lunedì 30 novembre 2020

30 novembre 1979, Fiera di Sant’Andrea

Il mio continuo saltare avanti e indietro non riesce assolutamente nella sua funzione principale che vorrebbe essere quella di azzerare il tempo e rendere ogni fatto presente qui ed ora. Del resto so di essere un perdente ancora prima in iniziare questo gioco, quindi non mi stupisco, e mi adatto senza indietreggiare. Trovo la mia giustificazione nella scelta del ruolo di difensore tra la retroguardia dell’esercito in fuga, perché non è possibile in alcun mondo invertire le sorti della guerra.

Il resto è dialogo tra mondi, attesa del futuro, paura e inquietudine per il presente.

Anche nel presente vengo sconfitto da una situazione nella quale il solo modo per uscirne è non giocare, esattamente come succedeva in Wargames – Giochi di guerra, un film del 1983.

“Strano gioco. L'unica mossa vincente è non giocare. Che ne dice di una bella partita a scacchi?” A pronunciare la frase con voce sintetizzata artificiale è la macchina Joshua, che capisce un attimo prima della catastrofe cosa deve e cosa non deve fare. Uno dei modi per uscirne, in pratica, è non uscire. In questo momento ancora non so se lo capiremo prima che sia troppo tardi. Sono pessimista ma spesso mi sbaglio.

La fiera di oggi, a proposito, è stata annullata. A quella del 1989 arrivammo tardi. La vita sa essere ironica, Viz.

                                                                          Silvano C.©   


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domenica 29 novembre 2020

Era mia madre

Fiorisce con estrema difficoltà, e quasi mai in vaso perché non è nella sua natura. Non è del tutto impossibile però ed ha grandi foglie di verde intenso e lucide. I fiori li preferirei bianchi, il colore ideale per una pianta simile, il colore che li comprende tutti e si lascia meno sedurre dalle mode passeggere. Lei però ha idee diverse.

È di una bellezza unica, non è viziata e non pretende attenzioni oltre il minimo, è indipendente.

Alcuni esemplari li avevo sistemati nell’ingresso condominiale, e ci stavano bene, crescevano. Poi qualcuno li ha fatti sparire, li ha rubati. Non li ho più rimessi.

Conservo alcune piante sul poggiolo, un po' riparate dal freddo ma non troppo. Le loro piante madri sono state purtroppo abbandonate da tempo. Si sono ingiallite, sono seccate e sono morte.

Erano le piante che mia madre curava maggiormente, anche se non solo quelle. Le riteneva in qualche modo eleganti, adatte ad ornare la scala o il piccolo giardino. Le puliva regolarmente. A volte usava l’olio per renderle più lucide. Loro non apprezzavano ma accettavano.

Lei era mia madre, quella era la sua pianta. Quando cammino e la ritrovo in qualche giardino ripenso a lei, ed alla sua casa.

Ciao, Viz, tu conoscevi mia madre.

                                                                          Silvano C.©   


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sabato 28 novembre 2020

Una tenda

 Di tende ne ho viste tante, intendo tende da campeggio. Tende isolate in luoghi abbastanza naturali e tra la vegetazione, magari con vista sul mare, e tende sistemate come tante case a schiera in aree stracolme di persone, tante persone, troppe persone. Meglio fare le vacanze a casa piuttosto che in quelle condizioni, forse. Ma poi io non devo giudicare le vite altrui, meglio che ognuno viva come preferisce se lascia pure a me ed a tutti la medesima libertà.

La tenda che ricordo qui è una sola, veniva da una vita precedente e fu assemblata per l’occasione. Ha vissuto una sola stagione. Una tenda naif e nata per mimetizzarsi, letteralmente.

E questo avveniva prima che iniziassero gli anni ottanta. Ciao, viz. Un altro tassello in parte criptico, ma in fondo tu sai a cosa mi riferisco, conosci tutta la storia.

                                                                          Silvano C.©   


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venerdì 27 novembre 2020

Rassicurazioni

 La favola

Si fidi di me, le garantisco che verrà certamente un bel lavoro e che poi ne sarà orgoglioso. Vedrà, durerà a lungo.

E fu così che Gattolino si lasciò convincere dal piccolo imprenditore edile dell’impresa "Volpini & Volpetti" del paese vicino, Prato sul Monte, a far risistemare tutta la parte esterna del suo piccolo giardino davanti alla tana quasi in centro a Prato sotto il Monte. Il precedente muretto in cemento venne sostituito da un altro in mattoni a vista, e anche il cancello, che era andato bene per oltre venti stagioni, divenne poi quasi l’ingresso al parco di una grande cuccia da cane blasonato e con un pedigree lungo come il viale in discesa da Prato sul Monte a Prato sotto il Monte. Un lavoro perfetto e discretamente costoso. Ma non durò a lungo. Il piano regolatore di Prato sotto il Monte bloccato da anni improvvisamente si risvegliò per quelle strane e sotterranee correnti che muovono le vicende animali. Questo piano regolatore prevedeva un ampliamento della strada davanti alla proprietà Gattolino e, di conseguenza, l’esproprio di una sottile fetta del giardino, esattamente quella col nuovo muretto e la nuova cancellata. Inoltre, per problemi legati a condutture, vicinato, rifornimento croccantini, servitù inalienabili e diritti animali ed affini non fu possibile ricostruire la stessa recinzione solo spostata di qualche metro. In questo l’ordinanza di esproprio fu esplicita e non appellabile. E la zampata in calce, Dott. Mastino, fu un ulteriore invito ad accettarla senza intralciarla.

La morale della favola

Ora non si può dire nulla di ciò che avvenne in seguito perché non è chiaro che piega presero gli eventi. I fatti noti sono solo quelli citati. Oltre non è consentito spingersi.

La considerazione di carattere generale (morale, forse) che se ne trae è che non esiste alcuna possibile assicurazione o rassicurazione che le cose future possano avere un certo sviluppo. Tutto è a rischio. Nessun animale che cammini su questa nostra Terra comune a quattro zampe, a due, a sei o a quante fa a lui medesimo comodo potrà mai avere certezze sul proprio futuro, né di avere cure contro malattie o fortuna di evitare morte prematura o dolorosa. Né di ottenere soddisfazioni o premi o riconoscimenti, né di essere felice. Che poi, per un animale, la felicità in cosa consiste?

 

Ciao, viz. Un altro giorno passa, poco a poco.

                                                                          Silvano C.©   


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giovedì 26 novembre 2020

Ordinare, classificare, raccogliere, selezionare, eliminare, e ritrovare

Per evitare di annoiarmi, cosa che mi capita di rado, a volte anticipo il potenziale problema con una serie di operazioni che consistono nell’ordinare, classificare, raccogliere, selezionare, e purtroppo anche eliminare. E questo lo faccio casualmente. Ho talmente tanto caos attorno a me che ovunque posi lo sguardo, anche in questo momento, potrei trovarmi da fare sino a sera. La pigrizia, altri interessi e la precisa volontà di tenere lontana la belva sempre pronta ad aggredirmi mi fanno desistere. 

Mi capita di avere pezzi doppi tra gli utensili perché non trovo quello che so di avere e al momento del bisogno devo comprare una chiave, un cacciavite o un qualsiasi attrezzo. Pure con i libri a volte mi succede, perché un autore o un titolo mi interessano e rivendendolo non ricordo di averlo già preso, così lo ricompro. Potrei dire lo stesso quasi per ogni genere di cose. Anche le immagini fotografiche del mio caotico archivio sono in cartelle dai nomi improbabili, o spostate su supporti non sempre comodi. 

Non ho una vita ordinata, ma se voglio viverla non mi va di ordinarla. Io sono quello che sono, anche il caos e la contraddizione, e non devo pensarci troppo. Chi sa tenere maggiormente in ordine può dimostrarmi di essere più felice e di non pentirsi mai di aver fatto ordine e gettato qualcosa che poi gli sarebbe tornata utile? La maggior felicità sarebbe un argomento forte, lo ammetto, ma il troppo amore porta anche a questi problemi, e chi ama non è detto che ottenga, solo per questo, un qualche diritto speciale. Le cose non mi danno la felicità ma neppure la loro assenza o il rinunciarvi. Dovrei riformulare le azioni di prima aggiungendone una, e così diventerebbero: ordinare, classificare, raccogliere, selezionare, eliminare e ritrovare. Ritrovare è importante, e non poterlo fare mi crea qualche problema, lo so.

Ritrovare te però, per quanto mi è concesso, mi riesce in modo accettabile anche se non sufficiente. Il possibile forse lo faccio, anche se avrei potuto fare alcune cose, o dire alcune parole molto prima. Ciao, viz.

                                                                          Silvano C.©   


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mercoledì 25 novembre 2020

Cosa nostra

Non è giusto dire ciò che gli interessati non desiderano venga detto, in particolare se si tratta di fatti personali o di particolari che non riguardano altro che la sfera privata e si desidera mantenerli rinchiusi solo in una ristretta cerchia di persone.

Si tratta di cosa nostra che non riguarda nessun altro. Pure le immagini o le citazioni ed ogni altro aspetto andrebbero preventivamente censurati in tempo di social e di comunicazioni che facilmente, distraendoci, potrebbero sfuggire.

Sotto questo aspetto tento di fare attenzione, ma ovviamente sbaglio, mi è successo già in passato quando me lo facesti notare, e pesare. Su alcune cose il tuo diritto rimane non alienabile, alcuni temi, alcuni fatti, alcuni pensieri devono rimanere confinati dove sono.

Questo perché stamattina ho pensato esattamente ad uno di questi momenti del tutto privato, ormai nel ricordo e nella nostalgia.

E non intendo gli scheletri nell’armadio, che molti hanno ma non tutti o non tanto ingombranti.

Questo solo per spiegare perché oggi non ho nulla da dire pubblicamente. Ciao, viz.

                                                                          Silvano C.©   


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