martedì 31 agosto 2021

Un danno irreparabile

Dopo aver fatto quella scelta, o essere stati scelti, il danno è stato fatto. Ed è irreparabile. Non se ne esce in nessun modo, la crepa nel muro, anche se nascosta, rimane ed è pronta a riemergere. La fortezza della solitudine non è più inaccessibile a chiunque, il passaggio segreto è stato scoperto e ha rivelato l’intrinseca debolezza di tutto l’apparato di difesa. Si reggeva sulla supposizione non dimostrabile dell’autosufficienza e, una volta scoperta la falsità di quest’illusione, chi ne ha espugnato l’apparente indifferenza e tranquillità ne è divenuto una componente indispensabile. Ormai il danno è stato fatto, e nulla sarà più come prima. Avrebbe potuto non succedere, è vero, ma si sarebbe perso qualcosa di fondamentale. Avrebbe anche potuto non finire, o durare più a lungo, ma in questo non esistono regole. Ciao, Viz.

                                                                          Silvano C.©  

    (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

lunedì 30 agosto 2021

Santissimi Pazienza e Improbabile

Quasi ogni giorno, a volte più volte in un giorno, passo davanti a quelle due nicchie. Sono su un edificio non di particolare pregio, una casa popolare più o meno, con un’intonacatura esterna che presenta motivi decorativi a graffio che mi hanno fatto pensare più volte a mio padre. A lui questo genere di cose piacevano, e le sapeva fare meglio. Non era un artista ma un ottimo artigiano con la calce, il cemento, i mattoni e ogni altro materiale da costruzione del genere. Quelle due nicchie è da tempo che sono lì, ad aspettare che qualcuno le occupi, e santi o beati disponibili per il momento non ce ne sono ancora stati. Eppure qualcuno ritiene che noi abbiamo bisogno di santi mentre altri, e tra questi il sottoscritto, pensano che dovremmo tutti quanti avere almeno qualcuna delle virtù che ammiriamo in quelli che chiamiamo santi.

Arrivano in mio soccorso, quasi controvoglia ma evocati, santa Pazienza e sant’Improbabile. La prima ricorda già nel nome una virtù, un modo tranquillo di affrontare le cose che avvengono, la necessità di non reagire d’impulso ma di riflettere, prima, e anche di tentare di capire e di accettare, per quanto possibile, pure le posizioni diverse. Il secondo non cerca di spiegare alcunché, accetta l’assurdo e non si preoccupa di essere credibile. Sa di venir capito con difficoltà e che non è per nulla detto che prima o poi si aprirà la sua causa almeno per la beatificazione. Lo sa, sa che è difficile ma che non è impossibile. Forse quelle due nicchie resteranno vuote, ancora, e chissà se erano destinate ad essere utilizzate, nel progetto iniziale.

                                                                          Silvano C.©  

    (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

 

domenica 29 agosto 2021

Cercando Frida

Sempre fedele e pronta, sin da piccola, quando aveva iniziato a distruggere tutte le ciabatte e i calzini che arrivavano alla sua portata. Le ciabatte distrutte le portava subito, appena veniva richiamata pronunciando il suo nome, ma se non si faceva in tempo a vederla sparivano per sempre, e non siamo mai stati capaci di scoprire il suo nascondiglio, anche dopo tanti anni. Eppure la casa non è enorme, e non lo è neppure il giardino, quindi lei sapeva nascondere benissimo ciò che le interessava, e probabilmente intuiva i luoghi dove noi avremmo cercato. In questo è stata sempre più furba di tutti. Anche ora, che non c’è più da anni, quelli che sono rimasti tra noi sono intimamente convinti che Frida in realtà sia sempre qui e si sia nascosta molto bene, come sapeva fare da maestra. Semplicemente, forse, non ci sente perché non la chiamiamo più come una volta, e questo potrebbe essere solo colpa nostra. Se la chiamassimo con voce più alta, e più spesso, girando in quella casa e in quel giardino che saranno nostri ancora per poco, forse potrebbe ricomparire scodinzolando. Forse potrebbe.

                                                                          Silvano C.©  

    (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

sabato 28 agosto 2021

Il filo

Simulò di stringere il nodo che topologicamente non lo era. Smise di aggiungere dolcificante al caffè perché senza zucchero né suoi surrogati ne apprezzava meglio gli aromi, e ne esaltava magari i difetti, cosa da non sottovalutare mai. Da tempo aveva smesso di comprare arance che non fossero italiane. Odiava cordialmente le bevande zuccherate che imitavano male le marche più famose, ed era convinto che se doveva farsi male bevendo qualcosa di poco salutare che almeno il piacere di farlo rimanesse intatto senza abbassarsi a spendere meno per farlo. Meglio una bottiglia più cara di quattro meno care ma di peggior qualità. Lo stesso ormai faceva col vino. Bere non gli dispiaceva, ma meglio un bicchiere buono di un litro in un cartone. Non è la quantità che conta.

Dopo aver comprato un filo per rammendare alla meglio un paio di pantaloni si arrabbiò con sé stesso per aver ceduto alla lusinga del posto più vicino e con merce in offerta. Il filo si rompeva se appena tirava un po' di più con l’ago.  E dopo aver provato cosa significa uno sguardo, una parola, un semplice gesto, smise definitivamente di cercare surrogati umani. Non capì mai se la sua scelta fu corretta, perché non ebbe il confronto con ciò che sarebbe potuto succedere se avesse deciso altrimenti. Ma questo capita sempre nella vita, a tutti, non solo a lui. Non si può spendere tutto il denaro che si possiede e poi averlo ancora come prima. E il filo, comunque lo si veda, è bene che sia forte. Per romperlo le occasioni non mancheranno certamente. Ciao, Viz. Se tu hai capito, spiegamelo.

                                                                          Silvano C.©   


    (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

venerdì 27 agosto 2021

Tutto torna

Come iniziò veramente lo so, la verità vera del vero inizio intendo. Mi piaceva farti regali per soddisfare non i tuoi ma i miei desideri, perché è solo così che mi succede, sempre. Un vero regalo prima di tutto lo faccio a me stesso e solo dopo è per l’apparente destinatario. A riprova di questo mi basta far arrivare la mente al momento nel quale trovo uno dei miei regali in una casa non mia, oppure ne intuisco la presenza. Ora alcuni piccoli oggetti che regalai ai miei, per forza di cose, mi sono ritornati. E non è una cosa positiva, solo è successa perché così doveva andare.

Ma non avrei mai detto che quando iniziai a regalarti libri in dosi industriali, e talvolta ricomprando magari lo stesso titolo due volte, poi sarebbe andata com’è andata. Ci furono anni durante i quali le librerie furono una nostra seconda casa, o quasi. Librerie a Trento, a Rovereto, a Ferrara, a Verona, a Carpi, a Modena, a Bolzano e ovunque capitavamo. Di molte di queste librerie ho perso ogni notizia, di altre so che sono sparite e che al loro posto ci sono bar, rivendite di generi diversi o locali chiusi. Nessuno neppure ricorda cosa ci stava prima. Come se una libreria fosse una pianta annuale, che esaurisce il suo ciclo vitale in meno di 12 mesi.

Non avrei mai detto che avrei apprezzato romanzi che non hanno alcunché di pratico e utile come invece hanno oggettivamente manuali e saggi. Un po' lo sospettavo, ma non lo sapevo ancora.

I libri li regalavo a te, e in questa furia di comprare volumi per alcuni anni ottenni prima una tessera d’argento, poi una tessera d’oro e infine una tessera di platino. Comprare con la tessera di platino mi dava il vantaggio di uno sconto maggiore, ma compravo veramente tanto, e tu leggevi veramente tanto. Non tanto quanto ti regalavo però, e di questo sorrido pure ora. In questa gara senza perdenti vincevo io.

Quello che allora non immaginavo è che la biblioteca enorme e confusamente diffusa che abbiamo accumulato non potrò mai conoscerla completamente e che sento molto meno il bisogno di nuovi e recenti libri di autori che pure mi interessano. Mi basta guardare su uno scaffale, soffiare via un po' di polvere magari, oppure aprire un armadietto e trovare il libro che mi sta aspettando, tranquillo, perché lui non ha fretta. Tutto torna, ciò che ti ho dato è mio, a riprova di una grande verità di vita o anche solo filosofica. Il tempo per leggere è anche il tempo per cercarti. E se l’oroscopo mi dice di fare piazza pulita di tutto ciò che è una pericolosa illusione in culo anche l’oroscopo! Ciao Viz.

                                                                          Silvano C.©  

    (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

Post più popolari di sempre

Post più popolari nell'ultimo anno

Post più popolari nell'ultimo mese

Post più popolari nell'ultima settimana