venerdì 6 marzo 2015

Il falchetto innamorato


Voleva portare un regalo, il giovane falchetto, e cosa di meglio di un passero per la sua bella? Lei avrebbe apprezzato, ne era certo, ed infatti si mise in volo con l’intenzione di trovare la prede giusta, molto in alto, come lui sapeva fare con astuzia e antica saggezza.
Volò per un po’ sopra un piccolo parco, aspettando l’occasione adatta, con pazienza e senza fretta. Quel luogo, lo sapeva bene, offriva mille possibilità.

Al momento giusto, quando vide quello che aspettava, si gettò in picchiata senza che la sua vittima neppure si accorgesse di ciò che stava per capitarle. La natura in questo è saggia e crudele allo stesso tempo.
Il passero venne ucciso con un colpo preciso del becco adunco, dopo essere stato catturato, ed il falchetto iniziò subito dopo, con la preda saldamente tra gli artigli, la manovra di risalita.

Qualche cosa però lo distrasse, perché vide un negozio di fiori pieno di rametti con tante palline piccole e gialle, quelli che noi chiamiamo mimose, e che simboleggiano molte cose, per gli umani.
Lui rimase una frazione di secondo di troppo a fissare la vetrina, ed andò a sbattere proprio contro di quella, cadendo poi davanti alla porta, la sua preda abbandonata a terra, accanto a lui. Forse era stato tradito anche da un colpo di vento, che in quei giorni soffiava più forte del solito. Due vite spezzate.

L’uomo che voleva comprare le mimose arrivò pochi minuti dopo la tragedia, quando l’agitazione delle persone tradiva il fatto capitato da poco. Già una volonterosa vicina si stava organizzando con una scatoletta per raccogliere i due piccoli cadaveri. Prima raccolse il povero passero. Quando fu il turno del falchetto, questo mosse il capo, aprendo gli occhi. Intanto era arrivato pure un ragazzo, con un furgone, e pure lui iniziò ad interessarsi alla faccenda. Mentre gli altri non sapevano che fare, l’uomo, con delicatezza, raccolse il piccolo falco e lo tenne nelle mani, sentendo che questi si abbandonava, senza forze, ancora fresco di trauma. Per un attimo l’uomo dovette affidare il piccolo rapace al ragazzo, perché aveva appoggiato documenti che non voleva abbandonare e doveva recuperarli, mentre gli altri attorno iniziavano a parlare di gabbiette, di protezione animali, di tenerlo qualche ora, o qualche giorno in osservazione.
La cosa non gli andava, e, per dirla tutta, non si fidava sino in fondo delle reali intenzioni del ragazzo. Lo teneva d’occhio, e vedeva che apriva una portiera dopo l’altra del suo furgone, probabilmente per cercare una scatola, o un contenitore chiuso. Senza dimostrare sfiducia, e con calma, si riprese il falchetto, che lui prima aveva raccolto da terra, e spiegò che intendeva liberarlo nel piccolo parco a poca distanza, esattamente quello da quale probabilmente si era alzato per il suo ultimo volo lo sfortunato passero.

Mentre si avvicinavano agli alberi, il giovane falchetto tentò di volare via, e l’uomo lo tenne con più attenzione anche per la coda, evitando di fargli male. L’uccello tentò ancora una volta di sfuggire, ma ormai erano arrivati nel punto adatto. Se anche fosse caduto a terra in quel posto il rapace non avrebbe corso pericoli immediati, e l’uomo lo liberò.
Il suo volo fu subito sicuro, e in un attimo il giovane falco, forse innamorato, riprese il controllo dell’aria e ritornò, probabilmente, dalla sua bella, purtroppo senza un regalo, e anche senza la mimosa. 
Lei non sarebbe rimasta delusa per la mancanza dei fiori, ma probabilmente avrebbe gradito un altro tipo di regalo.

                                                                                             Silvano C.©

( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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