lunedì 30 marzo 2015

La cura


Nessun tavolo zoppica se messo nel punto giusto. [Ben Samuel Kochirowskjj]

- Mi racconti come è andato quest’ultimo mese. Come si sente adesso?
La dottoressa lo guarda con la consueta aria professionale e dimostra interesse per quanto lui riesce a fatica ad esprimere.
A volte ha persino l’impressione di star semplicemente discutendo con un’amica al bar.
Molto a lungo del resto ha pensato, e non di rado espresso, che piuttosto di raccontare i propri problemi ad uno strizzacervelli avrebbe preferito andare a trovare qualche amico. E quella psicoterapeuta gli era stata consigliata esattamente da un’amica, quindi la proposta in fondo non gli era dispiaciuta, e l’aveva accettata. 
- Mi sembra di non essere stato male, se devo essere sincero. Di notte dormo sempre pochissimo e in modo agitato, ma di giorno, quando riesco a distrarmi o pensare solo al lavoro, credo di poter anche sorridere, qualche volta.
 - Ha sempre quei sogni che le capitano di frequente? Mi piacerebbe che mi raccontasse di quelli, se le va.
Lui non ne è certo, non è certo quasi di nulla da quando Sofia lo ha mollato dopo appena tre anni di matrimonio. Si sono lasciati in modo doloroso, per lui, che si è sentito accusare di essere semplicemente un depravato, un inibito, un falso, e via continuando.  
 - Non so, credo di aver sognato ancora in un paio di occasioni la situazione nella quale io guardo, di notte, quello che succede in una stanza illuminata. Una volta credo di essermi appostato, volutamente, per spiare dentro. Un’altra invece stavo solo passando per caso per strada, e mi è capito di vedere la luce che si accendeva.
 - Continui.
 - Quello che vedo ogni notte mi sembra diverso. Spesso resto deluso. E mi sveglio con un senso di malessere che impiega un po’ di tempo a passare. Mi fa sentire sporco.
 - Mi spieghi questo particolare. Ancora non mi ha detto ciò che prova veramente, in relazione a quello che sogna.
Lui rimane silenzioso, riflette, non sa ancora se deve dire o non deve dire. Poi decide di iniziare poco a poco.
 - Se dovessi ricordare tutte queste situazioni mi verrebbe da pensare che in diversi casi io osservo la vita degli altri, volutamente, per trovare altrove cose che probabilmente mi mancano, ma non ne sono sicuro…
Si interrompe e la guarda, in attesa, ma lei stavolta non lo incoraggia. Aspetta solo che continui.
- Spesso vedo solo stanze vuote, o dove passa qualcuno di indistinto, preso da faccende che non so quali possano essere. Allora osservo i particolari, come il soffitto, i quadri, le luci, i mobili. Mi ritrovo spesso per strada, e io sono in basso, mentre le finestre che osservo sono al primo o al secondo piano, più in alto insomma. A volte vedo donne, che sfuggono alla mia vista tanto rapidamente quanto velocemente sono entrate…
- Continui.
- Solo una volta ne ho osservata una che si stava cambiando. L’ho vista seminuda, ma non se sono certo. Potrei anche aver sovrapposto immagini di sogno e fantasia. Non sono mai sicuro di quello che ho sognato veramente… (pausa)
- Lei si ricorda di prendere appunti, appena sveglio, come le ho chiesto?
- Sì, lo faccio, se ne ho il tempo. Diciamo che lo faccio molto spesso.
- Va bene, scusi, continui, mi parli di questa donna. L’ha vista una volta sola?
- Non sono stato chiaro. Una volta sola in questo periodo, intendevo. Ma è un sogno che mi capita di tanto in tanto, ne sono certo. È una cosa vecchia, credo, che mi trascino da tempo…
Lei lo guarda, dall’altro lato della scrivania. Ogni tanto prende nota di alcune cose con una scrittura fitta e minuta su foglietti piccoli piccoli. Basterebbe un soffio di vento per scompigliare le carte che tiene in apparente disordine sul piano. Lui si distrae a guardare piccoli oggetti, alcuni sono souvenir di viaggi che evidentemente lei ha fatto. Alle pareti, oltre ai diplomi ed i titoli accademici, molti disegni di bambini, ma nessuna foto personale, gli sembra, e neppure riproduzioni di opere d’arte. C’è solo un dipinto originale, una marina, eseguita con una discreta tecnica, lui un po’ ci capisce d’arte.

Una bambina si accorse di essere ammirata e ne provò una piacere mai provato prima. Non erano mamma e papà che la guardavano, ma un ragazzino, forse più grande di lei, forse della sua età. Era in spiaggia a giocare, vicino ai suoi, e in un momento diventò adulta, perdendo l’ingenuità.

Lui si rende conto che la sua pausa è troppo prolungata, e, senza che lei intervenga a stimolarlo, continua.
- Sì, credo sia una cosa che mi viene dall’infanzia. Sin da piccolo mi piaceva osservare le persone, a volte anche di nascosto. E a volte qualcuno, quando se ne accorgeva, reagiva male. Credo sia uno dei motivi che ha messo definitivamente in crisi il rapporto con la mia ex moglie.
- Mi spieghi cosa intende dire. Non era mai arrivato prima a questo tipo di affermazioni, e mi sembra un punto importante.
- Mia moglie, ehm, la mia ex, non ha mai sopportato il fatto di mettersi in mostra, lo ha sempre trovato degradante. Mica cose folli, certo, ma a me la cosa sarebbe piaciuta. Quando le ho confessato la mia fantasia lei ha iniziato ad irrigidirsi. E ad allontanarsi.
- Ho capito, credo di aver capito. Ora le chiedo di riflettere su questo punto, sino al nostro prossimo incontro, se lei è d’accordo con me. Per ora abbiamo finto, ci vediamo il…

Un bambino che stava scavando una buca nella sabbia per trovare l’acqua, e che non poteva allontanarsi dall’ombrellone perché il troppo sole gli faceva male, senza amici con i quali giocare, osservava una bambina, non troppo lontana da lui. Non aveva il coraggio di parlarle. La osservava e gli interessava, molto.

- Buongiorno, si accomodi. Come sta?
- Bene grazie, e lei?
- Pure io, grazie. Mi racconti se ha fatto sogni diversi, in queste settimane. Vorrei iniziare con quelli.
- Nulla di nuovo, sempre i soliti, a parte uno particolarmente strano, che però mi ricordo solo in parte.
- Mi dica…
- Stavo mettendo in ordine le vecchie fotografie, nel sogno, e rivedevo come in un filmato in bianco e nero un vecchio appartamento dove credo di essere stato in vacanza, al mare. Non corrispondeva a quello reale però, ma a me sembrava fosse quello. Era la prima volta che andavo al mare. Non c’ero mai stato prima. E poi improvvisamente ero grande, non ero più piccolo. Le cose si sono confuse. Vedevo le donne, con i loro costumi, piccoli, che non nascondevano nulla. Ed io mi vergognavo. Ma le guardavo. E poi ero di nuovo piccolo, e allora guardavo le bambine, ma anche le donne grandi. E volevo che mia madre non se ne accorgesse. Mi ero fatto comprare un paio di occhiali da sole, e così potevo spiare senza che si notasse. Poi mia madre se ne accorgeva, e si tornava a casa. Poi succedeva anche altro, ma non lo ricordo.
- Va bene. Questo è interessante. Vedo che la sua fantasia è entrata anche nel sogno. Se ne è reso conto? Ha sognato anche la sua ex moglie per caso?
- No, non mi pare. A lei penso di giorno, lo faccio spesso, ma non ricordo di averla sognata.
- Mi racconti allora della sua fantasia, fuori dal sogno però, se ci ha pensato, e se mi vuole dire qualche cosa…

Una certa  forma di esibizionismo è in taluni connaturata, naturale, accettata. Oltre un certo limite tuttavia si arriva al comportamento patologico, alla devianza, sino alla parafilia. Il giudizio sociale condanna questo tipo di comportamento, che quindi deve essere evitato.

Dopo vari mesi di terapia la dottoressa, con una motivazione che a lui suona in qualche modo falsa, deve interrompere gli incontri. Spiega che deve frequentare un corso di aggiornamento di vari mesi, in Austria, e che sospende tutti i trattamenti in corso. Se vuole gli consiglierà alcuni colleghi che lo potranno seguire, in attesa che lei torni. Tuttavia è possibile che dopo lei si dedichi esclusivamente all’attività di consulente per il tribunale, smettendo del tutto di svolgere attività nel suo studio.

Trascorre più di un anno. Lui sta tentando di riprendere la vita precedente il matrimonio. Non avendo avuto figli non ci sono state complicazioni dovute a questo motivo. Ricomincia a vedere alcuni vecchi amici, recupera antiche amiche, fa nuove conoscenze, ma è sempre molto restio a iniziare un rapporto serio. Non è pronto e non ne prova molto desiderio. Non ha intenzione di fingere, oltretutto. Gli incontri occasionali, che non rifiuta, non gli offrono mai quello che non vuole più confessare a nessuna.
Poi, una sera, per caso, la incontra. Lei è vestita in modo abbastanza vistoso e sulle prima non la riconosce neppure. Gli sembra molto diversa dalla dottoressa che conosceva, e che gli ispirava al massimo amicizia. Questa donna ora gli fa pensare a ben altro, e di lui sa quasi tutto.
È lei la prima a sorridere vedendolo.


Tutti i fatti qui raccontati sono reali esattamente come lo sarebbero le descrizioni che potrei fare di una mia spedizione al Polo, o, preferisco, su una calda isola tropicale (dove non sono mai stato). Se hai dubbi in proposito nessuno è in grado di fugarli. Aggiungo solo che non so nulla di psichiatria e che mi piace immaginare storie. La citazione iniziale è frutto solo della mia fantasia. L’immagine usata è mia.


                                                                                                                               Silvano C.©

( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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