lunedì 31 agosto 2020

collegare frammenti

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Vado a morire e non so cosa dire

Un testamento memorabile non è facile da improvvisare

Frasi tanto per non tacere è sufficiente immaginare

Dovrei essere imparziale

Potrei ammettere errori

Saprei dire troppo o inutile

Racconterei ciò che mi resta di frammenti

Tutto mi è negato, niente non richiede scelte

 

Prima di quel momento forse potrei mutare il modo di vedere la vita, accettare quello che ho perso e lasciare il presente a fare il suo lavoro. Leggere i consigli nel modo giusto, con lenti che stanno al loro posto restituendomi il senso vero. Le scelte mi hanno allontanato molte possibilità, ma questo è naturale perché la libertà è esattamente questo, e la strada che percorro ha attraversato incroci con altre varianti. Frammenti uniti dal Kintsugi, che riunisce il tutto e finalmente restituisce quello che cerco. Sta a me la decisione, per quello che conta, e sempre a me l’onere della difesa della scelta. Non è detto che le mie paure siano veramente paure, potrebbero essere solo la fuga per isolarmi in attesa di trasformazioni. Nulla è certo di ciò che avverrà, non è provato, magari probabile. L’animale che si nasconde ferito potrebbe morire in solitudine oppure ritornare dopo essersi ripreso, e il bruco, prima di trasformarsi, non credo abbia nozione della sua vita futura. O forse sì. Aspetto, Viz. Vediamo cosa succederà.

                                                                          Silvano C.©  

    (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

domenica 30 agosto 2020

dipende da come la racconti

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Partendo dal dato di fatto che nessuno è perfetto mi consolo, e forse nessuno è completamente sbagliato. Mancando la possibilità di provare praticamente ogni cosa, assolutamente ogni cosa, ci si deve arrendere ad un principio generalizzato di approssimazione ed incertezza. Persino le scienze esatte si fondano su concetti assunti come veri, indimostrabili. E tutto ciò che è oggetto di fede non ha alcun bisogno di essere provato, perché, semplicemente, per chi ci crede, è.

Liberi tutti quindi, zero regole, nessuna autorevolezza, caos e assenza di punti di riferimento? Mica vero. Conta come la racconti, quanti ti ascoltano e quale modello sai offrire. Se ci pensi cosa vedi da lontano di una piccola città, e cosa noti quando arrivi? Il campanile della chiesa, le torri del castello, le mura, l’insieme degli edifici più alti e come sono disposti. I centri del potere consolidato nei secoli, quelli che abbiamo scelto come modo di vivere e che abbiamo ripetuto portandolo da una comunità all’altra. Se i centri di potere vanno in crisi, tutta la società entra in un momento di difficoltà, o di transizione, in attesa di un nuovo ordine, di un nuovo equilibrio dettato dalle necessità e dalle proposte di chi la sa raccontare in modo più credibile.

E lo stesso vale per il singolo, per ciascuno. In scala ridotta siamo piccoli tasselli del mosaico. Se quello è un capolavoro anche ogni singola parte è giusta, al posto giusto. Se così non fosse sarebbe un’imperfezione più o meno appariscente. Non nego di essere alla ricerca di un equilibrio, forse lo sono da sempre, anche da quando lo possedevo già senza rendermene conto. In realtà l’equilibrio è sempre instabile o comunque provvisorio, e se la sai raccontare bene alla fine convinci sia gli altri sia te stesso. O forse chi ti ama accetta quello che dici, anche se sa che un po' sbagli, ma ti concede la sua fiducia. Il tuo modo di vedere le cose riceve il sostegno del quale hai bisogno, e tutto il resto non conta. Non occorre l’approvazione di tutti, sarebbe impossibile, giusto Viz?

                                                                          Silvano C.©  

    (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

sabato 29 agosto 2020

allegria

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L’animale sotto l’albero del poeta, è questo il riferimento al tasso, per me impossibile da scordare.

E mi viene in mente ora quel pezzo di Fo e Jannacci, quando dice che sempre allegri bisogna stare. Certo che serve stare allegri, o almeno sembrarlo. Gli altri sono più tranquilli, si sentono meno minacciati e si avvicinano di più. È una regola aurea della comunicazione, anche mediatica, non solo a livello interpersonale privato.

In realtà il mio interesse è maggiormente preso da scelte relativamente urgenti e necessarie e stimolate e suggerite e… 

I suggerimenti e le opinioni sono importanti, tutti, anche le critiche, anche le peggiori critiche, forse più le osservazioni maggiormente cattive di quelle accondiscendenti.

Sono sembrato allegro, forse lo ero anche, ora non so dirlo. Eppure è solo di ieri, e solo io posso riferire il mio stato d’animo, però non mi riesce. È credibile che l’umore muti nel momento stesso nel quale si manifesta? Penso di sì.

Ma alla fine cosa è successo? Nulla. Io ho spiegato che accetto la situazione di stallo, che non amo andare in giro o che vi rinuncio facilmente, mancandone le condizioni per me essenziali. Mi è stato risposto che non dovrei, che invece dovrei andare, vedere, fare. Ma fare cosa? Cosa mi manca veramente che non ho mai fatto? Per alcuni progetti sono fuori tempo massimo, per altri potrei solo ripetermi e per quelli che in realtà, tanti anni fa, programmai anche solo con la fantasia, ora manchi tu. Io posso viaggiare con te solo in un certo modo, e quello non me lo faccio mancare. Il resto, Viz, lasciamolo a chi se lo può permettere. Nessuno è perfetto. Allegria, quindi.

                                                                          Silvano C.©   


     (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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