domenica 12 ottobre 2014

Dov’è il nostro esercito?


Da qualche ora e non da prima, lo confesso, mi faccio una domanda: dov’è il nostro esercito?
In caso di calamità ed emergenze nazionali (terremoti ed alluvioni prima di tutte), come il caso di Genova in questi momenti, non vedo i nostri militari, che sono organizzati, hanno capacità di intervento e mezzi, e possono svolgere quindi anche un compito di protezione civile.


Molti anni fa, ai tempi della leva obbligatoria, braccia da mandare sul posto dei disastri ne avevamo molte, e questo è stato fatto. Ora non più. Abbiamo personale addestrato e professionale, ma ridotto fortemente di numero rispetto al passato. Abbiamo ovviamente strumenti adatti alla guerra, come aerei, navi, mezzi terrestri, e non sono assolutamente contrario che parte del bilancio statale sia destinato anche allo scopo di addestrare i nostri militari ed a comprare quanto è necessario per mantenere sempre al massimo livello di efficienza possibile il sistema. In altre parole non sono antimilitarista né anarchico, ma la difesa comprende anche quella delle nostre popolazioni, e se sento persone di Genova dire che dopo due giorni ancora nessuno è andato ad aiutarli qualche cosa non mi torna più.

Credo che abbiamo ridotto di tanto il bilancio delle nostre forze armate e quindi, di conseguenza, la consistenza reale del numero dei nostri militari, da non aver più alcuna riserva spendibile in casi come questi. In altre parole le missioni all’estero e di pattugliamento del Mediterraneo assorbono ogni nostra risorsa, ed abbiamo dismesso centinaia di caserme, ora in abbandono, che erano anche un presidio sul territorio.

Sono stato militare di leva, quando questa era obbligatoria, ed ho visto quale spreco questo a volte comportava, ma ho anche assistito all'intervento  dell’esercito quando serviva. Ora credo occorrerebbe un ripensamento della leva obbligatoria, del servizio militare solo su base volontaria e del servizio civile, allargando questo istituto anche alle donne, con modalità e tempi molto meno invasivi di un tempo, ma in grado di formare un corpo di persone da richiamare, in caso di bisogno, ad un compito al quale sia già stato addestrato in corsi preparatori. Questo servirebbe, forse, anche per avere un esercito amico, e per far crescere l'amore per la nostra Italia.

Gli aiuti su base volontaria non sono degni di un paese civile, e neppure ci serve che siano alcuni partiti o movimenti politici o organizzazioni religiose a darci lezioni in tal senso. È lo Stato che deve organizzarsi, senza venir meno ai suoi compiti primari.

                                                                                     Silvano C.©


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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