sabato 27 aprile 2024

Regali

La vita fa regali, ad esempio capita che s’inizi a leggere un libro e quello aiuti a partire con la fantasia, a chiudere gli occhi per inseguire sogni e poi a riaprirli scoprendo che non sono le cinque passate ma neppure le tre. La vita in quell’occasione ti ha regalato più di due ore.

Anche io ho fatto regali, e quelli più riusciti sono piaciuti prima di tutto a me. È il caso del regalo boomerang insomma, che in parte ritorna.

Regali poi ne ho ricevuti, moltissimi e in vari momenti della vita. Alcuni sono stati fatti per enfatizzare mie debolezze, una sorta di presa in giro insomma. Altri perfetti che non ho apprezzato subito. Altri ancora ricevuti per dovere e fatti ugualmente per dovere. Alcuni regali sono per sempre nel cuore.

Nella realtà poi succede che ai regali si alternino i furti. È nell’ordine delle cose, serve all’equilibrio tra le stelle, quello che gli oroscopi solitamente nascondono ma è logico, se ci si pensa, e solo per un semplice fatto statistico.

Poi ci sono regali che portano dolore, sono quelli fatti a persone partite e che li hanno lasciati come loro eredità, non li hanno potuti portare via come sarebbe stato giusto.

Ma non mi va di pensare solo al dolore, che pure accetto, né ai regali buttati con rabbia dopo una delusione e che non mi interesserebbe in alcun modo riavere. Voglio immaginare regali nuovi, che farò o riceverò. E, credimi, mi sto organizzando. Ciao, Viz.

                                                                                                            Silvano C.©

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venerdì 26 aprile 2024

Che entri anche lui

Novità poche, solite cose. Ieri mentre stavo arrivando dove non sei vedo da lontano una donna con un cane. Stava legandolo fuori dal cancello, e lui stava tranquillo, lasciava fare. Io avvicinandomi le ho detto: Lo faccia entrare. Lei mi risponde che c’è l’avviso che ne vieta l’ingresso, ed è vero, l’avviso c’è. Io continuo però: Lo faccia entrare, non dà fastidio a nessuno. Lei mi guarda, sorride, slega il cane ed entra con lui. Ecco, non le ho detto tutte le cose che avrei voluto dirle, avrei rischiato di non essere capito e quello che ritenevo essenziale lo avevo già detto. Le parole non pronunciate e solo pensate sono queste: Lo faccia entrare, non solo non darà fastidio ma farà piacere a chi è già dove tu non sei, e farà piacere pure al cane sentirsi partecipe nella visita e non escluso. Queste parole le ho pensate e non le ho dette, ma l’effetto desiderato l’ho ottenuto. Più tardi, ormai uscito, mi è capitato di reincontrarla col suo bel cagnone che mi stava seguendo. Ci siamo scambiati un buongiorno, e tutto è finito lì. Eppure, con un’associazione pericolosa, mi viene da pensare, come farebbe forse Bergonzoni, alla frase “Non luogo a procedere”. E perché mai in quel luogo, che è un non luogo, non si potrebbe procedere? Chi vi si trova ospite non potrà che provare piacere a non sentirsi del tutto escluso dalla vita che continua, ne sono quasi certo lasciando tuttavia un piccolo dubbio a beneficio di non so chi. Ci sono luoghi speciali nei quali ognuno entra o non entra e si costruisce le proprie regole, adatta il proprio pensiero. In alcuni di questi luoghi i gatti entrano liberamente, e moltissimi uccelli. Anche i cani allora, quando sanno rispettare e stare al loro posto. Ciao, Viz.

                                                                                                            Silvano C.©

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giovedì 25 aprile 2024

Loop temporale

Lo schema è sempre lo stesso. Cambiano i personaggi, l’ambientazione e il tempo ma il modello è ripetitivo. È quasi come se indossare una maschera diversa ogni giorno non cambiasse realmente nulla. La proiezione si muove e se immortalata in una foto non sembra la stessa del giorno prima. Non attira l’attenzione eppure si comporta allo stesso modo con ogni persona che incontra. Gli altri non se ne rendono conto perché la proiezione appare in luoghi diversi in modo da non permettere associazioni a nessuno. Ci si stupirebbe molto nel vedere un vecchio professore che si comporta quasi allo stesso modo di una suora laica o di un giovane in carriera, con gesti e mimica facciale identici. La proiezione esegue come da copione la sua parte dalle prime ore dell’alba sino al tramonto del Sole o anche dopo, se serve, poi sparisce e ricompare altrove. Ricompare a migliaia di chilometri di distanza oppure vent’anni prima, e nuovamente ripete le sue solite azioni, identiche, finalizzate al solo scopo di ritrovare esattamente quel preciso momento, quella precisa persona in quella precisa fase della sua vita. Solo a quel punto, quando e se succederà, il ciclo si arresterà e l’obiettivo sarà raggiunto. Finalmente la proiezione potrà far sparire la maschera, assumerà la sua fisionomia originale dimenticata e potrà ricominciare la vita dove era stata interrotta. Sino a quel momento ogni giorno, pur con diverse sembianze, sarà come il precedente. Ciao, Viz.

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mercoledì 24 aprile 2024

Per gentile concessione

Se torni oggi non sono organizzato, ma posso farlo. Non so cosa direi, cosa farei, come ti saluterei. Un abbraccio mi sembra la cosa più probabile. Vorrei sapere le tue novità, ovviamente, o mi accontenterei di sentirti raccontare ciò che già mi raccontasti, o cose successe alle quali io non ero presente. Poi ti chiederei cosa vorresti da pranzo, o dove potremmo andare, noi due soli. In mente ho già almeno una decina di posti diversi, chiusi anche da anni che per l’occasione aprirebbero senza problemi. Ti farei vedere le novità, molte a dire il vero perché quasi otto anni non sono pochi, per niente. Ma si tratta di stupidaggini, i mutamenti che a volte mi tolgono la tranquillità sono nulla al confronto delle cose serie. Quasi sicuramente mi faresti capire che sbaglio a pensare come penso, sorrideresti prendendomi un po' in giro. Ci sta, lo ammetto. Il problema è che non so se ti permettono di venire, si tratterebbe di una situazione inaudita, assolutamente vietata dalle leggi non umane. Io intanto aspetto. Qualcosa avverrà e la vita deciderà. Ciao, Viz.

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martedì 23 aprile 2024

Amori estivi


Persone perdute in giornate infuocate

per sempre andate

e dimenticate

Mica vero quello che si dice in certe giornate estive, quando si promette che ci si ritroverà e ci si scriverà. Come testimone sono poco credibile e gli amori estivi li ho solo immaginati, sono rimasto più sul piano dell’amicizia superficiale ampliata dalla sensazione della sua provvisorietà. Quello che frega è l’idea che debba finire, ipotesi da esorcizzare. Qualcuno, degli amori estivi, ne ha fatto una scienza che mi è sconosciuta, magari invidiata ma mai esplorata. Se una cosa ho capito, dopo decenni, è che la timidezza non paga e per ciò che interessa o si vuole raggiungere occorre chiedere, non solo in estate. Dopo tutto sarà più evidente, anche la possibile inconsistenza dell’interesse. Ho capito quanto sia stupido guardare la lontano qualcuno per intere settimane e poi, due giorni prima di ripartire, scambiare le prima parole. Esattamente come trovarsi su un’isola con un mare fantastico e, solo alla fine, mettere la testa sott’acqua e vedere la bellezza del mondo sommerso. Questo ho visto ed ho vissuto, non posso ricavarne alcuna regola di vita, non posso trasmettere ad altri quello che neppure io so spiegarmi. La vita semplicemente è. Ciao, Viz.

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lunedì 22 aprile 2024

Dicono che

Dicono che ti addormentasti una domenica mattina mentre fuori iniziava una bellissima giornata di primavera e che un vento insolito e leggero muoveva appena le foglie nuove spuntate agli alberi. Dicono anche che scegliesti un bel giorno per farlo, bello per chi restava, consolatorio a suo modo, per far capire che nulla finiva veramente e che la vita malgrado ogni apparenza continuava. Dicono ancora tante cose ma sempre di meno ad essere sincero perché col tempo sono diminuiti quelli in grado di ricordare e poi di raccontare. E dicono di te e di cosa avvenne quella prima volta, di quel viaggio, di quella birra e di quelle promesse. Dicono che sul ponte gobbo ci andasti molto prima di sapere delle leggende che lo riguardavano, e poi aggiungono di un Felino che si affetta, di una corsa in auto in grado di anticipare un parto, di una famiglia e di tante case cambiate nel tempo. Io non mi stanco di ascoltare ciò che dicono quelle voci, e quello che non sento bene lo invento, lo faccio essere vero come non lo è stato mai. Sempre meno persone mi potranno smentire, e in fondo non interesserà a nessuno, solo a me. Dicono che non è una cosa eccezionale, che solitamente è così che avviene, che va bene, che non ci si può opporre anche se verrebbe il desiderio di farlo. La spada di burro si scioglie e non è in grado di affrontare i mostri, è questa la verità, e anche l’angelo della giustizia si ritira nel buio dal quale lo si evoca. Ciao Viz, mi manchi, ed io ormai ricordo e un po' invento. È uno dei modi.

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domenica 21 aprile 2024

Mente in ferie

Vestiti pochi e comodi, perché il clima è piacevole e non ci sono impegni mondani o formali da rispettare.

Libertà di perdere tempo facendo nulla, camminare con scarponi in un bosco o a piedi scalzi sulla spiaggia.

Leggere se si desidera farlo, ma senza fretta, con lentezza, addormentandosi magari col libro aperto e perdere pure il segno.

Preoccuparsi solo di cosa mangiare a cena, o magari di dove andare a cenare, per evitare pure la fatica di cucinare e poi di mettere in ordine.

Soddisfare ogni singolo desiderio prima che si manifesti a livello di coscienza, anticiparlo per rimuoverlo. Nuotare? Si può fare. Sesso? Ovviamente fa parte del pacchetto. Dormire? Quando serve, e con un sonno riposante.

E sull’amore cosa si deve pensare, quando la mente è in ferie? Nulla, non bisogna pensare a nulla, se c’è l’amore la mente può fare ciò che vuole, anche rilassarsi. Ciao Viz, mi manchi.

                                                                                                            Silvano C.©

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sabato 20 aprile 2024

Alti e bassi

Da vette di cieco ottimismo ad abissi nei quali non si vede speranza, e poi viceversa. E momenti neutri, senza picchi acuti né altro per distinguere una giornata dalla successiva, senza monotonia perché la ripetitività è una qualità soggettiva. La noia non è di casa quando si è in grado di creare problemi dal nulla, inventare difficoltà o immaginare tutto quello che potrebbe andare storto. Le persone vanno, a volte arrivano, e per capire quando una delle due situazioni prevale sull’altra è bene sapere il periodo che si vive, o magari non è neppure necessario, quando si vive e si scopre il futuro le persone arrivano. Si tratta di algebra umana, con simboli e variabili, con relazioni e un pizzico di probabilità. In rari momenti ho dominato il mondo e nulla sembrava impossibile. Mi sono permesso di deridere qualcuno, che talvolta lo meritava ma mi sono anche sbagliato nel giudizio, e sicuramente sono stato trattato allo stesso modo, giustamente. Il fatto è che continuo a fare calcoli, a tentare di capire cosa dovrei fare, butto giù parole perché mi aiutano a pensare. Immagino di essere un falso medium e fingo di non sapere che le carte in realtà le muovo io, che mi domando e mi rispondo da solo, non sempre azzeccando il giusto. Ad ogni risposta, dicono, molte domande stanno davanti alla porta. Ciao Viz, mi manchi.

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venerdì 19 aprile 2024

Prima di tutto, calma

Inutile lamentarsi per quello che si possiede, è la cosa più idiota che si possa immaginare. Sono le assenze che contano, ciò che si è perduto, prima di tutto le persone e poi gli oggetti, anche gli oggetti certo, cose grandi e piccole, di grande valore o senza nulla di venale, tutto conta quando non c’è più. Esistono cure per fortuna, più di una. La prima è non lamentarsi con nessuno, si rischia di rompere qualcosa. Poi è necessario non piangersi addosso. Continuando sulle cure è preferibile andare avanti, fare altro, distrarsi. Le persone si trattengono in mille modi diversi. Le cose materiali che si fottano. E le cose che si possiedono e che diventano un problema? Ecco, la cosa migliore è rendersi conto che si possiedono, e questo significa che è molto meglio che non possederle. Ciao Viz, dire che mi manchi ormai serve a poco.

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lamento

Arrivano sempre momenti nei quali è necessario fare alcune scelte. Trascorro tempi lunghi nei quali teorizzo che la cosa migliore è non far nulla, tanto quello che deve succedere succederà. Non manco poi di tanto in tanto di richiamare qualcuno alla necessità di decidere, contraddicendomi. E così sono arrivato a giorni nei quali mi rendo conto che, non decidendo nulla, lascerei qualcun altro a dover fare cose che sarebbe più giusto risolvessi io. Quella casa a Ferrara è stato un sogno, e ancora adesso lo è. Avrebbe dovuto essere un luogo dove ritirarci, di tanto in tanto, per poi andare in giro attorno a visitare luoghi che non sono vicini al Trentino, a ritrovare persone. Ci ho fatto quasi una malattia cercando un punto di riferimento a Ferrara, un posto mio, per legarmi alla città dove sono nato. Ho quasi odiato, e molto litigato. E ho pensato anche a nostro figlio, ho pensato a una sorta di assicurazione per il suo futuro, da usare in caso di necessità. E invece non ci dormo più da tempo su questa cosa. Ho pensato a come sistemarla, ci ho lavorato, non è perfetta ma va bene. Il terremoto l’ha resa inagibile per tanto tempo, tu ti sei ammalata e te ne sei andata prima che fosse finita anche se hai fatto in tempo a dire la tua su alcune scelte dandomi consigli giusti, io ci sono tornato con lui, ora è sistemata meglio di prima, ma lui non ci si sente bene, non ha bei ricordi legati a quelle mura, non gli interessa. Io ci torno a volte quasi per dovere, senza di te. Pure i legami che mi interessavano col tempo si sono appassiti, sono cambiati, o semplicemente sono io che col tempo sono cambiato. In fondo sto meglio qui, dove tu non sei, nel posto dove abbiamo vissuto più a lungo. A Ferrara sei sempre venuta solo per farmi un piacere, non perché ti attirasse particolarmente. Non ho ancora capito se ogni cosa è arrivata alla sua conclusione, se serve solo un ripensamento, non vorrei essere costretto a fare scelte dettate dalla fretta o dalla necessità, meglio anticipare forse, eliminando illusioni ma lasciando un ricordo serio e bello, quello vorrei che restasse, e non solo per me. Ma non era meglio se tu non te ne andavi prima del previsto? Ciao, Viz.

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martedì 16 aprile 2024

Energia

Un fulmine, una scarica elettrica che dal cielo arriva sulla terra, ha il potere di interrompere la normale trasmissione di energia elettrica che arriva lungo i cavi alle nostre abitazioni. È una delle cause meno gravi, purtroppo ce ne sono di peggiori. Si tratta sempre di vedere nella scala dei valori cosa conta di più, anche se un certo effetto finale è identico. Per molto tempo ho pensato di avere energia quasi da vendere, fretta di usarla; qualcuno mi ha chiesto a volte di stare fermo perché procuravo un po' di ansia nel mio agitarmi continuo. Comunque sia in alcuni casi energia sprecata, in altri repressa. È nell’ordine delle cose, le differenze individuali esistono ma probabilmente non sono tanto determinanti se poi in qualche modo ci si adatta ai tempi degli altri, si arriva ad un compromesso. Io cedo un po' di questo a te, tu in cambio mi dai un po' di quello. Se poi ti ricordi quella enorme scarica elettrica al Deutsches Museum di Monaco a me basta, ho ben poco di importante da aggiungere. Ciao,Vi.

                                                                                                            Silvano C.©

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Una telefonata

La prima e più importante amica, che crede fermamente nell’amicizia, che ha convinto uno scettico e incostante come me, più di un’amica, che divenne anche tua amica. Ci consolammo quando il mondo sembrava fatto al contrario. Sapeva e sa come curare i rapporti umani, non ha paura di giudicare e neppure di raccontare bugie se serve farlo. Ieri le ho telefonato, lo faccio in modo metodico anche se non tutti i giorni. Non sta bene da troppo tempo, le cure servono ma non abbastanza, la cosa non mi piace. Non so cosa aggiungere, vorrei solo cose belle, è meglio. E allora metto alla rinfusa poche cose: Tremosine e le bolle di sapone, Flatlandia e Capitignano, Riva del Garda e Rimini, la poltrona di emergenza di Le Corbusier e Certezze… e poi basta, Viz. Non è giusto, solo questo.

                                                                                                            Silvano C.©

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lunedì 15 aprile 2024

Come un albero

Sembra ci sia una pratica che consiste, in alcuni territori, nell’abbattere il tronco ad alberi di ulivo secolari lasciandone solo pochi rami alla base e senza toccarne le radici. La spiegazione ed il motivo sembra stiano nella constatazione che la pianta così mutilata, avendo mantenuto tutta la forza delle sue radici, inizi a produrre molti più frutti di prima, e magari anche più facili da raccogliere. Se ci penso la cosa mi fa semplicemente orrore. So che non devo guadagnare producendo olio di oliva, so di non essere un agricoltore, so che non ho titolo per dire cose sensate nel campo specifico eppure provo fastidio al pensiero che qualcuno possa praticare questa modalità di coltivazione, distruggendo lo stesso paesaggio dove si trovano gli ulivi, facendo sparire la storia rappresentata da quei tronchi. Sono un inguaribile reazionario e conservatore in questo e in altre faccende, temo la perdita del passato, vorrei che tutto restasse fermo al presente e che i mutamenti si inserissero senza distruggere. E probabilmente sbaglio. In natura gli strati geologici si sovrappongono, i coralli crescono soffocando gli individui più vecchi, ogni passo avanti si fonda in tutto o in parte nel dimenticare i passi precedenti, dandoli per scontati, reinventandoli. Tu ed io non siamo mai stati diversi, né lo saremo. Il nostro tempo assieme è durato un attimo. Il mio tempo da solo durerà non so quanto, ma certamente pochissimo rispetto agli anni vissuti. Io ricordo e sarò un po' ricordato, per pochi anni, poi anche il ricordo si dissolverà, altro che alberi centenari. Ciao, Viz.

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domenica 14 aprile 2024

Tempo che non basta mai

Non hai tempo per me

Non è vero, lo trovo tutti i giorni

Non ne hai abbastanza

Tu però non collabori, ti devo mettere io in bocca le parole

Quello che voglio dirti lo sai, se non fingi di non capire

Capisco, o almeno credo. Ed è vero che non ti dedico abbastanza tempo, perché non sarebbe mai sufficiente, e mi mancano le cose che facevamo assieme, o le telefonate, e le preoccupazioni o le discussioni.

Questo lo so

Sappiamo entrambi che il tempo non tornerà, è questa la realtà

                                                                                                            Silvano C.©

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sabato 13 aprile 2024

Culo e Acero Negundo

Ho conosciuto coppie unite dalla lavatrice e altre separate dalla lavastoviglie. Ricordo perfettamente il momento preciso nel quale ho impresso per sempre nella memoria l’Acero Negundo. Io preparavo il disegno, procuravo il materiale come stoffa o pelle e lei sapeva cucire in modo perfetto esattamente come volevo. E in certi rari momenti mi torna alla mente pure un metodo educativo particolare per impedire ad un bambino di farsela addosso. Piccole cose che non riempiono una vita ma la costellano di emozioni, di sorrisi e anche di imbarazzi. E soprattutto di nostalgia. La prima coppia citata iniziò a capire le affinità elettive quando uno dei due si rese conto di non avere la lavatrice e la compagna invece sì. E da quel momento iniziò a lavare ogni cosa lavabile, esattamente ogni cosa, rinsaldando il legame grazie anche alla ricerca reciproca a fini utilitaristici, che ad essere onesti non si fermò a quel livello. La seconda coppia invece iniziò la sua convivenza arredando un appartamento quasi di ogni mobile ed elettrodomestico pensabile, lavatrice compresa, senza farsi mancare neppure una particolare libreria in legno di pioppo, esattamente di legno di pioppo. I due però dimenticarono o non rifletterono sull’importanza della lavastoviglie e fu così che emerse, tra gli altri problemi, quello dei turni per rigovernare la cucina e lavare piatti, pentole e quanto sporcato per cucinare. Ovviamente fu solo un motivo secondario, ma nulla impedisce di sospettare che con la lavastoviglie le cose avrebbero potuto andare diversamente e forse durare. Il ricordo del Negundo è invece legato in modo indissolubile al culo a merenda. Nella definizione che sino a quel momento mi era sconosciuta detto culo è quello che, indossando un certo tipo di pantaloni non perfettamente tagliati, fa stare tra le sue chiappe la stoffa e quindi chi mostra il culo a merenda ricorda un po' un panino tagliato per essere imbottito, e tenuto in verticale. Ecco, per dirla in modo ancor meno elegante, è come se il culo fosse pronto per una fetta di mortadella. E ovviamente questa situazione è applicabile a culi maschili e femminili, senza alcuna prevalenza di genere. E il Negundo? Quasi dimenticavo. Quello che mi stava spiegando il culo a merenda, osservando l’albero sotto il quale stavamo, mi disse anche che quello era un Acero Negundo. Mia madre, per andare avanti coi ricordi, sapeva cucire a mano o con la sua macchina a pedale in modo quasi professionale, e le piaceva anche ricamare. Se avevo bisogno di una coperta su misura per un divano e le portavo la stoffa che avevo scelto e poi tagliato, lei mi cuciva il copridivano esattamente come lo avevo pensato. Lo stesso per una piccola tracolla da usare per proteggere il flash elettronico di una mia prima fotocamera. Lo avevo pensato in pelle, e lei mi cucì la pelle come volevo, stupendo pure me per il risultato finale, migliore di quanto mi aspettassi. E mi cucì anche altre cose, non tantissime, ma tutte quelle che le chiedevo. Il bambino dell’ultimo ricordo sono io, ai tempi dell’asilo. Un pomeriggio, non ne so ricordare il motivo preciso, forse perché mi era stato vietato di andare in bagno o non so cosa, me la feci addosso in modo pesante, nel senso che me la sentivo tutta nei pantaloncini e non sapevo come risolvere la faccenda. Camminavo tra gli altri bambini dandomi l’aria di chi semplicemente sta curiosando ma questi mi guardavano e poi si allontanavano. Non ero profumato, per nulla. Quando poi passai accanto ad una delle suore dell’asilo, l’alone che mi seguiva non le sfuggì. Mi portò nei bagni, mi fece togliere mutande e pantaloncini, li mise in un sacchetto e, visto che indossavo il grembiulino che copriva tutto, mi fece uscire così, senza toccarmi né lavarmi. Quando venne mia madre a prendermi tornai a casa a piedi accanto a lei in quel modo. Non me la feci più addosso. Ecco, di tante cose provo nostalgia, come dicevo, di questa no, ma tutto è successo, e tu hai conosciuto ogni persona coinvolta, suora a parte. Ciao, Viz.

                                                                                                            Silvano C.©

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venerdì 12 aprile 2024

L’ultimo Sole

Quando eravamo liberi e non ci andava di far arrivare il tramonto troppo presto ci spostavamo da Riva del Garda a Torbole. Ci piazzavamo con l’auto rivolta verso ovest, vicino al lungolago, e in bassa stagione non c’era mai molta gente. Restavamo seduti col Sole davanti e leggevamo un libro, guardando di tanto in tanto il paesaggio. Non l’abbiamo fatto molte volte, ma è stato piacevole quando ci siamo riusciti. A Riva in quel momento arrivava l’Ora, il vento che soffia dal lago verso l’interno, tipico del primo pomeriggio e al quale impiegammo un po' a fare l’abitudine. Erano piccoli piaceri, scoperte che cambiavano a volte anche l’umore. I veri problemi sarebbero venuti dopo, ma in quel momento io sapevo crearmene comunque a sufficienza, a dimostrazione di quanto, pur non volendo ammetterlo, sia sempre stato stupido. Ciao, Viz.

                                                                                                            Silvano C.©

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giovedì 11 aprile 2024

arrivo

Siamo morti già, e ancora non lo sappiamo

Restiamo nell’aria dopo lo scoppio della bomba, fatichiamo a realizzare

Lentamente, portati dal vento, dissolti e pur pensanti, capiamo il dopo

Chi ha premuto il pulsante, chi ha dato l’ordine, vive ancora o no ma, prima di ogni altra domanda, perché?

Adesso in effetti ci è chiara la stupida intelligenza che decidemmo di chiamare sapiente, le sue contraddizioni, la bellezza sublime e la tragedia, come se potessimo competere con la Natura, con vulcani terrestri e scontri celesti.

Arriverò, sto arrivando. Ciao, Viz.

                                                                                                            Silvano C.©

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Un corridoio bianco

La sala non è grande e tutto mi sembra bianco, solo la mia valigetta è nera, ma è quella degli attrezzi, incongrua in un ricovero ospedaliero. Le lenzuola sono fresche di bucato e confondo il reale col sogno. Poi altri particolari vengono non per mettermi agitazione, non per portare paura, e mi sembra di vedere il tuo viso. Il resto che adesso vorrei dirti non lo so più rintracciare, devo limitarmi a questo. Sapendo che porta qualcosa di bello però mi va di fissarlo. E dove mai c’è bellezza o piacere in un ospedale, in un ricovero? Mistero, fitto. E sono ore che rimando per mettere a fuoco, che tento di ritrovare la strada per quella situazione che si confonde e diventa sempre più assurda. Nulla è reale più di questo, e gli altri sono liberi di deridermi, per quello che mi interessa. Dove sono ora, mentre il vento soffia più forte di quanto non abbia mai fatto da oltre un anno, è nell’invisibile. Quando il vento si calmerà tutto finirà, sparirà anche ai miei occhi e dovrò rileggermi qui per ritrovarti sorridente mentre un po' che mi prendi in giro. Il motivo è solo questo, scrivo fingendo che molti mi leggano e in modo da farti arrivare dove non sei mai arrivata, anche se a te non importa. Importa a me però, è uno dei motivi che mi aiutano a vivere altri giorni. Ciao, Viz.

                                                                                                            Silvano C.©

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mercoledì 10 aprile 2024

Mai più, già alla seconda, è sbagliato

Le ombrellifere non riparano dalla pioggia e la porta non porta nulla, poi ci sono i mai più ripetuti troppe volte o le promesse di amicizia e amore eterno. Su queste ultime meglio prendere il più possibile le distanze, non sbilanciarsi, accettare e certificare il presente, a volte essere brutali per non rischiare di essere fraintesi e ferire doppiamente trascorsi pochi giorni o pochi anni. Se sono rose fioriranno, inutile sostenere di essere rosa. Ma poi cosa conta quanto si promette pretendendo che abbia maggior valore di quello che si fa, di quanto mostrato dal comportamento? Solo chi sa capire intuisce la motivazione delle azioni altrui, chi diventa in parte altro da sé, chi non si richiude dietro la porta perché sa che non porta a nulla. E gli errori che sono stati fatti mettono al riparo dalla possibilità di quelli possibili in futuro? Come con le ombrellifere. Quando un tempo una coppia aveva più figli non era per nulla sicuro che dopo quattro maschi arrivasse una femmina, o viceversa. In modo ancora più netto dopo aver lanciato un dado ed avere ottenuto un punteggio pari per quattro volte di seguito, alla quinta nessuna legge delle probabilità darà per certo un punteggio dispari. Solo la legge dei grandi numeri offre qualche idea risolutiva ma io non vivrò come i grandi numeri, finirò prima. La mia retta non incontrerà mai alcuna altra retta se ora è parallela. E quello che avverrà dopo rientra nel campo delle speranze, delle ipotesi, delle proiezioni. Cosa dovrei pensare del futuro, Viz?

                                                                                                            Silvano C.©

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martedì 9 aprile 2024

Oltre il buio

La luce radente mostra particolari altrimenti sfuggenti

Lo sguardo innamorato nota ciò che per altri è invisibile

Il pipistrello vola senza bisogno della luce, e non trova altro di ciò che cerca

Un altro punto di vista, un altro organo di senso, qualcosa che ci è negato ma che altri esseri possiedono, naturalmente

Lei cammina sicura senza alcun bisogno di guardarsi allo specchio delle vetrine che incontra, altri le raccontato di come appare, e le basta

Nella fotografia esiste l’unica prova oggettiva che quella rosa è sbocciata, inconfutabile, anche se ormai neppure chi la vide e la potrebbe ricordare ha il motivo per farlo

Giorno dopo giorno il panorama muta eppure la stessa montagna, nel suo caratteristico profilo, appare inconfondibile anche in quel dipinto di alcuni secoli fa, e quel dipinto è stato frutto solo della volontà di qualcuno.

Tutto slegato? Certo, apparentemente lo è. Eppure il sogno della notte, per vie non facilmente sondabili, rende vera la realtà che osservo. Credo sia così, non ho prove ma credo sia sempre stato così. Ciao Viz.

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lunedì 8 aprile 2024

Tulipani e parole sussurrate, non solo favole

I tulipani fioriscono adesso, e poi per un altro anno non li vedremo più. Le rose, con le tante varietà, si trovano per molti mesi all’anno. Chissà cosa sarà successo a quella pianta quasi rampicante che i miei fecero crescere davanti a casa, tra l’ingresso del garage e la porta secondaria sul piccolo cortile. Mio nonno non vide quella casa, se ne andò prima, e i suoi ultimi anni non furono belli, neppure quelli di mia nonna. Avrei potuto fare qualcosa per cambiare la situazione? Non lo so. La vita è crudele con alcuni più che con altri, e forse per questo cerchiamo consolazioni religiose o con altri mezzi. Le favole che mio nonno mi raccontava erano belle e sarebbero piaciute anche ad altri bambini oppure lo erano solo per me, perché le raccontava lui? Non conosco risposta, sicuramente lui le aveva raccolte dalla sua storia, non erano invenzione sua se non in qualche particolare che, come in ogni tradizione orale, lentamente si modifica. Una volta, anche se non era il mio campo d’insegnamento, feci con una classe un esperimento. Feci disporre tutti i ragazzi in cerchio, a caso, maschi e femmine come preferirono. Al primo alla mia destra, pure io mi ero messo nel cerchio, raccontai a bassa voce all’orecchio un episodio con vari particolari non semplicissimi che lessi da un foglietto che mi ero preparato. Lui lo riferì allo stesso modo a chi gli stava alla sua destra, e così sino all’ultimo, alla mia sinistra, che a sua volta mi raccontò quello che aveva appena ascoltato. Il risultato finale fu un racconto più breve, con particolari modificati e non esattamente nello stesso ordine. Poi lessi ad alta voce il testo originale. Pure per me fu una lezione, non solo per i ragazzi. Ma i tulipani perché durano tanto poco e le rose un po' di più? E alla fine farà tanta differenza quando, in entrambi i casi, i fiori saranno ormai appassiti? Di domande ne avrei in numero praticamente infinito e le relative risposte in pochi potrebbero darmele, molte sarebbero destinate a non avere nessuna risposta. Siamo nati per cercare e sino all’ultimo lo faremo, ci illuderemo di aver fatto qualche passo avanti. Messi alle strette, però, sono quasi certo che la direzione di quell’avanti sarebbe diversa per ognuno di noi. È così, è sempre stato così. Ciao Viz.

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domenica 7 aprile 2024

Datemi un sorriso e …

Ci vuole forza per vivere, non è facile in certi momenti quando arriva la paura che qualcosa vada storto. Le disgrazie sono sempre pronte ad arrivare, tentare di prevenirle è tempo sprecato, ansia aggiuntiva della quale sarebbe bene fare a meno. Per quanto ci si pensi quando si acquista o si vende qualsiasi cosa c’è sempre chi, in modo disonesto, non dice tutto. E gli incidenti e gli infortuni? E la salute? Nulla da fare, non ci si salva, comunque prima o poi andrà male. Nessuno ne esce vivo, diceva tuo padre e non solo lui. Che io sappia esiste un solo modo, un solo vaccino, una sola cura sia per gli stati cronici sia per quelli acuti, il sorriso. Che mi manchi il tuo l’ho detto, certo che l’ho detto, e l’ho scritto. Non lo dico esplicitamente troppo spesso ma lo penso ogni giorno. Anche i sorrisi di altre persone hanno effetti terapeutici, non lo posso negare, ma sono un’altra cosa. Comunque sia abbiamo tutti bisogno di sorrisi, non di volti tirati. È così, è sempre stato così. Ciao Viz. 

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sabato 6 aprile 2024

Viaggi invisibili

Non so dire esattamente se quanto intendo, definendo e spiegando il titolo come tra un po' farò, sia corretto e se si mantenga nel tempo. Posso dire con certezza che è soggettivo, e questo mi basta. Quando ho pensato a questi ipotetici viaggi invisibili la prima volta volevo coinvolgerti, obbligarti da dove non sei a tornare e venire a visitare una città già vista assieme o un luogo mai visto. Un artificio per trattenerti, in definitiva, poco letterario visto che non sono uno scrittore ma molto emotivo. Adesso inizio però ad applicare quest’idea al sottoscritto. Comincio a capire che non vedrò mai ogni luogo meritevole di essere visto, e che quando qualcuno stila un elenco dei 100 luoghi da vedere prima di morire devo ammettere che almeno il 90-95% di questi, ad essere ottimista, non li raggiungerò mai. Non sono il solo in questa situazione, anche se moltissimi hanno viaggiato e viaggiano più di me, magari anche con meno denaro in tasca perché viaggiare è un bisogno molto forte per alcuni, capace di superare le difficoltà materiali. A volte mi basta consultare una guida turistica, ne possiedo tante, per muovermi pur restando fermo. E allora mi ritrovo a vedere un castello, una chiesa moderna o romanica, un palazzo cinquecentesco e arrivo non solo in quel luogo, in quella cittadina, ma anche in quel tempo. Si tratta di consolazione compensativa? È possibile. Esattamente come è naturale, andando avanti con gli anni, perdere certe capacità fisiche un tempo date per scontate. Eccoli allora i miei viaggi invisibili di oggi. Questo non toglie però che, seppure con la mia richiesta meno insistente, la tua presenza sia molto gradita. Ciao Viz.

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venerdì 5 aprile 2024

Cosa cerchi?

L’apparenza colpisce subito ma poi, a osservarla con attenzione, sparisce arrossendo. Quante occasioni si perdono a causa del primo sguardo distratto. Vedendo quel che si cerca sfugge quel che non si cerca e, probabilmente, sarà per sempre; non è detto che vi sarà un’altra occasione, un altro incontro. Qualcuno crede che se il destino ha programmato che succeda, succederà, ma prove a conferma non credo ne siano mai state trovate. E allora cosa si deve decidere di guardare, cosa cercare, a cosa dedicarsi, perché tutto questo? La sola risposta credo sia tornare alla tavoletta di cera prima che venga incisa o, avendola già riempita di segni, lettere e simboli, cancellare tutto. Non per scordare, spero che il vissuto possa rimanere, ma per ritrovare la verginità, la curiosità, l’immancabile stupore che fa nascere l’entusiasmo, magari l’amore. Scordare e ricordare, contraddire le proprie idee e mutarle, aggiornarle e recuperare un angolo che in quella passeggiata era sfuggito, fingere di non sapere e rischiare un errore prima evitato. Demolire quello che si pensa sicuro, rinunciare alla certezza, prendere il largo e tener d’occhio il faro perché, dicono, le navi non sono state costruite per restare alla fonda in un porto ma per navigare, portare carichi umani, scambiare merci e, talvolta, affondare. E anche quando avvenisse questa tragedia, possibilità da non escludere, chissà cosa capirà chi ne ritroverà il relitto. Non so il significato di tutto questo, tu lo sai meglio di me. Ciao Viz.

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giovedì 4 aprile 2024

L’architrave

Mio padre sapeva costruire. Per lunghissimi anni, troppi secondo mia madre, edificò case per gli altri e quando negli ultimi tempi con lui passavamo in auto accanto ai palazzi dove aveva lavorato non mancava di ricordarmelo. Sistemò la nostra prima casa di proprietà, nostra intesa come della famiglia di allora, e vi costruì anche la fossa biologica per il nostro primo servizio igienico non condiviso con altri. Rischiò moltissimo per una caduta da un’impalcatura, e quello fu il motivo che lo spinse a cambiare lavoro. Nell’ultima casa che i miei hanno comprato lui ha costruito il garage, da solo. Un piccolo edificio quasi indipendente, appoggiato su un solo lato ad un capannone vicino. La porta di accesso l’ha voluta larga, e con un architrave in cemento armato in grado di sostenere anche piani superiori che non sono mai stati costruiti perché non necessari. Quell’architrave ha retto senza la minima crepa, come tutto il resto del garage, al terremoto dell’Emilia del 2012, mente nella casa qualche piccolo segno c’è stato. Ecco, da diversi mesi ormai quella casa ha altri proprietari, sono loro che potranno ancora usare quel garage, e mio padre resterà anche in quel modo, non solo nel mio ricordo. È tutto qui, e non è poco. Ciao Viz.

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mercoledì 3 aprile 2024

meno di un attimo, ed è leggenda

Per una frazione infinitesimale di secondo, in un solo giorno all’anno, per ognuno in uno specifico luogo preciso, la persona alla quale si pensa si rende visibile esattamente come la si continua a pensare, come quando stava accanto a noi, sorridente e complice. Riporta all’indietro di mesi, anni e decenni il calendario, azzera il tempo trascorso, e poi ne lascia solo il ricordo. Non è poco, rifletti, anche se per un attimo il pensiero diventa reale, e se ti lamenti che non rimane anche dopo questo non ti deve stupire, è così per ogni persona, per ogni casa, per ogni albero o spiaggia, per ogni auto posseduta o per ogni tramonto visto. Si tratta di una leggenda che in pochi potrebbero confermare di aver vissuto, decisamente pochi. Molti sognano situazioni simili, a volte anche ad occhi aperti, quello capita anche a me, ma questo è diverso. Dove l’ho saputo? Da nessuno, ovviamente, è uno dei mille modi che invento giorno dopo giorno per incuriosirti e impedirti di chiudere tutte le porte dietro di te e a volte, come in questo caso, mi accontento anche di una frazione infinitesimale di secondo. Sorridimi Viz.

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martedì 2 aprile 2024

Stranezze

Ci passo davanti quasi ogni giorno, a volte più di una volta al giorno. Ormai ho smesso di alzare gli occhi verso quel balcone e da un po' non vedo più quella donna, già allora avanti negli anni. In quella casa ci abita una donna più giovane, non so a che piano, che vedo di tanto in tanto con un bambino e che ho iniziato a riconoscere quasi per caso, subito dopo la fase acuta della pandemia, quando si iniziò ad uscire di casa. Ma per tornare alla donna più anziana e che da un po' non vedo, ho ben chiara nella mente la situazione nella quale la conobbi, circa dodici anni fa, ricoverata nel tuo stesso reparto ospedaliero e nella stessa stanza. Evidentemente il suo intervento chirurgico era stato più leggero del tuo, meno problematico, e lei viveva quei suoi giorni in ospedale come una specie di vacanza dalla vita domestica, servita in tutto, senza dover preparare pranzo e cena per sé e per gli altri, senza dover pulire casa né tenere in ordine, o stirare o fare qualsiasi altra cosa. Lo disse esplicitamente una volta, quando spiegò che avrebbe voluto poter continuare per qualche giorno in più la sua convalescenza e non dover ricominciare a curare i familiari, immagino il marito e non so chi altri. Se provai un po' di odio per lei in quel momento non potrei giurarci, ma fastidio sicuramente. E fui felice quando venne dimessa, prima di te, purtroppo. Per molto tempo passando la vidi su quel balcone, poi più. A te non venne mai in mente di sperare di restare in ospedale qualche giorno in più, e neppure a me. Sorridimi Viz, erano giorni poco piacevoli, lo so.

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lunedì 1 aprile 2024

Dal Vermentino al Müller-Thurgau

Dalla Sardegna al Trentino con amore, senza mai scordare l’Emilia-Romagna, l’Alto Adige, la Toscana e l’Umbria, la Puglia e la Calabria, e poi la Francia e l’Austria, la Corsica, la Grecia e Creta, la Slovenia, la Croazia, il Portogallo con la Spagna, l’Olanda e la Danimarca, la Germania e mille altri luoghi piccoli e grandi. E poi tutto quanto non abbiamo visto assieme e non vedrò mai, ché il desiderio di vedere altro, di spostarmi fisicamente intendo, cala con l’avanzare degli anni. Chi mi spinge ad andare altrove se non puoi venire, e perché non andarci invece con te nei modi che ora mi sono concessi, anche se alcuni potrebbero deridermi per questo? E i modi li conosco bene, non serve che prenda lezioni per impararne di nuovi. Posso persino volare da un continente all’altro, oppure fermarmi in piccoli paesi del Veneto, poco più a nord del Po. Ricordi quella villa in costruzione coi suoi particolari camini? È da anni ormai che l’hanno ultimata e oggi si vede sempre meno passandoci poco distante perché sono cresciuti gli alberi nel piccolo parco che la circonda. Tutto muta, inesorabilmente e instancabilmente. Sembra veramente che un giocatore gigantesco e invisibile si diverta a spostare pezzi e a cambiarli, distrugga e ricostruisca, faccia crescere vegetazione o scuota la terra per vedere cosa resta dopo la scossa. Vorrei che questo gigante, aiutato da Gabriele arcangelo, difendesse i luoghi con le persone che ci vivono, ponesse fine alle guerre innalzando barriere invisibili in grado di fermare proiettili e bombe lanciate da lontano. Se potessi offrirei Vermentino, Müller-Thurgau, birra o qualsiasi altra bevanda per far assopire, annegandoli nell’alcol, gli odi e le manie di grandezza assassine che muovono alcuni ai danni di troppi altri. Vorrei ubriacarmi con te, questo lo farei volentieri, ma un solo calice di Müller-Thurgau non basta sicuramente, anche se ieri mi è stato sufficiente, non volevo esagerare. Ieri era il giorno di Pasqua e oggi è il primo di aprile. Poco da aggiungere se non che la tua assenza è rumorosa, e se non parli tu ci penso io. Sorridimi Viz, era ed è festa. 

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domenica 31 marzo 2024

solo per amore

C’è qualcosa che cambia il mondo irreparabilmente. A dire il vero sono tante, non una sola, la nascita ad esempio è solo la prima di una serie, ma quel momento poi viene rimosso, rimane bloccato in qualche punto non più raggiungibile della memoria, e in effetti iniziamo a ricordare da un certo momento in poi, prima non arriviamo. Io però penso all’amore, non quello assoluto ma quello particolare, che colpisce la persona e la lega ad un’altra. Mi spiace per chi non lo ha provato, per destino sfavorevole, casualità non a favore o per altri motivi. Non mi dispiace invece per chi lo ha perduto, o crede di averlo perso. Sarebbe stato meglio non vivere mai quei momenti, forse per evitare poi il dolore per la perdita? Tutto il resto, e non solo questo, è opinabile, discutibile, e non pretendo di non essere contraddittorio. Gli errori e le cadute sono stati tanti, li conosci meglio di me. In certo momenti mi hai pensato migliore e lo sono stato. Hai demolito parzialmente alcune persone che ritenevo importanti, e in effetti restano importanti ma diversamente, appartengono al passato. A volte non mi spiacerebbe avere la spada di Gabriele arcangelo, è una fantasia ricorrente, e poi se la potessi impugnare non so cosa ne farei. Cosa c’entri con l’amore non lo so, eppure Gabriele rappresenta la potenza dell’amore e della giustizia, un mito illusorio al quale in fondo neppure credo. Di questo ed altro continuo e continuerò a parlarti, Viz. Quando smetterò non lo so. Sorridimi Viz, è festa. 

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sabato 30 marzo 2024

L’albero di Pasqua

C’è un luogo, esattamente dove non sei, dove ho visto un piccolo alberello di Natale addobbato e lasciato in un angolo, forse in attesa che arrivi nuovamente il suo momento. In fondo non ci sta male perché è fuori dal tempo come molto di quello che ci vedo attorno. Il vero albero pasquale però credo che potrebbe trovarsi nelle stazioni sciistiche non lontane dove la neve scesa abbondante di recente, quando cala la sera, confonde chi alloggia negli alberghi e nelle pensioni e non capisce se sia Natale o Pasqua. Già anni fa rimasi stupito nel vedere in Trentino le luminarie natalizie lasciate ad addobbare gli edifici anche nei mesi estivi, ed ora, con la neve e le vacanze pasquali, immagino che qualcuno accenda queste luminarie, pur se fuori stagione. Ecco, credo in aggiunta che qualche albergatore possa esporre anche un albero addobbato e con le luci. Confusione perfetta per tempi confusi ed assurdi, con desideri e paure, speranze e triste realtà che non accetta di essere dimenticata. Però la Pasqua si avvicina sul serio, e dovrebbe essere tempo di pace. Ciao Viz, sorridimi, è festa. 

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venerdì 29 marzo 2024

A forza di ripeterlo ci si crede

Non mi riferisco al persuadere gli altri, quelli magari non ci pensano neppure a cambiare opinione, no, parlo di me. Se continuo a dirmi alcune cose, se me ne convinco senza contraddittorio, se le fonti di informazioni mi confermano nella mia idea mentre se dicono altro non le ascolto, non le leggo o non le guardo il gioco è fatto. La mia verità diventa solida, pesante, e gli altri sono tutti cretini o in malafede, hanno il braccino corto o vivono nel mondo dei sogni. La mia verità diventa una solida gabbia che non fa altro che imprigionarmi per quanto la pensi grande e, tanto per esagerare, universale.

Se poi trovo altri illuminati come me, che hanno capito come stanno le cose, come gira il mondo e chi lo controlla, allora so di avere certamente ragione, e il resto è spazzatura. Non posso sbagliare, è così, e nessuno è in grado di convincermi del contrario.

Nessuno, certo, a parte qualcuno di imprevisto e inatteso, fuori dagli schemi precisi e inattaccabili, arrivato da dove non mi aspettavo, forse per una mia distrazione o curiosità o strana coincidenza o successione di eventi casuali. E quella persona con tale potere magari è pure debole, piccola, fragile e piena di insicurezze, ma arriva con la forza dell’amore. Sorridi, Viz. A me piacciono le storie e invidio chi sa raccontarle, chi le recita da affabulatore capace di catalizzare chi lo ascolta. E tu continua a sorridere delle mie stupidaggini.

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giovedì 28 marzo 2024

Il pranzo di Pasqua

Succede che in alcuni giorni si decida di pranzare fuori, giorni particolari nei quali, se si è in pochi, fa piacere uscire e vedere altre persone e mangiare cose diverse potendo rilassarsi, parlare un po' e non aver nulla da preparare o da sistemare dopo. E ovviamente la cosa migliore è quella di poter assaggiare piatti graditi. Ma questa è solo la premessa. L’antefatto è la visita al locale e l’incontro col cuoco che mi spiega la sua filosofia per il menù pasquale. Il concetto base che mi espone è logico e condivisibile: ognuno può scegliere di ordinare l’antipasto oppure no, e così per il primo, il secondo e il dolce, in tal modo se qualcosa non piace si passa oltre. Quindi perfetto. Si prenota per tempo anche se ancora il menù non è stato deciso, per quello ci vorrà qualche giorno. Il fatto avviene pochi giorni fa. Sulla bacheca esterna del ristorante viene esposto il Menù di Pasqua, così composto:

Antipasti – Insalata primavera con asparagi, speck cotto dell’Alto Adige con uova cremose in salsa bolzanina.

Primi – Risotto Carnaroli con asparagi e zenzero.

            Mezzelune ripiene di branzino e mazzancolle e lime.

Secondi – Capretto al forno con rotolini di asparagi verdi e patate al forno.

Dolci – Colomba pasquale con salsa alla vaniglia e gelato con limone e salvia.

Commenti sintetici. Ma perché parlare di antipasti se è un solo antipasto, e lo stesso per i secondi e i dolci? Ma perché su cinque piatti in tre di questi ci sono asparagi? Se a me personalmente non piacciono gli asparagi cosa mangio, visto che la scelta che rimane non è particolarmente ampia?

Sorridi, Viz. A te gli asparagi sono sempre piaciuti, ma sai che non a tutti sono graditi. In ogni caso, se ti liberi, ci andiamo assieme.

                                                                                                            Silvano C.©

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