giovedì 9 ottobre 2014

Dannazione e santità


San Francesco nasce nel 1182 e muore nel 1226, a poco più di 44 anni. La conversione avviene all’incirca nel mezzo del cammin della sua vita, quindi nasce ricco e sceglie di vivere e morire povero, dopo aver capito perfettamente cosa significa avere una posizione di privilegio. Questo mi basta per farne un santo e prima ancora un uomo giusto, a prescindere da ogni altra considerazione.

Cecco Angiolieri nasce nel 1260 circa e muore nel 1312, attorno ai 52 anni. Nasce ricco ma, nel corso della sua vita, varie vicende lo fanno indebitare e finisce quindi per morire in povertà, non sicuramente per sua scelta. Pure ai figli lascia solo debiti, e quindi non sembra un esempio luminoso da seguire, volendo cercare un modello al quale uniformarsi o tendere.

Difficile scegliere del resto tra la santità e la rovina, anche se vite che sembrano quasi parallele per certi versi, ed anche non troppo distanziate nel tempo, sono pur sempre lontanissime, e noi la nostra la dobbiamo vivere senza avere il coraggio dell’uno e, si spera, i difetti dell’altro.

Francesco compose il suo “Cantico delle creature” molti anni prima che Cecco scrivesse il suo più famoso sonetto: “S'i fosse fuoco”, e quindi è verosimile che lo spirito dissacratore dell’Angiolieri conoscesse bene il cantico di Frate Sole, ed a me piace immaginare che lui si divertisse, in qualche modo, a prendere in giro le parole del Santo patrono italiano.

Provo un gioco, certamente per nulla nuovo, di accostare pochi versi del Santo mistico e visionario a quelli molto più brevi e sintetici del poeta gaudente e peccatore. Vediamo cosa ne salta fuori, sperando ovviamente di non offendere la sensibilità di nessuno, ché non è quella la mia intenzione. Sopra trascrivo qualche verso di Francesco, sotto accosto la visione di Cecco:  

Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.
Ad te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.



                                                 S'i fosse Dio, mandereil' en profondo.



Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.



                                                S'i fosse fuoco, arderei 'l mondo.

Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le tue creature dài sustentamento.



                                                 S'i fosse vento, lo tempestarei.





Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.



                                                 S'i fosse acqua, i' l'annegherei.



Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare:
guai a·cquelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no ‘l farrà male.
Laudate e benedicete mi’ Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate



                                                S'i fosse morte, andarei a mi' padre.

                                                                           -------------


Dammi, ti dissi, la castità e la continenza, ma non ora” pare abbia detto Agostino d'Ippona prima di essere santo, quando cioè ancora cercava di scoprire tutto quanto poteva offrirgli la vita.
Il fatto che Agostino prima non lo fosse e poi divenisse santo sembra cosa naturale in una certa visione cristiana, come se le nostre vite fossero scomponibili e le persone frazionate e quindi giudicate, in qualche modo, non per l’insieme dell'intera opera, ma per quella parte ritenuta più interessante ed importante.
Io mi astengo invece da un giudizio limitato in questo modo, e mi piace immaginare la vita come un percorso ininterrotto, dal suo inizio alla sua fine, e non riesco, malgrado tutto, a ritrovarmi completamente né nelle parole di Francesco né in quelle di Cecco, che ho volutamente accostate, ma vorrei una mediazione tra le due visioni. In questo senso mi piace molto invece la frase di Agostino, non ancora santo ma del tutto umano.

                                                                                     Silvano C.©


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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