Ripercorro i soliti luoghi, quelli che
conosco da tanti anni, che ho visto in altre stagioni.
L’occasione è una festa, ma è solo una
scusa, lo so bene.
Volevo vedere quanto è mutato, quanto sono
cambiato, cosa rende quei posti ancora miei, e ciò che è sparito.
Vedere ciò che è sparito è uno strano
esercizio, che richiama varie figure retoriche, credo. E’ possibile sicuramente
farlo ad ogni età, ma col passare degli anni assume un significato sempre più
preciso.
Ecco allora che si nota la città che muta,
lentamente, rispetto al nostro ricordo. Quella nuova vetrina, quella
saracinesca abbassata, quell’angolo dove stava un albero, quel cancello che non
c’era. E questa è la superficie, l’evidenza.
Poi, improvvisi, i volti di persone, gli
episodi, le vicende umane. I muri parlano, ecco il motivo di questa
espressione. Un angolo ricorda una vicenda triste di abbandono, di separazione.
Una coppia distrutta da una tragedia familiare che ora continua a vivere, ma
uno separato dall’altra. E l’associazione con un’altra vicenda, di un lutto ingiusto e della vita che
continua, per chi resta.
Questa faccenda di luoghi che aprono porte
direttamente sul passato ancora non mi è chiaro se è un fatto di spazio o di
tempo. Di entrambi, direi. Ma mentre lo spazio lo percorro ancora in tutte le
direzioni ed in ogni verso, il tempo no. Col tempo il verso è unico, ed è solo
la memoria che lo trasforma in una dimensione in più.
Quando ero venuto alla stessa festa, perché
amo certe tradizioni, poi, rientrando a casa non vi avevo più trovati. Mi era
caduto addosso il senso di vuoto mescolato a quello di colpa, e, da impulsivo,
sono partito quasi istantaneamente, facendo un viaggio non brevissimo per
potervi rivedere. Ora non posso più farlo. Se partissi in questo momento al mio
arrivo non troverei nessuno.
In realtà oggi vivo esclusivamente l’oggi,
il resto è fantasia, a volte allegra, altre volte dolorosa. È bello poter
raccontare però, e in questo modo recuperare le stesse emozioni, e anche se
prevedo problemi o difficoltà, poter programmare ancora, perché ancora trovo la
forza, e vedo prove, se non proprio battaglie.
Accettando che si aprano finestre nel tempo
tutto si complica, e molto si spiega. Le radici appaiono evidenti, e anche i
nuovi tralci, le gemme che stanno aprendosi con nuove foglie, in alcuni casi
anche con i fiori, prima delle foglie, perché per ogni ordine naturale la
natura prevede eccezioni. La magnolia, che questo lo ha capito molto bene, fa
esplodere i suoi fiori e ignora i miei pensieri. Lei segue il flusso, io vorrei
fermarlo. Ma ha ragione lei.
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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