stato ospite qualche mese, e quella casa, o una molto simile, l’ho rivista oggi parcheggiandoci accanto. E vicino c’è pure la scuola dove insegnasti un solo anno. L’anno di quella nevicata incredibile. Ricordi, solo ricordi, che fanno ritornare alla mente anche quella simpatica affittacamere micraniosa. Ciao, Viz.

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domenica 17 marzo 2024

Se

Se potessi viaggerei lontano da tutto quanto conosco, farei tabula rasa di ogni mia esperienza passata bella e brutta, dimenticherei ciò che sono e sono stato, tenterei di rinunciare a vizi e virtù facilitato dal fatto che non li ricorderei, andrei seguendo l’istinto primitivo dell’infanzia e affronterei successi e sconfitte come se fossero una novità. Dimenticherei quello che mi lega ai luoghi di sempre, alle case, alle persone, a ciò che amo e ho amato. Forse sarei permeabile all’influsso di cucine che non apprezzo, di persone che non stimo, di idee che mi sembrano fuori dal mondo, di esperienze di sesso mai provato e in alcuni casi discutibili, di atti di vero coraggio e di estrema generosità. Se potessi, in effetti, non mi spiacerebbe per brevi momenti essere un altro, e poi ritornare esattamente dove sono partito, per continuare ad infastidire o aiutare, stare al mio posto e rispettare gli impegni. Semel in anno. Ciao, Viz.

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sabato 16 marzo 2024

Quello che resta

Che sia un’illusione è evidente, in particolare quando sembra avvolgere i sensi ma non tutti. Durante la bufera non vengo raggiunto dagli spruzzi d’acqua portati dal vento, eppure li vedo. Al ristorante vedo piatti invitanti ma non avverto alcun odore di pizza o pesce, nulla di nulla. È il cinema bellezza, pura finzione, realistica o verosimile ma sempre finzione. Se per due ore assisto ad abbuffate continue non esco sazio, e tutti i morti caduti sotto i miei occhi sono vivi sino alla prossima morte nello spettacolo che segue. Lo stesso avviene coi libri, sempre finzione, è il racconto di quanto è avvenuto realmente ma come se avvenisse ora, e ancora adesso, sempre ogni volta che rileggo la stessa pagina. Anche con un vecchio disco dai solchi rovinati il cantante non fa in tempo a finire la frase che la re-incomincia e continua sinché non si alza la puntina del giradischi e si sposta. Ma alla fine cosa rimane che non sia finzione o realtà artificiale riutilizzabile a comando e ripetitiva sino allo sfinimento? Rimane il presente con le sue incognite e i tentativi di programmazione dei tempi futuri. Qualcuno sa raccontare molto bene e molti gli credono, ma anche il politico che vuole farsi eleggere finge, il potere che vuole conservarsi finge, quasi tutti fingiamo quando diciamo o raccontiamo, e questo per il semplice fatto che ci mettiamo la nostra interpretazione di quanto è accaduto. L’amore fisico è reale in quel momento, con quella persona, non dopo, non prima, solo in quel momento. La presenza in carne ed ossa è la sola garanzia assoluta, in assenza vanno bene anche le videochiamate o le semplici telefonate, perché in quel momento chi ci parla è reale, anche se mancano alcune cose evidenti a chiunque ci pensi appena un po'. Al cinema assieme siamo andati, anche in pizzeria e al mare. Abbiamo ascoltato musica, abbiamo fatto molte cose, anche l’amore. Abbiamo letto libri e parlato con tante persone, assieme e separatamente. Tutto questo è avvenuto ma non posso fingere che avvenga ora. Ora lo posso solo mantenere nella memoria e non farlo scappare. Ciao, Viz.

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venerdì 15 marzo 2024

riflessione

Qualcuno si lamenta che il ristorante ha alzato i prezzi e qualcun altro, magari non dicendolo perché se ne vergogna, non ha nulla da mangiare. Questo è normale, avviene in situazioni diverse ed è sempre presente come modo di ragionare. Credo sia in parte un’autodifesa, per non farsi sommergere e inghiottire dalla paura della morte, della malattia, della disgrazia e di ogni tragedia che occasionalmente tocca uno o l’altro. In parte è invece vero egoismo ed insensibilità, una difesa arroccata di privilegi e la volontà di non vedere il dolore degli altri. Dove sia la linea di separazione tra questi due opposti non lo so, alcune situazioni sono confuse, io per primo sono contraddittorio. Il bianco e il nero esistono solo concettualmente, mai nella realtà. Se io venissi osservato nelle 24 ore e ogni mio gesto venisse analizzato ne uscirei non benissimo, non posso dirlo di altri anche se in qualche caso alcune situazioni le conosco. Che sia forse la pietà ciò di cui abbiamo più bisogno per essere migliori, anche pietà rivolta a noi stessi? Per certo alcuni giorni mi lamento in modo eccessivo, ogni cosa sembra andarmi male. Non credo di essere un esempio da seguire, anzi, sono alla continua ricerca di esempi giusti, in modo da ricevere un po' di luce altrui e rifletterla, sapendo che non è mia. Ciao, Viz.

                                                                                                            Silvano C.©

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giovedì 14 marzo 2024

Le biciclette

Per me la bicicletta non è solo un mezzo per spostarmi, è un intero mondo. E in questo mondo vedo male gli intrusi, i ladri, gli innovatori e le mode mutevoli. Diverse biciclette le ho ereditate, non erano per me. In questo modo ora possiedo le vecchie bici di mio padre e mia madre, entrambe bisognose di manutenzione, e poi la bici di tuo padre, che tengo in ordine ed uso a Ferrara. Solo nostro figlio ha una bicicletta nuova, comprata dopo il furto di un’altra pure acquistata nuova ma usate per fortuna vari anni. E non basta, ne possiedo anche altre due. Sono abbastanza contrario alle biciclette elettriche, per me sarebbero pericolose come lo era il ciclomotore che usavo da giovanissimo, prima di iniziare con l’auto. Di ognuna di loro ho ricordi, e quello che mi fa rabbia è che ho ricordi anche delle biciclette che mi hanno rubato, con gli anni. Ricordi di persone, ovviamente, è quello che mi frega. Una di quelle che mi è stata rubata mentre non la usavo io era quella più bella di mia madre e che piaceva anche a te, e l’aveva colorate con una tecnica speciale mio zio, con un effetto fumato, unica. Che al ladro vengano continue irritazioni al fondoschiena e che i soldi ricavati dalla sua vendita li abbia perduti, di peggio non auguro, ma qualche dispetto non mi spiacerebbe farglielo se sapessi chi è. Chi ti ruba un oggetto personale ti ruba un po' di vita, lo so che esagero, e che bisognerebbe non affezionarsi a nulla, ma sai come sono. Ciao, Viz.

                                                                                                            Silvano C.©

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martedì 12 marzo 2024

la vita è

Quando dicono che la vita è bella, non crederci. Potrebbe esserlo, certamente, e lo è per qualcuno. Per lei non lo è stata. L’abbiamo conosciuta poco, come una vicina per pochissimi anni. Probabilmente prima che la conoscessimo era stata a suo modo felice. Era sposata ed aveva una figlia. Le cose però non andavano nella loro coppia, la figlia soffriva di una malattia degenerativa che pesava tra di loro, e le loro litigate si sentivano passando davanti alla porta. Lui accusava lei, si sentiva stretto in quella situazione, la rifiutava. La bambina è morta in poco tempo. Loro si sono separati, lui l’ha praticamente chiusa fuori casa e poi ha venduto l'appartamento senza che lei potesse prendersi le sue cose. Lui si è rifatto una vita nuova, con una nuova compagna e altri figli, nel capoluogo. Lei ha trovato un’altra sistemazione ed ha continuato a lavorare, venendo sempre a trovare la figlia dove tu non sei. Ha lavorato sino a poco più di un anno fa, poi è andata in pensione. Non se la sarebbe goduta anche se avesse continuato a vivere, il suo dolore lo portava scolpito nel volto. L’ultima volta che le ho parlato era già in pensione, e sembrava soddisfatta di esserci arrivata, era stanca. Poi è crollata. L’ho rivista qualche mese dopo ed era ingrassata e quasi non riconosceva nessuno. Le ultime volte era accompagnata sempre da qualcuno. Poi se ne è andata, prima che finisse l’anno. Ora riposa dove non sei, accanto alla figlia, e lei è decisamente bella nella foto sulla sua lapide. Lei è stata bella ma non la sua vita. È andata così. Senza giustizia. Ciao, Viz, sai di chi parlo.

                                                                                                            Silvano C.©

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Come stupire

Che si deve fare per stupire? Come essere sempre originali, diversi, con novità? Ma, essenzialmente, che conta di più, come prolungare la vita e, in tal modo, aver più tempo per ogni cosa, originalità compresa? Immagino un uomo, che potrebbe essere anche una donna, che ha scelto una strana via. La soluzione che è parsa la migliore alla persona in oggetto è un presenzialismo invasivo e metodico nel virtuale, l’apertura di profili multipli su ogni piattaforma digitale e su ogni social, la continua condivisione di ogni idea e del suo contrario, e poi siti personali e blog e canali ovunque. Il fine è evidentemente non quello del guadagno ma della notorietà, di essere oggetto di citazione di altri, di chiunque altro. Per vivere più a lungo dedica ore in quantità industriale nella finzione della vita. Per continuare a rubare idee altrui e farle proprie ha smesso quasi di pensare in modo autonomo, pensa quello che pensano gli altri, si trasforma con la manipolazione delle sue immagini, offre fotografie di sé con una frequenza insostenibile ad ogni altro frequentatore del mondo parallelo al reale, ma che reale non è. È il destino delle rette parallele quello di non incontrarsi mai, del resto. Non ha età, simula una perfezione fisica impossibile, non sembra avere limiti in ciò che può fare. La sola cosa che nessuno può dire è se questa persona sia ancora effettivamente viva oppure già morta da giorni, mesi o anni. E se in effetti sia mai veramente esistita e abbia mai vissuto, sofferto e amato. Questo non si sa, e saperlo potrebbe in effetti stupire. Ciao, Viz.

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lunedì 11 marzo 2024

Nebbie e nuvole

Le nebbie incontrano le nuvole, si confondono tra loro, non trovano un linguaggio comune anche se sembrerebbe semplice. Non sono legate a quei ricordi che rallentano le scelte e fanno nascere dubbi, fanno riflettere sulla possibilità di proseguire su vie conosciute o sperimentarne di nuove. È il vento che le fa muovere, per loro natura sarebbero pigre. Le fa spostare, alzare o abbassare. Loro si adeguano, non rimuovono gli ostacoli che incontrano, semplicemente li nascondono a tutti. So di una nebbia che non trovò per giorni la strada di casa e il vento non l’aiutò per nulla. E so che a lungo quel paese non vide il sole, solo un chiarore biancastro diffuso ma insufficiente agli abitanti per riconoscere chi stava camminando magari a pochi metri di distanza. Le auto restarono nelle rimesse. Le biciclette rimasero appoggiate ai muri senza lucchetti che neppure i ladri si arrischiarono a rubarle e a salirci in sella e pedalare. Alcuni finirono le scorte di cibo, e anche i fumatori persero il piacere di vedere le loro nuvolette disperdersi nell’aria. Gli amanti restarono affascinati ancor di più del loro amore e i bambini furono felici di non andare a scuola ma dispiaciuti di non vedere gli amici. La nebbia quella volta fermò, o rallentò, il tempo. Quando il vento decise di diradare la foschia e di ricordare la via di casa alla nebbia che intanto si era assopita, in pochi minuti sembrò che nulla avesse mai cambiato le solite abitudini, il traffico divenne caotico, con piccoli dispetti tra autisti e la solita ricerca dei parcheggi. In realtà nessuno, in brevissimo tempo, ricordò esattamente cos’era successo. E ovviamente nessuno potrà mai confermare questa cosa, così potrei essere accusato di inventare solo storie. Eppure, credimi, le nebbie e le nuvole si confondono, e ieri ne ho avuto la prova. Ma ieri era un giorno speciale. Ciao, Viz.

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domenica 10 marzo 2024

Ce ne vorrebbe uno bravo per capire, ma io bravo non sono

Da bambino sapevo dell’esistenza del telefono, ma non ne ho mai avuto uno in casa. Non nella prima e nemmeno nella seconda. Solo nella terza, dopo il secondo trasloco, quella dove i miei abitavano ancora quando ci conoscemmo. Il frigorifero ed il televisore i miei li comprarono che avevo già compiuto 10 anni. Il primo bagno degno di questo nome, con vasca ed acqua calda corrente arrivò che già andavo al liceo, e così la prima lavatrice. Malgrado questo sono sopravvissuto. Le prime vere cure dentistiche le feci tardissimo, col primo lavoro, e ne avevo bisogno. Sino a quel momento era normale andare dal medico di famiglia per togliere i denti, se facevano male, il dentista non sapevo che esistesse, poi ho capito che costava, e tanto. Non per tutti era così, ma per me lo era, e con nostro figlio abbiamo iniziato da subito a curare anche i denti. In quei tempi non invidiavo chi aveva l’auto, viveva in modo più comodo, aveva cose che io mi sognavo, mi aspettavo però che col tempo pure io le avrei avute. Ero spesso nelle case più belle degli altri, alcuni l’avevano come la mia, nessuno peggiore. Anche libri in casa allora non ne avevamo. Solo fumetti, fotoromanzi, fantascienza e poco altro, i miei primi libri furono comunque i testi scolastici. Adesso possiedo una disordinata biblioteca. Forse da questo inizio derivano nostalgie e desiderio di avere, invidia e una sorta di senso d’inferiorità mai del tutto superati. Mio padre, vissuto in una famiglia poverissima e molto numerosa, viveva col desiderio del molto, non della qualità. Se fosse entrato in un ristorante stellato dove servono degustazioni con porzioni microscopiche credo che avrebbe piantato una grana. E ricordo anche anni nei quali la mia famiglia fu, a suo modo, felice, senza evidenti scontri interni. Poi le cose precipitarono e io ne fui testimone, vittima e colpevole di omissione. La situazione tuttavia superava le mie possibilità, o almeno così pensavo. Tu mi conoscesti in questa fase. Avevo superato da poco il momento nel quale avevo preso la decisione e intendevo realizzare qualcosa, non solo sopravvivere. Già da alcuni anni avevo iniziato a chiedere, a chiedere, a chiedere ancora superando la timidezza e fregandomene delle risposte negative. Chi non era disposto a concedermi alcune cose che mi interessavano non meritava il mio interesse, inutile curarmi del loro giudizio, chissenefrega. Del resto erano pure gli altri a manifestare disinteresse nei miei confronti, o interesse peloso, quindi la selezione ci stava perfettamente. È stata una vera liberazione, faticosa ma necessaria. Ed ora? Bella domanda, ora lascio andare, ora sono arrivato a un punto che anni fa non pensavo neppure ipotizzabile. E il significato di ogni cosa mi cambia sotto i piedi, tra le mani, nei progetti. Ciao, Viz.

                                                                                                            Silvano C.©

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sabato 9 marzo 2024

Una giornata particolare

Alla fine, come avrai notato, l’ho trovata. Sarebbe stato il primo anno dopo tanti senza la tua mimosa, e non è successo. E poi era una giornata speciale, anche la gatta lo ha capito, o meglio le gatte. Quella di casa ha avuto un tappettino nuovo, non so se ha associato la cosa a qualche occasione particolare ma sembra aver gradito. E quella che passa dove tu non sei sembrava che mi aspettasse, e pure lei ha sicuramente gradito i pezzettini di würstel e di grasso di prosciutto che le ho portato. Lo so che il grasso non le farebbe bene ma lei vive libera, e non ha problemi a smaltire qualche caloria o qualche strappo alla dieta. E mi ha regalato in cambio un po' di allegria. Per finirla in bellezza, oltre alle solite cose, ho trovato un regalo per lui, e mi sono perso leggendo la vita di un’aviatrice francese che non aveva paura di giocare in volo, che è morta giovanissima e che ha ricevuto onori oltre che ammirazione da parte di donne e uomini. Ieri era la giornata internazionale delle donne, in effetti. Ciao, Viz.

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venerdì 8 marzo 2024

Calcoli

Certi calcoli sono impietosi e anche una semplice operazione di sottrazione innesca ragionamenti, e similmente una piccola riflessione costringe a far calcoli. Il calcolo è semplice: 75 – 37 = 38. E logicamente 38 è maggiore di 37. Non so se è stato il calcolo o la riflessione a venire prima, in questo caso penso la seconda. Tutto il resto rimane nascosto dentro ed evidente ai miei occhi quando vedo qualche immagine che confronta ieri con oggi. Le immagini sono sempre di ieri mentre l’oggi è solo nello specchio, che restituisce l’effimero. Ad esempio nello specchio rivedo lo sguardo di mia madre, ma questo mi porta fuori dal sentiero, rischia di farmi perdere ancora di più, e non ne ho bisogno. Nei sentimenti la matematica può far danni e si rivela poco oggettiva. Neppure l’ottica geometrica viene in aiuto, non ingrandisce o rimpicciolisce a sufficienza. Occorre deformare secondo le idee topologiche che mantengono ogni cosa ma la spostano a volte dove non si sospetta. E malgrado questo ciò che è dentro resta dentro mentre ciò che è fuori resta fuori, e la topologia si arrende. Ciao, Viz, tu capisci perfettamente il senso di quello che vorrei dirti anche solo al telefono. Un pensiero per oggi, anche se una mimosa non l’ho trovata, ancora, ma intendo cercare.

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giovedì 7 marzo 2024

Colpe imperdonabili

Per non lasciare mai i temi allegri che tendono a interessarmi con una fastidiosa frequenza mi stavo chiedendo se esistono colpe che non si possono perdonare. Mi verrebbe da dire che conosco la risposta, o le condizioni almeno, perché ogni singola colpa andrebbe analizzata e processata senza generalizzare. Una condizione è che riguardi un’azione voluta, cioè consapevole o in malafede. Un’altra è che riguardi qualcuno che non può difendersi o sia in condizioni di dipendere dagli altri. E poi il fatto che non sia possibile in alcun modo porvi rimedio, ché in caso contrario sarebbe facile o almeno possibile ottenere il perdono. Se penso ai miei sensi di colpa per tante azioni, o non azioni, devo andare indietro nel tempo sino a quando ho iniziato ad essere indipendente, al passaggio cioè da infanzia ad adolescenza. Non ho voglia di ripensare a ciò che mi fa vergognare, e non so neppure perché sono caduto in questo groviglio logico nel quale cerco giustificazioni e rassicurazioni per fatti avvenuti oltre mezzo secolo fa. La cosa che mi ha fatto sentire migliore per molto tempo sai benissimo qual è, ed è esattamente questo che mi manca da morire, specie in giornate come queste, di ricordi e bilanci. Ora però capisco, mi ci ha fatto arrivare il tuo pensiero, il vero senso di questo imbuto di emozioni. E la tua assenza ha un peso difficile da sostenere, ma fingendo sembra sia possibile. Ciao, Viz.

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mercoledì 6 marzo 2024

Associazioni con un sottile filo conduttore

Nel marzo del 1980 in Sardegna, al suo interno, caddero tardivi e inaspettati fiocchi di neve. Ne conservo la memoria, non i fiocchi, che intanto si sono sciolti.

I miei nonni non vennero, i miei genitori sì. Fu una bella giornata però, e i miei nonni li vidi pochissimo dopo. E fu anche un periodo triste, perché mio nonno poco dopo venne ricoverato e morì. La vita non va mai come vorrei, quindi dovrei accettare quello che mi regala e che mi ruba.

Utilizzavo ancora la mia fotocamera un po' troppo elementare, la reflex arrivò solo alcuni mesi più tardi. E il primo viaggio con quella reflex fu a Bergamo, nella città alta. Mi ricordo pochissimo, troppo tempo è passato da allora.

L’olio di oliva sardo può avere un sentore molto pronunciato, un sapore forte, un colore verde intenso. E il vino sardo va rispettato, non se ne dovrebbe mai bere più di un bicchiere a pasto. L’ospitalità sarda nei confronti degli ospiti è quasi incredibile.

Qualcuno ci rubò il riso, qualcun altro ci fece foto e poi riutilizzò lo stesso rullino ottenendo sovrapposizioni di immagini irripetibili. Alcuni, troppi, nel frattempo sono mancati.

Quell’agritur l’ho voluto rivedere durante il periodo pasquale pochi anni fa. Non mi sembra che fosse rimasto nulla dei nostri tempi, è stata una delusione. Mai tornare dove ci si è trovati bene molti anni dopo, quasi certamente non sarà come allora.

Vorrei lasciar dire anche a te qualcosa. Ciao, Viz.

                                                                                                            Silvano C.©

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martedì 5 marzo 2024

Il primo giorno dei tanti

Ci sono giorni da fissare per sempre nella memoria e poi da lasciar andare, dolcemente e con pochi rimpianti, perché i rimpianti non rendono giustizia all’immensità soggettiva, la trasformano in qualcosa di non più condivisibile com’era nell’ordine temporale delle cose, quindi da mettere da parte, lentamente scordare…il primo giorno di una sequenza non più attuale è destinato a sua volta ad essere scordato. Del resto quante sono le persone più o meno coinvolte in questo ricordo ancora in vita? Potrei farne un elenco mentale, non credo superino le due decine, e a molte di loro non verrà neppure in mente, era una cosa nostra. In questa sequenza un suo posto particolare lo ha da sempre l’otto marzo, ma non è il primo e dopo ne seguono altri. Ricordare in questo modo, con allusioni che non tutti possono capire, è una specie di vezzo che credo richiami a suo modo attenzione, vorrebbe attenzione, disperatamente e dignitosamente. Io però non scordo, dovrebbero darmi una botta in testa per costringermi a farlo. Ciao Viz, sorridi, è un giorno di festa. E se ti dico canederli e Sardegna magari sorridi di più.

                                                                                                            Silvano C.©

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lunedì 4 marzo 2024

forza e debolezza

La polvere si accumula lentamente, quindi serve non mettere gli occhiali. Se la vista arriva in ogni angolo e sa mettere a fuoco perfettamente sopra un ripiano o tra i soprammobili allora non ci si salva. La sola via praticabile è aspettare che la vista cali con gli anni, e poi rifiutare appena si può l’uso degli occhiali. Altre strategie di sopravvivenza consistono nel facilitare il lento degrado di altri sensi oltre alla vista. Ad esempio accettare con gioia la crescente sordità che non isola dal mondo ma semplicemente permette, chiudendo le porte di casa quando si desidera farlo, di lasciar fuori schiamazzi in strada e televisori ad alto volume dei vicini. Similmente la memoria, anzi, massimamente la memoria. Ieri pensavo a quella mitizzata relativa ai pesci rossi (rossi poi, chissà perché?) e concludevo che la sua perdita non deve necessariamente essere una faccenda negativa. Perdere un dolore non è negativo, e quando il ricordo evoca il dolore meglio poterlo evitare. Però sino a quel punto non mi sembra giusto, lo devo a tante persone il soffrire un po' oggi, e non per un gusto masochista mai avuto, solo per loro rispetto, come l’altra faccia spiacevole di una bellissima esperienza e percorso di vita. Sarò forte con le mie debolezze, e magari pure viceversa, se riuscirò mai a capirlo. Ciao Viz, è così.

                                                                                                            Silvano C.©

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