Non voglio citare nessuno direttamente ed esplicitamente, né
fare riferimenti a teorie filosofiche oppure a correnti di pensiero di
ispirazione atea o religiosa. Ed ancora non intendo copiare nessuna frase di
qualche scrittore che ho letto o che non ho letto, perché con una brevissima ricerca
potrei far sfoggio di tutto questo e non mi sembra il caso.
Probabilmente faccio male.
Il fatto è che intendo riflettere proprio sul male, ed
ovviamente non posso dire nulla di innovativo o originale. Tutto è già stato
scritto quindi non ho l’ansia di arrivare primo. L’occasione che mi ha fatto
scattare il bisogno di organizzarmi il pensiero sul tema è la frase fatta che
ho scritto in una veloce discussione in rete:
“Non tutto il male viene per nuocere”.
Si parlava di situazione politica, ma a me quella frase interessa
anche in altre questioni, ed il concetto di male è generalizzabile praticamente
ad ogni aspetto della nostra vita e di ogni vita, che sia umana o non umana. Forse
si può anche estendere alla non vita, ma questo è al di là delle mie
possibilità ed interessi attuali.
Il male è unito al bene, si esaltano a vicenda, si
combattono ma non sanno escludersi in modo completo l’un l’altro. Sembra quasi
che la natura del bene si alimenti con quella del suo opposto, e viceversa.
Limitandomi alla mia esperienza so che ho compiuto azioni difficilmente
classificabili, o, per dirla in altro modo, complesse. Definirle positive o
negative mi riesce difficile.
Mi viene facile invece dire il meglio di me, nascondendo il
peggio. È buona educazione controllare le pulsioni al ferire gli altri, nascondere
le bassezze, dimenticarle in fretta per evidenziare o ricordare solo ciò che
appare edificante; e non nego che lo ritenga pure giusto, perché devo tendere a
migliorarmi, se proprio non sono ancora come vorrei.
Ma come una moneta – e come tanti penso - ho un diritto ed
un rovescio.
La complessità della quale parlavo prima è esattamente
questo, la difficoltà di capire prima di tutto e di separare nettamente poi
queste due entità che, a complicare il ragionamento, variano da individuo a
individuo.
Se io rubo un oggetto mentre nessuno mi vede, poi faccio due
passi, inizio a vergognarmi di quanto ho fatto perché so a chi apparteneva quella
cosa, sento che posso riparare in qualche modo rinunciando a quanto ho
sottratto ed avevo iniziato a pensare come mio, quindi ritorno e, non visto,
restituisco quanto prima avevo portato via, come posso classificare la sequenza
delle mie azioni? Il bene che trionfa sul male? Non ne sono molto convinto. Se un’auto
mi avesse travolto prima di terminare la
sequenza appena descritta cosa sarebbe successo?
Penso sempre di più che le categorie di giudizio siano
personali e destinate a mutare, che sia giusto non compiere cattive azioni se sono
percepite come tali, ma poi non devo neppure giustificare le atrocità commesse
in buona fede o per fanatismo. Io non devo odiare, ma posso odiare chi odia? Mi
viene naturale dire di sì, perché sono poco propenso al perdono gratuito, cioè
concesso senza che vi sia un’ammissione di responsabilità, che però parte dalla
consapevolezza.
Che complicazione! Quello che a certi sembra o nero o bianco, ha mille diverse sfumature, ed obbliga a pensarci almeno un po’, per evitare cantonate micidiali.
Che complicazione! Quello che a certi sembra o nero o bianco, ha mille diverse sfumature, ed obbliga a pensarci almeno un po’, per evitare cantonate micidiali.
Su alcuni temi è bene avere un’opinione, ma è altrettanto
bene non ritenerla indiscutibile a priori.
Quindi è giusto darsi da fare per ottenere un certo
risultato anche se magari, in seguito, capiremo che abbiamo sbagliato
clamorosamente la valutazione iniziale.
Dopo gli anni dei buoni e dei cattivi segnati alla classica lavagna
finalmente capiamo che chi decide a volte scrive per sue simpatie o antipatie, che
il cattivo ti ha appena offerto un pezzetto di merenda, che il buono fa lo
stronzo trattandoti dall’alto in basso, che i cattivi a volte sono pure più
simpatici, perché sanno fare un casino mostruoso che gli altri neppure si
sognano, e magari non fanno male a nessuno, forse solo a sé stessi. È poi passa
il tempo, e quei nomi si dimenticano, cambiano i valori, è ben altro che adesso
tu stai cercando. Tu, esattamente tu, ora quei buoni e cattivi li confondi.
Per tornare alla frase che mi ha fatto partire con questa
enorme confusione mica è detto che “non tutto il male venga per nuocere”, ma è
possibile che sia così. È un’opzione che possiede una sua dignità logica,
confutabile ma ugualmente possibile.
Se io mi salvo dopo un incidente stradale e questo produce, in seguito, una mia guida più prudente, il male ha generato il bene. Se con quell’incidente muoio, il male ha posto fine alla mia vita, ma io non farò più male ad altri.
E se…
Se io mi salvo dopo un incidente stradale e questo produce, in seguito, una mia guida più prudente, il male ha generato il bene. Se con quell’incidente muoio, il male ha posto fine alla mia vita, ma io non farò più male ad altri.
E se…
E se invece…
E se tu pensassi come ritieni giusto per te, non
sarebbe meglio per tutti? Usa la tua testa, e cerca di capire.
Separare lo zucchero dalla limatura di ferro è facile. Basta buttare tutto in un bicchier d’acqua.
Separare lo zucchero dalla limatura di ferro è facile. Basta buttare tutto in un bicchier d’acqua.
Separare il bene dal male invece non è facile come berlo,
quel bicchier d’acqua.
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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