domenica 19 ottobre 2014

Chiedimi se sono felice


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Mica è un obbligo, ma puoi farlo se ti va.
Se poi lo fai sul serio, io non ti posso rispondere, non con una stessa risposta almeno. Cambio idea spessissimo, mi deprimo e un attimo dopo mi sembra di esagerare e quindi divento ottimista.
La felicità però fa male, distoglie energie dalla ricerca, appiattisce su quanto si è ottenuto, appaga. È una condizione desiderabile per sé ma deleteria per tutto quanto ci circonda, è una barriera che gli infelici non possono superare, o perché proprio li irrita o perché diventa esclusione attiva, fuga da chi continua a lamentarsi di tutto e sempre.
Felicità non la confondo però con serenità, con una forma calma di affrontare i problemi e di non farli pesare sugli altri, di apparire sorridenti anche nel dolore più profondo o nei dubbi più atroci.
E non la confondo neppure con chi volutamente porta allegria o distoglie pure gli altri dalle loro oscurità e li fa, almeno per una manciata di secondi, sembrare migliori.
Ma se sei felice sul serio, forse non hai capito il problema, il tuo prima di tutto. Cerca almeno l’autoironia, non sbattere in faccia a chi ti circonda la tua espressione distesa e aproblematica. Prova un po’ di pudore, quello vero, non quello scomodato quando si vuole nascondere la nudità del corpo o di certi comportamenti. Va bene pure quello, certo, ma è altra cosa, è molto più superficiale, epidermico, appunto.
La creatività spesso è legata ad infelicità. Non a depressione profonda che paralizza ogni azione ovviamente, anche se non tutti se ne fanno paralizzare. La mia infelicità ideale è quella presente come una nuvola che attraversa un cielo limpido di una giornata bella e piacevole.
È il vedere una persona che piange. È lo scoprire che certe cose sono finite per sempre. È prendere atto del nostro limite, e di tentare ugualmente di raggiungere una meta forse possibile. È il desiderare ancora, qualsiasi cosa. È il capire, in definitiva, che non tutti sono felici.
Se malgrado tutto tu sei felice, chieditelo tu perché lo sei, allora, non chiederlo a me.


                                                                                     Silvano C.©


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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