lunedì 6 ottobre 2014

Uomini, orsi, un lupo e qualche dinosauro. Per non parlar di asini


Esopo (620 a.C. circa – 560 a.C. circa): I due viandanti e l’orso
Due amici viaggiavano insieme,
quand'ecco apparire davanti a loro un grosso orso.
Uno di loro salì veloce su un albero e si nascose,
mentre l'altro, che stava per essere preso,
si gettò al suolo fingendo di essere morto.
L'orso gli avvicinò il muso, annusandolo, ed egli tratteneva il respiro,
perché, a quanto pare, l'orso non tocca i cadaveri.
Quando l'orso si fu allontanato, quello sull'albero discese e chiese:
«Cosa ti ha detto nell'orecchio quando ti annusava ? »
« Di non viaggiare mai più con un compagno che, nel pericolo, non rimane al tuo fianco. »

Fedro (20/15 a.C. circa – 51 d.C. ca.): L'orso affamato
Se talvolta, nella boscaglia, l'orso non ha di che mangiare, corre a una riva irta di scogli e tenendosi ben saldo a una roccia, cala giù a poco a poco nel basso fondale le sue zampe pelose. Appena che i granchi sono rimasti impigliati nei ciuffi di pelo, trascina a terra la preda marina, se la scuote addosso e gode del cibo raccolto un po' qua e un po' là. Che furbacchione!
Così anche nel caso degli sciocchi l'ingegno è acuito dalla fame.

La Fontaine (1621 – 1695): L'orso e i due compari

Ad un vicino mercato due compari,
a corto di denari,
vendettero d'un grande orso la pelle,
d'un orso, ben inteso,
che non aveano ucciso ancor né preso.
A sentirli, degli orsi eran campioni,
e la pelle soltanto una fortuna
da foderar non una,
ma due zimarre contro il più ribelle
freddo della stagione.
Prometton che in due dì saranno pronti
la pelle a consegnar, non altrimenti
che la pelle trattassero d'un fico.
E senza fare i conti
coll'orso, vanno in traccia dell'amico.
Vanno, ed ecco che subito si affaccia
la belva che galoppa e mostra i denti.
Contratto addio! non è quello il momento
di far affari colla bestiaccia,
ma di scappar... e scappan come il vento.
L'uno svelto s'arrampica su un albero,
l'altro si butta in terra colla faccia,
e fa il morto, non fiata, avendo udito
che l'orso con chi puzza di cadavere
di rado si è mostrato inferocito.
« puzza da morto, andiamo, -
disse l'orso e nel bosco si rintana.
Un degli amici scende allor dal ramo
e coll'altro di cuore si congratula
che ancor la sia passata così piana.
« E non t'ha della pelle anche discorso
quando il muso all'orecchio avvicinò? »
« No, no, ma disse, se non ho frainteso,
che non bisogna vendere dell'orso
la pelle mai prima d'averlo preso. »


Nel quarto secolo dell'era cristiana, all'epoca di San Vigilio vescovo di Trento, viveva, in una solitaria e selvaggia valletta della Valle di Non, un eremita chiamato Romedio. Narra la tradizione che il vecchio anacoreta, sentendo prossima l'ora della sua morte, desiderasse compiere un ultimo viaggio a Trento per ricevere la benedizione del santo Vescovo. Ultimati i preparativi del viaggio, i discepoli di Romedio si apprestavano a sellare il vecchio cavallo dell'eremita quando videro un grosso orso che stava divorando tranquillo la povera bestia legata ai margini del bosco. Accorse sul posto, Romedio, senza alcun turbamento e senza paura dell'orso, ordinò a questo di accucciarsi e di lasciarsi sellare. L'orso indossò la bardatura del cavallo morto e così Romedio iniziò il suo pellegrinaggio verso Trento. Uno stormo di uccelli accompagnava la piccola carovana annunciando a tutti l'eccezionale viaggiatore che al suo passaggio compiva molti miracoli. Al suo arrivo a Trento le campane del Duomo suonarono a festa per rendere omaggio al singolare personaggio. A Sanzeno, in Val di Non, un santuario evoca la figura di San Romedio che visse, secondo la storia, molto probabilmente durante il ciclo longobardo e venne canonizzato verso il 1100. Attigua all'eremo, esiste un grande recinto dove sono tenuti vivi tre orsi a ricordo del noto episodio della vita del santo.
(tratto da F.Osti "L'orso bruno nel Trentino". 1999)


San Francesco (1182 – 1226): Il lupo di Gubbio 
Un giorno Francesco si recò in vista nella città di Gubbio. Ma come entrò nella città vide che non c’era nessuno ne animali ne persone. Tutti i cittadini di Gubbio erano chiusi nelle loro case per paura di un Lupo veramente  pericoloso e grande .Tutti  conoscevano Francesco e chiesero a lui se poteva aiutarli. Francesco accettò e andò a parlare con il Lupo.
Si reco alla foresta, e vide arrivare da lui lentamente questo grosso cane.
Francesco lo chiamò:”Fratello Lupo , in nome di Dio ti ordino di non farmi male a me e a tutti gl’uomini”. Quando furono vicini Francesco fece il segno della Croce in bocca al Lupo.
Poi Francesco gli disse: “Fratello Lupo perchè hai fatto del male ai  tuoi fratelli uomini?Tutti ti odiano Fratello Lupo,hanno paura tutti di te, devi smetterla. Ma io sono tuo fratello e voglio che ci sia pace fra te e gli uomini, cosi sarete tutti tranquilli in questa città”. Quando il Lupo capì il suo err
ore scrollò la testa, fu allora che Francesco disse agli abitanti di Gubbio: “Il Lupo vuole vivere in pace con voi, lo desidera veramente .L’importante che mi promettete che  voi gli darete  da mangiare, al vostro nuovo Fratello”. Da quel giorno grazie a Francesco e alla buona volontà sia del Lupo che dai cittadini di Gubbio,era tornata la pace e il Lupo passava a trovare gli abitanti ,che gli davano da mangiare , come promesso. Il Lupo era diventato il cane di tutti , era diventato  anche  l’amico di tutti bambini .E quando mori ,alcuni anni dopo tutti gli abitanti piansero perché avevano perso il loro caro amico Fratello Lupo

Capo pellerossa Kiowa Orso Bianco 
(Satanta, 1820 circa –1878 circa)
Arrestato nel 1875 con l’accusa di aver massacrato i passeggeri di un convoglio ferroviario si suicidò dopo la sua condanna al carcere a vita.


Hanna & Barbera: Yoghi (1958 












                                                                                                   
                                                                                                                     Silvano C.©

( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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