Miriam Makeba |
Per un amico si piange una volta, mai due.
Può essere anche un’amica, e che noi siamo uomini o donne
poco importa.
Cerca di capire cosa intendo però, prima di dire che la
pensi come me oppure che sbaglio.
Quando ci si rende conto che una fase è finita, che un
rapporto si è rotto o ha cambiato natura, quando ci si sveglia bruscamente da
un amore o un’amicizia che tali non sono più (e non per colpa nostra, se di
colpa si può parlare) o perché tale non è mai stato (era solo un’idea sbagliata)
allora si può piangere. È liberatorio piangere, e fa anche molto male. Ma è
liberatorio nel senso crudele che noi ce ne liberiamo, di quella persona. Poi
nulla sarà più come prima.
Uscirne però è sempre difficile, ed i pianti fatti prima di
capire non valgono per questa raccolta punti immaginaria, sono altro, sono
sprecati. Non avremo il prezioso regalo che cercavamo.
È che muore pure una parte di noi, è questo il motivo che ci
impedisce di capire che è giusto lasciar perdere. Del resto, come il denaro
vinto si spreca facilmente mentre quello guadagnato a fatica non si è tanto
disponibili a gettare, allo stesso modo quando si piange sul serio e si prende
atto di una realtà che ci sembrava inaccettabile allora non siamo più tanto
disposti a sprecare qualcosa per quella persona. La vediamo con occhi diversi,
ce ne siamo liberati come icona, l’abbiamo spogliata delle belle parole, il
mito è sceso dal palcoscenico e si confonde col pubblico.
Cosa resta poi? Un po’ di odio? Non credo, quello si supera,
arriva la cosa peggiore: l’indifferenza. Si vive e si guarda avanti. Si vede
che il mondo è immenso, che le persone sono migliaia, milioni, e forse già non
siamo più soli.
Ci si incontrerà ancora ma alcune curiosità non si
affacceranno più. Ci si saluterà ma il cuore non avrà alterazioni nella
frequenza dei battiti.
Quell’amico resterà sempre un amico, certo, nulla lo
potrebbe veramente cancellare, cancelleremmo noi stessi facendolo, e quell’amore
pure non diventerà estraneo, ma resterà un segreto indolore, al massimo da solitaria
nostalgia, inconfessabile pur se presente.
E la vita, con un po’ di fortuna, continuerà, con qualche
pezzo in meno e alcune ferite in più.
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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