domenica 5 ottobre 2014

Beata ingenuità


«Ma come, tu che sei tanto esperto e dici di conoscere millanta cose non lo hai capito prima? Millantatore sei, o ingenuo! »
Ecco, questo mi si potrebbe dire, parlando di presenze sui social di tante persone che vendono ogni cosa, anche come si vende meglio o ci si vende meglio.
Corpivendoli, insomma, ognuno a sua misura, utilizzando ed estendendo una definizione spiritosa di una amica di tanti anni fa riferita alle prostitute.

Dove sarebbe la novità in questo mio stupore tardivo te lo dico subito. Da un po’ sono rientrato in modo molto diverso su Facebook, conservando quasi tutte le vecchie amicizie ma trovandone molte di nuove e rivedendo quindi quell’ambiente con occhi diversi.
La cosa che mi ha colpito è la presenza massiccia di nuovi scrittori che pubblicano o hanno pubblicato o stanno per pubblicare, e come corollario decine di esperti di editing e correttori di bozze che offrono i loro servizi, editori più o meno affidabili e molte altre figure di contorno. Alcuni specificano in modo chiaro che il loro è solo un account di lavoro quindi astenersi perditempo o chi vuole solo far due chiacchiere o (come a volte finisce sui social) una sana litigata.

Ma davvero servono tanti che pubblicano, in Italia? La cosa mi spaventa. L’unico che scrive perché si diverte sono io? Io ci guadagno solo per quanto risparmio con un bravo psichiatra (o psicologo) dal quale altrimenti dovrei recarmi. 
Neppure con la pubblicità sul blog ricavo nulla, visto che non ho pubblicità, come già ho scritto e come ognuno può vedere. 
La cosa non mi torna, manca un equilibrio che si è rotto non so quanto tempo fa, che non nasconde le sue crepe e che non basta riparare evidenziando con oro il danno subito, come nella pratica Kintsugi. 

Le crepe sono troppe ormai, e l’editoria tradizionale promuove sempre e soltanto i soliti che vendono con regolarità da anni, oppure il tennista, il giocatore di calcio, la presenza televisiva pleonastica ma remunerativa, quello che ne è uscito vivo dall’isola dei “famosi” o il cuoco che pubblicizza le patatine.

Mica mi piace tutta questa smania, e credo si possa anche lavorare invece di scrivere, facendo ad esempio il pizzaiolo o l’infermiere o il panettiere, che sembra siano professioni onestissime e ricercate ma con pochi disposti a svolgerle.

                                                                              Silvano C.©

( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

1 commento:

  1. È proprio vero che le cose più semplici, e per noi ovvie, sono le più difficili? Quando torneremo ad usare il cervello per ragionare anzichè calcolare? Continuo a sperarci ma è sempre più difficile! Pezzo molto incisivo come sempre, spero (ci risiamo) che siano in molti a leggerlo

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