Ennio se ne torna verso casa, è sera tardi ma ancora la
mezzanotte non è suonata. Pensa ai fatti suoi, probabilmente a Michela, che il
giorno prima gli ha detto che è stanca delle sue storie e dei tira e molla continui
che lui si inventa ogni giorno.
Oppure è orgoglioso della figlia che a scuola ha preso un
bel voto in italiano, e gli da molte soddisfazioni.
Macchè, non è sposato, non ha nessuna ragazza e non ha figli.
Non ha neppure un lavoro, e vive grazie all’aiuto dei genitori, operai entrambi
quasi in pensione che lo mantengono ancora malgrado i suoi quasi trent’anni.
Ennio si è laureato da poco e torna a casa dopo una serata
trascorsa con gli amici, godendosi la serata serena, le strade quasi vuote, l’odore
dei tigli che gli arrivano da alcuni alberi di un piccolo parco vicino.
Ennio sei tu e sono io. Stiamo passeggiando sul marciapiede
di una piccola città, senza fretta, come a volte capita a tutti.
Poi avviene che un’auto impazzita, senza alcun motivo
apparente, ti travolga e ti schiacci sul marciapiede e contro il muro, quello
dell’immagine, quello è reale, mentre il tuo nome è di fantasia.
Non c’è alcun motivo perché quella grossa auto di un noto
gioielliere locale ti travolga. Tu stai camminando con prudenza, non sei in
mezzo alla piazza, che tra l’altro sarebbe pure in parte utilizzata come un
parcheggio e non come una pista per gare o un’autostrada o una statale.
Il solo motivo, se si può definire motivo, è che l’uomo alla
guida ha bevuto oltre i limiti consentiti dalla legge, quindi tu devi morire perché
un altro ha ritenuto di mettersi alla guida ubriaco.
Per molti mesi un fiore ti ricorda dove la tua vita è
finita, poi anche quello sparisce, viene rimosso, forse da fastidio a
qualcuno. E il gioielliere è libero, i suoi affari prosperano e la gioielleria
in città non abbassa le
serrande un solo giorno.
Dalla rete spariscono pure le notizie dell’incidente, che è impossibile
recuperare, anche se in effetti sono passati ormai alcuni anni e quindi alcune
cose potrebbero essere stare rimosse.
Vita e morte, insomma, ed una grossa rabbia che rimane anche
se non ti conoscevo, Ennio.
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
Purtroppo molte notizie simili abbiamo letto e nonnavremmo mai voluto leggerle.
RispondiEliminaAnche io naturalmente non lo conoscevo..un ragazzo..tanti ragazzi.
Serve qualcosa per non leggere più notizie simili. Molto spesso non è la pena il metodo migliore per farnsi he non accadano più. Serve partire da sotto, da zero
menfino
quello che mi colpisce è il senso di impunità che avverto, e che non accetto. gli incidenti capitano, ma poi vorrei giustizia...Silvano
EliminaLa punizione deve essere giusta e deve servire affinché non accadano nuovamente. Troppi incidenti, troppi morti. Nel recente passato, ogni volta si è parlato quasi di pena di morte per cho ha procurato stragi simili...forse perché è stata sempre accompagnata a notizie che in molti hanno cavalcato ontro lo straniero...siamo tutti per punire ma nulla si insegna...si è esagerato anche in questo.
RispondiEliminaSi potrebbe provare con soluzioni diverse per far apprezzare e capire cosa sia una vita umana.
mengino
la legge offre scappatoie a chi può pagare buoni avvocati...e questa è già una stortura. il guaio è amplificato dall'interpretazione della legge che lascia libere persone appena arrestate in flagranza di reato, e che le forze dell'ordine hanno acciuffato con fatica e spesso con rischi personali. due problemi enormi, ai quali non vedo rimedi facili o semplici, e che alimentano il rifiuto del diverso e la sfiducia nella legge stessa. sulla pena di morte non aggiungo nulla a quanto ho già scritto su questo blog, esattamente il 18 agosto 3013... Silvano
Eliminapardon... 2013... ovviamente...:-)
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