We don't need no education.
We don't need no thought control.
No dark sarcasm in the classroom.
Teachers, leave the kids alone.
Hey, Teachers, leave the kids alone!
All in all it's just a, another brick in the wall.
All in all you're just a, another brick in the wall.
We don't need no education.
We don't need no thought control.
No dark sarcasm in the classroom.
Teachers, leave those kids alone.
Hey, Teachers, leave those kids alone!
All in all it's just a, another brick in the wall.
All in all it's just a. another brick in the wall.
All in all you're just another brick in the wall.
We don't need no thought control.
No dark sarcasm in the classroom.
Teachers, leave the kids alone.
Hey, Teachers, leave the kids alone!
All in all it's just a, another brick in the wall.
All in all you're just a, another brick in the wall.
We don't need no education.
We don't need no thought control.
No dark sarcasm in the classroom.
Teachers, leave those kids alone.
Hey, Teachers, leave those kids alone!
All in all it's just a, another brick in the wall.
All in all it's just a. another brick in the wall.
All in all you're just another brick in the wall.
(Another Brick in the Wall -
Pink Floyd)
Non abbiamo bisogno di alcuna istruzione, forse…
A me piace pensare che insegnare non sia una missione, come
qualcuno vuol far credere, ma un mestiere, una professione come tante altre,
importante, certo, ma pure tante altre lo sono, e alcune sicuramente di più.
Se la pensi diversamente lascia perdere la lettura, perché
tutto quello che scriverò da ora in poi discende da questa premessa.
Ovviamente prima ti spiego perché non si può definire
missione l’insegnare, e poi proseguirò.
Io diffido dei missionari, per principio. Non ci credo
proprio, per essere chiaro. Nella mia ottica non ne abbiamo bisogno alcuno.
Abbiamo sicuramente bisogno di persone serie, di gente impegnata, anche di
volontariato, ma prima, sicuramente, di donne e uomini che svolgano sino in
fondo il loro dovere. Ho visto troppi pensionati baby definirsi volontari per
non pensare molto male di chi smette di lavorare e poi, pagato da noi, fa
volontariato. Ma preferisco evitare questa punta polemica, che rischia di
depistare dal tema principale.
Il missionario è legato alla trasmissione di una fede
religiosa (basta leggere un qualsiasi dizionario, in proposito) ed è
esattamente questo che un buon insegnante deve evitare, trasmettendo invece una
visione laica e tollerante della vita, non di parte. In tal senso pure chi fa
volontariato e insegna catechismo non si può definire a pieno titolo
volontario, ma più onestamente un operatore religioso, perché vincola la
propria azione ad una visione di parte, non laica. Il vero volontario è laico,
non chiude le porte a nessuno. Chi fa scelte diverse opera per mantenere un
vantaggio alla propria cultura ed alla propria fede, di conseguenza ne riceve
un compenso, seppure indiretto.
Poiché un insegnante deve essere laico, come spiegato, se si
spaccia come missionario comincia a diventare pericoloso, perché trasmette
valori non di completa tolleranza ed apertura interreligiosa e multiculturale.
In quest’ottica, per diretta conseguenza, nessuna scuola
confessionale per me è una vera scuola, ma solo emanazione di una certa
cultura, di una parte della cultura.
La sola Scuola degna di questo nome è la Scuola Pubblica
Statale. Le scuole paritarie, a gestione privata ed a controllo religioso nella
maggioranza dei casi, sono altro. Chi ha studiato in queste scuole dovrebbe
essere escluso dalle cariche pubbliche statali, dai ministeri agli assessorati,
perché si è macchiato di un peccato originale imperdonabile. Se ha scelto
un’istruzione parificata invece di quella statale, per motivi assolutamente
leciti dal suo punto di vista, con quale diritto, dopo, pretende di imporre la
propria visione sulla scuola statale? Non cito i casi specifici, ma immagino tu
ti renda conto che ci vuole molto poco per trovarne a centinaia.
Un buon insegnante dovrebbe avere un orario chiaro,
definito, e svolgere tutto il proprio lavoro entro questo orario, esattamente
tutto il proprio lavoro intendo, e poi essere libero, come qualsiasi altro
lavoratore, oppure dovrebbe ricevere un compenso per le ore di straordinario.
Eppure questo non si è mai voluto fare, e nelle funzioni obbligatorie del
docente è prevista ad esempio la correzione dei compiti che è semplicemente
definita come dovuta, senza un impegno orario chiaro. Il buon insegnante
dovrebbe entrare a scuola al mattino, svolgervi tutte le attività previste
(incontri e riunioni come previsti dalle norme, aggiornamento professionale,
compilazione di verbali e registri, preparazione delle lezioni, incontro con
genitori ed alunni oltre le lezioni, preparazione delle verifiche per tutti e
personalizzate, lezioni integrative, programmazione con i colleghi per attività
interdisciplinari, preparazione di
uscite ed attività extra-scolastiche e così via) e dopo le sei, setto o otto
ore previste, andare a casa e non aver più nulla da fare. Si ovvierebbe in tal
modo alla facile e superficiale obiezione che chi non fa l’insegnante spesso
rispolvera: l’insegnante lavora solo quattro ore al giorno. Come se l’insegnate
lavorasse solo quando è in classe.
A chi accusa gli insegnanti di avere la vita facile, al
confronto di altre professioni, e di essere in una situazione di privilegio, io
dico: Bene, allora fallo tu l’insegnante. Chi te lo vieta?
Io ricordo che la preparazione dell’insegnante è sempre più
lunga e costellata di ostacoli, di tappe obbligatorie. Tutti possono
intraprenderla. Basta volerlo. Partendo dall’Esame di Stato alla fine delle
scuole secondarie superiori si passa obbligatoriamente alla Laurea, e subito
dopo ad un corso formativo post laurea per ottenere l’Abilitazione
all’insegnamento. Spesso tali corsi prevedono Tirocini Formativi obbligatori.
Poi ci possono essere Percorsi Abilitanti Speciali, riservati a chi ha già
un’esperienza come insegnante di alcuni anni. Si viene così inseriti in
graduatorie di terza, seconda e prima fascia. Col cambio dei governi, nel corso
degli anni, si sono create troppe tipologie di aspiranti insegnanti, alcune di
queste sottoposte a selezioni anche molto serie, ed ora si parla di Concorsi,
che ovviamente riporterebbero al punto di partenza chi studia ed insegna da
anni come precario.
Ultimamente entrano di ruolo insegnanti che lavorano ormai da dieci o quindici anni, se non di più. Una vita da precari, prima di arrivare ad essere insegnanti a tutti gli effetti. Quindi, ribadisco. Se sostieni che gli insegnanti sono privilegiati, accomodati.
Ultimamente entrano di ruolo insegnanti che lavorano ormai da dieci o quindici anni, se non di più. Una vita da precari, prima di arrivare ad essere insegnanti a tutti gli effetti. Quindi, ribadisco. Se sostieni che gli insegnanti sono privilegiati, accomodati.
Si parla in questi giorni anche delle vacanze. Sono troppe nella
scuola. Così pare. Va bene, accetto questa critica. Salvando tuttavia gli
studenti, che vorrei evitare di inserire nella questione. (perché il numero dei
giorni di lezione è già previsto per legge, e ci sono in molti casi pure
corsi estivi, talvolta anche all’estero, con insegnanti che accompagnano e si
assumono tutte le responsabilità del caso)
Io sfido chiunque a fare riunioni efficienti nei mesi di luglio ed agosto, in certe regioni, in locali che spesso sono veri forni e non uffici dotati di aria condizionata. Ma nulla vieta di allungare l’attività degli insegnanti, trovando un loro utilizzo serio che non sia solo di facciata e formale. Attendo di vedere come evolverà la questione.
Io sfido chiunque a fare riunioni efficienti nei mesi di luglio ed agosto, in certe regioni, in locali che spesso sono veri forni e non uffici dotati di aria condizionata. Ma nulla vieta di allungare l’attività degli insegnanti, trovando un loro utilizzo serio che non sia solo di facciata e formale. Attendo di vedere come evolverà la questione.
Per il resto ritengo che insegnare rimanga una cosa bellissima,
anche se difficile, e che sia possibile instaurare anche un buon rapporto con i
ragazzi (ma non sempre, occorre specificarlo, perché alunni ed insegnanti
sono esseri umani, con pregi e difetti). È un lavoro che permette creatività,
sperimentazione, entusiasmo. Al posto di missione metterei entusiasmo.
Il piacere di fare, non il dovere. Un buon lavoro, svolto perché piace, perché
offre stimoli, perché i ragazzi non saranno mai numeri, e che si deve poter
lasciare quando finisce la spinta positiva, quando si avverte la stanchezza.
Dopo si possono solo far danni.
Alcuni insegnanti non sanno insegnare, non ne hanno voglia,
sono stanchi e demotivati. Occorre trovare una soluzione per questi. Una
diversa occupazione, che tuttavia permetta loro di passare le esperienze
accumulate. Le mele marce andrebbero eliminate, anche con provvedimenti
disciplinari, ma io eviterei l’accumulo di funzioni assegnato ai Dirigenti,
come se fossero imprenditori che devono curare l’efficienza di una fabbrica.
Troppo potere al Capo di Istituto espone al rischio molto
forte di una deriva clientelare o poco trasparente, mentre un controllo assegnato alla Provincia, alla Regione o allo Stato, come è avvenuto sino ad ora, ha mitigato
il fenomeno.
Che altro dire? Non lo so. Mi riservo di rispondere a chi
avrà la cortesia di commentare queste mie righe, in modo da integrare i temi
esposti secondo la sensibilità e gli interessi di ognuno.
Silvano
C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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