lunedì 9 marzo 2015

Mani sapienti


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Durante l’infanzia le mani mi facevano scoprire il mondo. Con le mie esploravo le cose, e la natura, e  poi ammiravo la sapienza racchiusa nelle mani degli altri. I gesti di un tornitore, che da un disco di alluminio, o di un metallo simile, sapeva ricavare forme di vasi, di piatti e di altri oggetti. Mio nonno che sapeva scegliere i rami e potare quelli giusti. Mia nonna che cucinava, con gesti abituali, sicuri. Poiché in casa non c’erano libri (difficile trovarne nella case di operai in quei tempi) la mia cultura è stata prima di tutto manuale, legata ai gesti dettati dalla tradizione, e solo dopo, con la scuola, è arrivata da altre vie.

Da questo mi deriva una certa ammirazione per il lavoro artigianale, quello fatto bene però, che cura i particolari, sceglie gli utensili giusti e i materiali adatti. Non devono essere necessariamente attrezzi tradizionali, so che i tempi cambiano, e possono essere strumenti all’avanguardia. Confesso lo stupore e l’ammirazione provati per un idraulico che, per liberarmi uno scarico intasato, ha fatto sfoggio di un endoscopio con uno schermo a colori che mi mostrava lo stato interno dei miei tubi, sino a oltre una decina di metri di distanza. Se ne avessi la scusa confesso che lo comprerei, ignorando ogni logica, e fingendo di non sapere che non sono un idraulico e che sarebbero soldi quasi sprecati.

Un bel legno grezzo prima piallato, sagomato, levigato e poi lucidato mi trasmette piacere. Lo stesso di una parete appena imbiancata, di una finestra ben rifinita, di un motore che funziona come si deve, e anche di un gioco costruito con i mattoncini Lego. La sublimazione di insoddisfazioni sentimentali e sessuali ha sicuramente avuto un ruolo in tutto questo, e non pochi sostengono che è dal dolore che vengono le spinte al progresso, dalle situazioni non risolte, dalla ricerca. In seguito sicuramente il gusto della ricerca e del fare materialmente si è autoalimentato, portandomi dove voleva, come se le scelte non fossero più mie, ma semplicemente dettate dalle circostanze.


le mani del resto hanno permesso la nascita della vera cultura, quella che si sa tramandare non solo oralmente o per trasmissione diretta, ma attraverso la scrittura, che a sua volta ha separato la preistoria dalla storia. Ciò che ci è arrivato dal passato attraverso documenti che usavano simboli, non oggetti, ed ora appartiene all’intera umanità. Vedere con ciclicità la distruzione di reperti inestimabili operata da ignoranza integralista mi addolora, ma non riesco a non essere, malgrado tutto, fiducioso. La memoria collettiva ormai è nostra. Distruggere un tassello originale porta danni ma non elimina la conoscenza, non ferma il progresso. Lo rallenta, o momentaneamente lo annulla, ma le mani poi sanno recuperarne il ricordo, e alimentano la rabbia della reazione, che di solito, per un apparentemente strano abbinamento, è legata all’affermazione della donna.
La misura della civiltà di un paese, ormai è evidente anche ai ciechi, si ottiene in modo sicuro dalla misura della dignità della donna in quella società. Se le donne, con le loro mani, imbracciano le armi, con quelle stesse mani che sanno donare e allevare la vita, non lo fanno per difendere solo loro stesse dall’umiliazione di chi le vorrebbe sottomesse e schiave, ma per tutti noi.

Le mani sono espressione di quanto di più umano possediamo, della nostra ambizione di migliorare il mondo.

                                                                                             Silvano C.©

( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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