Arrivo al quarto piano che neppure me ne accorgo, quasi
volando, e sono in un attimo dentro l’appartamento per verificare a che punto
sono i lavori. Avverto odore di malta fresca, di collanti, vedo attrezzi e noto che tutte le porte non hanno ancora serramenti.
Giro nelle poche stanze e mi sembra che, anche se non hanno eseguito
le opere come immaginavo io, tutto sommato non stia venendo male, e forse i
tempi potrebbero anche venire rispettati, non ci saranno problemi, non ci
saranno spese aggiuntive impreviste e dovrei quindi essere soddisfatto.
Poi entro nella cucina, o nel soggiorno, ora non ricordo
bene, e vedo quella cosa incredibile.
Su un paio di pareti, che sembrano ultimate, noto che in
basso è stata applicata una fascia protettiva alta circa un metro, come si usa
fare con il rivestimento in legno in certe cantinette o locali tipici. Solo che
non è in legno, ma in uno strano materiale spugnoso, forse lavabile, con
disegni e colori da incubo.
Sono esterrefatto e mi prendono i miei cinque minuti. Mi affaccio
alla finestra, lancio un urlo a mia moglie che non so per quale motivo è
rimasta ancora in strada e le dico di
salire. Intanto, incapace di sopportare quell’indecenza, mi avvicino e strappo
a mani nude quella cosa dal muro, lasciandone i pezzi a terra.
Poi mi guardo meglio intorno, e mi sento svenire.
Quello, accidenti, non è il nostro appartamento, ma è quello
del vicino.
Entro nel nostro, sembra in ordine come concordato, e
le piastrelle sono quelle giuste, tutto è a posto. Vedo che passa un operaio,
sul piano dove mi trovo, mi avvicino e gli voglio spiegare di aver fatto un
danno, e che desidero pagare per le riparazioni del caso.
Ma non è necessario, mi sveglio di colpo, mi rendo conto che
non ho fatto alcun danno. Attorno è buio, è prestissimo, non sono ancora le
sei, ho solo sognato.
Mi alzo in silenzio e vado in bagno, accendo la luce e mi
siedo sulla tazza a pensare, ancora vagamente con un senso di colpa addosso che
non sembra volersene andare. Non torno più a letto.
Quando anche lei si sveglia le racconto il sogno,
nitidissimo nella mente, come se lo avessi vissuto pochi istanti prima. Lei, che
in questo periodo non sta bene, con mille pensieri in testa, scoppia a ridere e
dice soltanto: «Questo sei tu!».
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti offensivi o spam saranno cancellati. Grazie della comprensione.