giovedì 23 ottobre 2014

Venere e le nuvole


Vanno
vengono
ogni tanto si fermano
e quando si fermano
sono nere come il corvo
sembra che ti guardano con malocchio

Certe volte sono bianche
e corrono
e prendono la forma dell'airone
o della pecora
o di qualche altra bestia
ma questo lo vedono meglio i bambini
che giocano a corrergli dietro per tanti metri

Certe volte ti avvisano con rumore
prima di arrivare
e la terra si trema
e gli animali si stanno zitti
certe volte ti avvisano con rumore

Vanno
vengono
ritornano
e magari si fermano tanti giorni
che non vedi più il sole e le stelle
e ti sembra di non conoscere più
il posto dove stai

Vanno
vengono
per una vera
mille sono finte
e si mettono li tra noi e il cielo
per lasciarci soltanto una voglia di pioggia
(Nuvole - Fabrizio De André e Mauro Pagani)

Ecco queste sono le mie nuvole, quelle vere e poetiche, le nuvole che portano  pioggia e ombre, che sono portate dal vento, che è spinto dal sole, che ci porta la vita.
Per le altre nuvole sono obsoleto, non ci credo e non ci casco, e le vedo esattamente come sono: un enorme raggiro economico, osteggiato da tutti i sostenitori del software libero e da non pochi altri e purtuttavìa viste come il nuovo cammino da seguire per il radioso futuro del popolo.
Uso la rete e so quanto conta nel mondo di oggi, ma ne diffido. Vorrei usarla e non farmi usare da lei. So che devo contraddirmi con le mie stesse parole scrivendo quello che scrivo, cioè scendo a compromessi, e faccio una scelta politica.  Non mi serve per lavoro. Ciò mi rende libero più di altri, e in questo caso non per merito mio. Vedo nel pensiero di Steve Jobs la summa di quello che non mi piace e non lo posso perdonare per la sua genialità distruttiva dell’individuo.
È stato tra i primi a pensare e poi a parlare di cloud. Ecco la sua colpa più grande.
I suoi prodotti sono di una bellezza e di una funzionalità innegabili, non lo accuso di questo. Vedo quanto costano, osservo che sono un sistema chiuso, penso che creino fedeli e non semplici utenti o clienti e che alimentino la corsa all’innovazione in modo più adatto ad uno studio di malattie mentali che non alla ricerca dell’innovazione informatica o a soddisfare reali bisogni. Questo però è ancora marketing. So pure delle scelte strategiche di delocalizzare la produzione, di sottopagare gli operai, di usare tutte le opzioni possibili per evitare regimi fiscali poco attenti alle necessità dell’azienda. Cose condannabili, certamente, ma talmente diffuse che non ne faccio uno colpa esclusiva del genio visionario ed innovatore, o dei suoi eredi.
È il cloud computing l’idea più letale partorita dalla sua mente, la più distruttiva, la più lesiva delle nostre ancora residue e poche proprietà in rete.
Rinunciare a possedere fisicamente una certa cosa ma delegarne il controllo ed il vero possesso ad altri è in linea con quanto avviene già in molti settori, ad iniziare dal concetto stesso di democrazia, ma l’affidare pure tutti i propri segreti come fotografie, ricordi,  lavoro, organizzazione privata e commerciale è assolutamente autolesionista. Ognuno in rete mette tante cose, che quindi, in modo legale o meno, possono essere raggiungibili da chiunque armato dei giusti strumenti e spinto da una sufficiente motivazione. Ma nessuno potrà mai leggere quanto scrivo su un mio quadernetto senza averlo fisicamente in mano o vedere le mie fotografie contenute in scatole. Allo stesso modo nessuno può leggere quanto scrivo su un computer non collegato alla rete e poi salvato su una mia memoria personale, magari in duplice copia, non si sa mai. E lo stesso vale per tutte le immagini digitali, o per lavori che ho svolto o intendo svolgere. Quello che metto in rete perché io lo decido, correndo qualche rischio, è una scelta mia. Quello che non voglio mettere in rete, che non ha  interesse per nessuno se non per me, come le foto del compleanno di mio figlio o del viaggio con la mia amante in quell’alberghetto romantico, non arriverà in rete, neppure su una fantomatica ed immateriale nuvola, localizzata non so bene né dove né da chi, in quali immense banche dati, senza la garanzia che sia sempre e solo di mia proprietà.
Posso ovviamente subire un furto, in casa, in viaggio o in auto, come tutti, ma questo è un altro discorso, credo. No, mi spiace. Resto in rete, ma toglietemi le nuvole di torno, per favore, fate che il vento le spazzi via e renda il cielo più terso.

…scendea Venere dall’Olimpo, e delle sue Ambrosie dita le tergeva il pianto
(Le Grazie, Foscolo)

                                                                                     Silvano C.©


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti offensivi o spam saranno cancellati. Grazie della comprensione.

Post più popolari di sempre

Post più popolari nell'ultimo anno

Post più popolari nell'ultimo mese

Post più popolari nell'ultima settimana