Mi irrita sentirne parlare o leggerne in questi termini, e
cioè che è una festa.
Non è una festa. È un momento di riflessione, che dovrebbe
non essere necessario in una società più equa e giusta, in un mondo rispettoso
di ogni persona, come recitano le tante dichiarazioni universali dell’ONU.
Ripeterlo sembra inutile, perché molti non lo capiscono
neppure, assolvendo a questo obbligo, se uomini, con un rametto di mimosa, e,
se donne, ricercando o lo scontro o, all’opposto, la sottomissione.
A suo tempo ho già parlato della questione, su questo blog,
e ripetermi o citarmi lo trovo inutile. Usando il motore di ricerca interno o
le etichette si arriva dove si vuole, quindi lo lascio fare a chi vuol farlo.
A me basta osservare che la donna guadagna meno dell’uomo,
viene tenuta in condizioni di inferiorità in molte situazioni, anche in Italia
ma ancor più in altri paesi, che riscoprono, oggi, l’integralismo religioso
medievale.
Quindi ripeto. Non è e non sarà mai una festa. E vorrei che
fosse inutile celebrare la giornata internazionale della donna, perché le
ipocrisie e le frasi di circostanza si sprecano. Come le polemiche che
innescano.
La sostanza è una sola. Rendiamo una volta per tutte vera la
parità di opportunità e di libertà in ogni campo per le donne. Poi ne
riparliamo.
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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