Marco sente di essere seguito, lo capisce, e tenta di
portarsi in una zona più frequentata della piccola cittadina. Intuisce di
correre un serio rischio, perché il suo negozio è già stato oggetto di scritte
omofobe solo poche settimane prima, ed è quasi certo di sapere da dove possono
provenire le minacce. Sino a questa sera tuttavia non ha avuto veri problemi,
se non le immancabili squallide battute che lo perseguitano dal tempo delle
scuole superiori.
È quasi arrivato nella Piazzetta del Cigno quando il branco
lo raggiunge.
-
Dove scappi, culo? -
Lui non risponde ed allunga il passo, senza voltarsi.
-
Ti abbiamo chiesto dove vai così di fretta. Hai paura di
rispondere? Fermati... –
-
Scusate, ragazzi. Non cerco problemi. –
-
Non cerchi problemi? Non ci credo. Tu sei un problema. Tu
non mi piaci. –
Sono in quattro, mezzo ubriachi, ed ormai lo hanno
circondato, spingendolo contro un muro, in una zona poco illuminata della
Piazzetta. Ora si divertono come il gatto col topo, solo che sono vigliacchi e
si sentono forti, in tanti contro uno.
Iniziano ad insultarlo, a strattonarlo, a sputargli addosso,
e continuano a controllare che non arrivi nessuno.
-
Diamogli una lezione come si deve, che se la ricordi per un
po’.-
In quel momento arrivano, sbucando da un via sul lato opposto,
Serena e Mary, un po’ in anticipo per il loro appuntamento al Centro Civico.
Vedono quello che succede, capiscono, e si immobilizzano.
-
E voi due troie da dove puntate? –
Serena guarda l’amica, senza muoversi, e risponde:
-
Non siamo troie, mi spiace. Nulla contro le troie, sia
chiaro, ma siamo solo due lesbiche. –
I quattro stavolta si girano tutti, e dimenticano il
malcapitato Marco.
-
Ma guarda, due froce, due luride stronze che se la fanno tra
di loro. Non vi piace il manico? –
-
Il tuo sicuramente no. –
L’energumeno che ha parlato si sente preso in giro e parte
come un toro alla carica, deciso a pestare a sangue prima quella che ha
parlato, poi l’amica, che è rimasta sino a quel momento in silenzio, ad
osservare, apparentemente senza molto interesse. Serena sembra non preoccuparsi
per l’assalto, e non si muove sino all’ultimo secondo, quando scarta senza
difficoltà quella montagna di muscoli e, col piede, lo fa inciampare e cadere a
terra come un sacco di patate.
Dal gruppo parte un secondo aggressore, che si butta sulle
due donne facendo apparire tra le mani la lama di un coltello. Stavolta è Mary
che accoglie l’uomo con un semplice colpo sul braccio che gli fa volare lontano
il coltello, e poi lo fa finire disteso accanto al suo amico, quasi senza
sfiorarlo.
Anche gli altri due adesso sembrano arrabbiarsi sul serio,
si avvicinano minacciosi, imprecano e sibilano insulti, poi ricevono due colpi
ai testicoli sferrati in contemporanea dalle due ragazze, e finiscono a
contorcersi in terra.
Per un tempo imprecisato la scena sembra una fotografia,
senza movimenti. Poi i primi assalitori si alzano in piedi, e si riavvicinano
più incazzati di prima alle due, che però non sembrano avere alcuna intenzione
di andarsene. Stavolta si dividono il compito, e in un attimo li immobilizzano
entrambi piegando loro un braccio dietro la schiena sin quasi a spezzarlo. Gli
altri due, intanto, visto come sono precipitate le cose, appena sono in grado
di muoversi spariscono fuggendo in un vicolo.
Adesso è sempre Serena che chiama il ragazzo ancora
impaurito, immobile come una statua, dove lo avevano messo all’angolo i
quattro.
-
Tu, come ti chiami?.-
-
Marco, mi chiamo marco.-
-
Avvicinati Marco. Prendi il cellulare e chiama il 113.
Questi non se la caveranno facilmente. -
Un po’ di tempo dopo, quando i due assalitori sono già stati
portati via da un paio di pattuglie e i tre hanno fatto la loro deposizione
nell’ufficio del commissariato, finalmente Serena e Mary possono andare alla
festa dove erano attese, portando con loro il nuovo amico, Marco. Lui intanto
ha scoperto che Serena è estremo nella squadra di rugby provinciale e Mary, la
sua compagna che viene da Milano dove vive abitualmente, è docente trainer di
Krav Maga.
Lo so che è fantasia, che a volte la realtà è diversa,
tragicamente diversa, eppure mi va di sognare, ogni tanto. Se non sognassi non
avrebbero molto senso tante delle cose che faccio. Mi sono liberamente ispirato
a fatti di cronaca. Questo, questo e questo.
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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