Esopo (620 a.C. circa – 560 a.C. circa): I due viandanti e l’orso
Due amici viaggiavano
insieme,
quand'ecco apparire davanti a loro un grosso orso.
Uno di loro salì veloce su un albero e si nascose,
mentre l'altro, che stava per essere preso,
si gettò al suolo fingendo di essere morto.
L'orso gli avvicinò il muso, annusandolo, ed egli tratteneva il respiro,
perché, a quanto pare, l'orso non tocca i cadaveri.
Quando l'orso si fu allontanato, quello sull'albero discese e chiese:
«Cosa ti ha detto nell'orecchio quando ti annusava ? »
« Di non viaggiare mai più con un compagno che, nel pericolo, non rimane al tuo fianco. »
quand'ecco apparire davanti a loro un grosso orso.
Uno di loro salì veloce su un albero e si nascose,
mentre l'altro, che stava per essere preso,
si gettò al suolo fingendo di essere morto.
L'orso gli avvicinò il muso, annusandolo, ed egli tratteneva il respiro,
perché, a quanto pare, l'orso non tocca i cadaveri.
Quando l'orso si fu allontanato, quello sull'albero discese e chiese:
«Cosa ti ha detto nell'orecchio quando ti annusava ? »
« Di non viaggiare mai più con un compagno che, nel pericolo, non rimane al tuo fianco. »
Fedro (20/15 a.C. circa – 51 d.C. ca.): L'orso affamato
Se talvolta, nella boscaglia, l'orso non ha di che mangiare, corre a una riva irta di scogli e tenendosi ben saldo a una roccia, cala giù a poco a poco nel basso fondale le sue zampe pelose. Appena che i granchi sono rimasti impigliati nei ciuffi di pelo, trascina a terra la preda marina, se la scuote addosso e gode del cibo raccolto un po' qua e un po' là. Che furbacchione!
Così anche nel caso degli sciocchi l'ingegno è acuito dalla fame.
Se talvolta, nella boscaglia, l'orso non ha di che mangiare, corre a una riva irta di scogli e tenendosi ben saldo a una roccia, cala giù a poco a poco nel basso fondale le sue zampe pelose. Appena che i granchi sono rimasti impigliati nei ciuffi di pelo, trascina a terra la preda marina, se la scuote addosso e gode del cibo raccolto un po' qua e un po' là. Che furbacchione!
Così anche nel caso degli sciocchi l'ingegno è acuito dalla fame.
La Fontaine (1621 – 1695):
L'orso e i due compari
Ad un vicino mercato due
compari,
a corto di denari,
vendettero d'un grande orso
la pelle,
d'un orso, ben inteso,
che non aveano ucciso ancor
né preso.
A sentirli, degli orsi eran
campioni,
e la pelle soltanto una
fortuna
da foderar non una,
ma due zimarre contro il più
ribelle
freddo della stagione.
Prometton che in due dì
saranno pronti
la pelle a consegnar, non
altrimenti
che la pelle trattassero
d'un fico.
E senza fare i conti
coll'orso, vanno in traccia
dell'amico.
Vanno, ed ecco che subito si
affaccia
la belva che galoppa e
mostra i denti.
Contratto addio! non è
quello il momento
di far affari colla
bestiaccia,
ma di scappar... e scappan
come il vento.
L'uno svelto s'arrampica su
un albero,
l'altro si butta in terra
colla faccia,
e fa il morto, non fiata,
avendo udito
che l'orso con chi puzza di
cadavere
di rado si è mostrato
inferocito.
« puzza da morto, andiamo, -
disse l'orso e nel bosco si
rintana.
Un degli amici scende allor
dal ramo
e coll'altro di cuore si
congratula
che ancor la sia passata
così piana.
« E non t'ha della pelle
anche discorso
quando il muso all'orecchio
avvicinò? »
« No, no, ma disse, se non
ho frainteso,
che non bisogna vendere
dell'orso
la pelle
mai prima d'averlo preso. »
Nel quarto secolo dell'era
cristiana, all'epoca di San Vigilio vescovo di Trento, viveva, in una solitaria
e selvaggia valletta della Valle di Non, un eremita chiamato Romedio. Narra la
tradizione che il vecchio anacoreta, sentendo prossima l'ora della sua morte,
desiderasse compiere un ultimo viaggio a Trento per ricevere la benedizione del
santo Vescovo. Ultimati i preparativi del viaggio, i discepoli di Romedio si
apprestavano a sellare il vecchio cavallo dell'eremita quando videro un grosso
orso che stava divorando tranquillo la povera bestia legata ai margini del
bosco. Accorse sul posto, Romedio, senza alcun turbamento e senza paura
dell'orso, ordinò a questo di accucciarsi e di lasciarsi sellare. L'orso
indossò la bardatura del cavallo morto e così Romedio iniziò il suo
pellegrinaggio verso Trento. Uno stormo di uccelli accompagnava la piccola
carovana annunciando a tutti l'eccezionale viaggiatore che al suo passaggio
compiva molti miracoli. Al suo arrivo a Trento le campane del Duomo suonarono a
festa per rendere omaggio al singolare personaggio. A Sanzeno, in Val di Non,
un santuario evoca la figura di San Romedio che visse, secondo la storia, molto
probabilmente durante il ciclo longobardo e venne canonizzato verso il 1100.
Attigua all'eremo, esiste un grande recinto dove sono tenuti vivi tre orsi a ricordo
del noto episodio della vita del santo.
(tratto da F.Osti
"L'orso bruno nel Trentino". 1999)
San Francesco (1182 – 1226): Il lupo di Gubbio
Un giorno Francesco si recò in vista nella città di Gubbio. Ma come entrò nella città vide che non c’era nessuno ne animali ne persone. Tutti i cittadini di Gubbio erano chiusi nelle loro case per paura di un Lupo veramente pericoloso e grande .Tutti conoscevano Francesco e chiesero a lui se poteva aiutarli. Francesco accettò e andò a parlare con il Lupo.
Si reco alla foresta, e vide arrivare da lui lentamente questo grosso cane.
Francesco lo chiamò:”Fratello Lupo , in nome di Dio ti ordino di non farmi male a me e a tutti gl’uomini”. Quando furono vicini Francesco fece il segno della Croce in bocca al Lupo.
Poi Francesco gli disse: “Fratello Lupo perchè hai fatto del male ai tuoi fratelli uomini?Tutti ti odiano Fratello Lupo,hanno paura tutti di te, devi smetterla. Ma io sono tuo fratello e voglio che ci sia pace fra te e gli uomini, cosi sarete tutti tranquilli in questa città”. Quando il Lupo capì il suo errore scrollò la testa, fu allora che Francesco disse agli abitanti di Gubbio: “Il Lupo vuole vivere in pace con voi, lo desidera veramente .L’importante che mi promettete che voi gli darete da mangiare, al vostro nuovo Fratello”. Da quel giorno grazie a Francesco e alla buona volontà sia del Lupo che dai cittadini di Gubbio,era tornata la pace e il Lupo passava a trovare gli abitanti ,che gli davano da mangiare , come promesso. Il Lupo era diventato il cane di tutti , era diventato anche l’amico di tutti bambini .E quando mori ,alcuni anni dopo tutti gli abitanti piansero perché avevano perso il loro caro amico Fratello Lupo
Francesco lo chiamò:”Fratello Lupo , in nome di Dio ti ordino di non farmi male a me e a tutti gl’uomini”. Quando furono vicini Francesco fece il segno della Croce in bocca al Lupo.
Poi Francesco gli disse: “Fratello Lupo perchè hai fatto del male ai tuoi fratelli uomini?Tutti ti odiano Fratello Lupo,hanno paura tutti di te, devi smetterla. Ma io sono tuo fratello e voglio che ci sia pace fra te e gli uomini, cosi sarete tutti tranquilli in questa città”. Quando il Lupo capì il suo errore scrollò la testa, fu allora che Francesco disse agli abitanti di Gubbio: “Il Lupo vuole vivere in pace con voi, lo desidera veramente .L’importante che mi promettete che voi gli darete da mangiare, al vostro nuovo Fratello”. Da quel giorno grazie a Francesco e alla buona volontà sia del Lupo che dai cittadini di Gubbio,era tornata la pace e il Lupo passava a trovare gli abitanti ,che gli davano da mangiare , come promesso. Il Lupo era diventato il cane di tutti , era diventato anche l’amico di tutti bambini .E quando mori ,alcuni anni dopo tutti gli abitanti piansero perché avevano perso il loro caro amico Fratello Lupo
Capo pellerossa Kiowa Orso Bianco
(Satanta, 1820 circa –1878 circa)
(Satanta, 1820 circa –1878 circa)
Arrestato
nel 1875 con l’accusa di aver massacrato i passeggeri di un convoglio
ferroviario si suicidò dopo la sua condanna al carcere a vita.
Hanna & Barbera: Yoghi (1958)
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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