Da un po’ di anni giro per la rete. Ho frequentato varie
piattaforme ed ambienti, (non tutti, non sarebbe possibile) e qualche idea me
la sono fatta.
Sui due social che frequento attualmente, Facebook e
Twitter, essere presenti per qualcuno è importante dal punto di vista
professionale, e quindi capire le modalità di interazione per fare arrivare il
proprio messaggio è di importanza vitale.
Per altri è un semplice passatempo, per altri ancora un modo per coltivare amicizie in numero contenuto,
senza il fine di arrivare a tutti. Per alcuni è una forma di esibizionismo
digitale dove acquistare quella visibilità-importanza che non si ha nella vita
reale. E poi ci sono molte altre situazioni, ovviamente, perché il mondo è
vario.
Per un professionista o un personaggio pubblico il proprio
nome e cognome sono fondamentali, e pure la propria fotografia, e ci si mette
in gioco sul serio. Per chi preferisce l’anonimato più o meno spinto, o che è
comunque meno propenso a mettersi in gioco personalmente le cose sono un po’
diverse, e per certi versi un po’ più difficili.
Ogni tanto incontro opinioni importanti in merito, in
particolare che riguardano Twitter, e leggo di inganni, derive, declino,
spostamento della tipologia di interessi e persone-follower che non ti leggono
più come una volta. Si dice pure che è più difficile ottenere nuovi follower, o
che l’introduzione dell’opzione “togli voce a…” in realtà è un segno che Twitter
è apparenza, falsità, e che è alla fine.
Per tutti quelli che hanno visto Twitter alle origini (io
non sono tra questi) le ultime modifiche imposte dalla piattaforma e, prima
ancora, l’invasione dei barbari (io sono tra questi) che hanno snaturato l’idea
iniziale del social, hanno determinato il fallimento di un’idea di “giornalismo
partecipativo” nel quale però molti seguivano grandi nomi o persone informate,
con notizie rapide, o commenti intelligenti e acuti, o con battute degne spesso
di pubblicazione per la loro originalità. Ma non c’era partecipazione. Pochi erano
seguiti da tanti, in un mondo dominato da una comunicazione unidirezionale. C’erano
le stelle e i peones.
Ora chi si lamenta con motivazioni spesso argomentate e piene di riferimenti appartiene non di rado alla categoria delle stelle, e solitamente segue poche persone ma è seguito da tante. Da qualche tempo l’incremento del numero dei suoi follower deve essere rallentato, oppure teme di avere molti falsi follower, cioè di essere seguito da persone che in realtà lo hanno ammutolito e non lo leggono.
Ora chi si lamenta con motivazioni spesso argomentate e piene di riferimenti appartiene non di rado alla categoria delle stelle, e solitamente segue poche persone ma è seguito da tante. Da qualche tempo l’incremento del numero dei suoi follower deve essere rallentato, oppure teme di avere molti falsi follower, cioè di essere seguito da persone che in realtà lo hanno ammutolito e non lo leggono.
In una comunicazione interattiva e bidirezionale ottenere un
rapporto diretto con chi ha oltre diecimila follower diventava complicato, e la
partecipazione della maggioranza silenziosa si limitava un tempo a leggere ed a
rimandare i messaggi delle stelle, diventando di fatto loro amplificatori e
diffusori del messaggio. Materialmente
le stelle non potevano rispondere a tutti.
I barbari hanno pian piano imposto la regola del: “Ti seguo
se mi segui”. Non vale per tutti, ovviamente, ma è sempre più osservata ed ha
pure una sua logica banale che nessuna stella riesce a contestare in modo
efficace, e che quindi fa innervosire chi era abituato alla situazione
precedente.
La logica semplicissima è questa: se tu non ti interessi a
quello che scrivo io, o che cerco di mettere in evidenza, perché io dovrei
interessarmi a quello che scrivi tu? È chiaro che in realtà una grande firma o
una persona famosa o seguita perché ha cose da dire sarà comunque letta, e
venderà i suoi libri, o scriverà su giornali importanti ed apparirà sui media o si leggerà il suo blog e così via.
Però può essere seguita, su Twitter, anche attraverso liste pubbliche o
segrete. In altre parola io posso seguire senza aumentare il numero dei
follower di chi seguo e leggo.
Non condivido ad esempio la paura catastrofista della possibilità
di essere silenziati.
Chi ha un sito o un blog, o possiede altri metodi di
misurazione più sofisticati offerti da alcune applicazioni, è in grado di
verificare in tempo reale l’effetto sui propri supponiamo diecimila follower di
un tweet che manda in rete.
In altre parole io so esattamente, dopo un singolo tweet che
linka il mio blog, quante persone, nel giro di un paio di minuti, hanno aperto
quel link. A volte nessuno, più spesso due o tre, in certi momenti e per certi
post dal titolo azzeccato anche una decina. Tutto questo ovviamente rapportato
ai miei follower, che non sono diecimila e sicuramente non tutti presenti in
rete in quel momento.
Chi mi ha silenziato non vede il mio link, quindi so che in
diversi non mi hanno silenziato, e questo mi basta.
Un altro aspetto non secondario che influisce sui rapporti
tra utenti di Twitter è il caso di chi vuole apparire una stella, cioè essere
seguito da tanti ma a sua volta seguire poche persone.
Spesso si tratta di furbetti che iniziano a seguirti e poi,
all’improvviso, smettono di farlo, sperando che tu invece li segua ancora, e
spesso in effetti avviene ancora così. Questi in realtà non ti leggeranno mai, non
hanno bisogno di usare il tastino incriminato, e spesso non hanno alcun
messaggio da trasmettere, solo accumulare seguaci, a volte scrivendo inutili
idiozie.
Quando qualcuno affermato scrive malinconicamente che
capisce che finirà per non essere seguito da nessuno io non so se credere o no
a quello che scrive.
Se quella persona viene letta e vende libri, scrive sui
giornali in rete o su carta, viene invitata a tenere conferenze e corsi, la
qualità del suo lavoro alla fine viene apprezzata. E anche chi è anonimo o un
signor nessuno riesce, seppur lentamente, farsi conoscere ed apprezzare.
Twitter alla fine rende giustizia, e se per ottenerla
occorre un po’ di umiltà nell’accettarne le regole e le modalità di uso che si
affermano, stagione dopo stagione, ben venga. Aggiungo che sarebbe utile
diventare pure maggiormente generosi con chi segue, ricambiando un po’ di più sia
col follow-back che col RT, oltre che ovviamente con le risposte a chi interagisce
non per infastidire.
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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