giovedì 16 ottobre 2014

Visita in cantiere



Arrivo al quarto piano che neppure me ne accorgo, quasi volando, e sono in un attimo dentro l’appartamento per verificare a che punto sono i lavori. Avverto odore di malta fresca, di collanti, vedo attrezzi e noto che tutte le porte non hanno ancora serramenti.
Giro nelle poche stanze e mi sembra che, anche se non hanno eseguito le opere come immaginavo io, tutto sommato non stia venendo male, e forse i tempi potrebbero anche venire rispettati, non ci saranno problemi, non ci saranno spese aggiuntive impreviste e dovrei quindi essere soddisfatto.
Poi entro nella cucina, o nel soggiorno, ora non ricordo bene, e vedo quella cosa incredibile.

Su un paio di pareti, che sembrano ultimate, noto che in basso è stata applicata una fascia protettiva alta circa un metro, come si usa fare con il rivestimento in legno in certe cantinette o locali tipici. Solo che non è in legno, ma in uno strano materiale spugnoso, forse lavabile, con disegni e colori da incubo.
Sono esterrefatto e mi prendono i miei cinque minuti. Mi affaccio alla finestra, lancio un urlo a mia moglie che non so per quale motivo è rimasta  ancora in strada e le dico di salire. Intanto, incapace di sopportare quell’indecenza, mi avvicino e strappo a mani nude quella cosa dal muro, lasciandone i pezzi a terra.

Poi mi guardo meglio intorno, e mi sento svenire.
Quello, accidenti, non è il nostro appartamento, ma è quello del vicino.
Entro nel nostro, sembra in ordine come concordato, e le piastrelle sono quelle giuste, tutto è a posto. Vedo che passa un operaio, sul piano dove mi trovo, mi avvicino e gli voglio spiegare di aver fatto un danno, e che desidero pagare per le riparazioni del caso.

Ma non è necessario, mi sveglio di colpo, mi rendo conto che non ho fatto alcun danno. Attorno è buio, è prestissimo, non sono ancora le sei, ho solo sognato.
Mi alzo in silenzio e vado in bagno, accendo la luce e mi siedo sulla tazza a pensare, ancora vagamente con un senso di colpa addosso che non sembra volersene andare. Non torno più a letto.

Quando anche lei si sveglia le racconto il sogno, nitidissimo nella mente, come se lo avessi vissuto pochi istanti prima. Lei, che in questo periodo non sta bene, con mille pensieri in testa, scoppia a ridere e dice soltanto: «Questo sei tu!».

                                                                                     Silvano C.©


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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