Da una mia semplice frase: “stare dalla parte dei deboli
a condizione che abbiano ragione in caso contrario si difende chi ha torto”,
ho ottenuto due risposte, da due persone diverse:
1 – “ma non esiste una sola ragione. ma una sola verità analizzata
da più ragioni. il debole va difeso, poi se vuoi non gli si da ragione”
2 – “ci provo. Sperando che abbiano ragione. Faccio
quello che posso con molta passione”
A dire il vero, pochi secondi dopo, avevo scritto pure
questa frase: “vincere ed essere i più forti ha un valore dal punto di vista
darwiniano, ma non significa essere dalla parte del giusto”. Questo per
dovere di cronaca e di chiarezza del mio intento generale, perché la seconda
frase completa la prima, e su Twitter, dove ho scritto questi tweet-slogan, il
limite dei 140 caratteri impedisce qualsiasi tipo di approfondimento. Per farlo
occorrono altri mezzi, e per questo io uso il blog.
Il tema lo avevo già in parte sfiorato parlando di anarchia,
esattamente QUI (basta ciccare per leggere quel testo, e poi tornare su questo
annullando l’operazione).
Ora cerco quindi di spiegarmi meglio, in modo più
sistematico ed organico.
La ragione, il giusto, la verità qui li uso quasi come
sinonimi, o per quella parte di significato che hanno in comune. Ritengo ogni
verità relativa, fuggo da quelle dettate da enti superiori ed oggetto di fede,
e il concetto di verità che mi piace di più è quello scientifico. Una verità
cioè è tale sino a quando si può dimostrare valida e non ci sono prove
contrarie che la mettano in discussione. Nessuna verità assoluta quindi, o con
la V maiuscola, ma solo tante verità soggettive che incontrano più o meno
sostenitori. Non so se in tutto il mondo esista una sola verità valida per ogni
uomo, ne dubito.
Parlando di ragione (verità) mi riferisco quindi esclusivamente
alla mia personale ragione, o a quella delle persone alle quali mi associo, senza
alcuna pretesa che sia l’unica pur essendo sempre quella che io difendo e
sostengo. Ovviamente questo comporta azioni che seguono le convinzioni, nel
pieno rispetto della libertà altrui di fare scelte diverse e quindi di
comportarsi diversamente.
La mia libertà finisce dove inizia la tua, ed i miei diritti
non possono prevaricare i tuoi. Abbiamo entrambi pari diritti e pari doveri.
Se la mia condizione mi offre la possibilità di imporre la
mia idea, perché risulto il più forte, questo non significa che io abbia
ragione, ma solo che sono, in quel momento, il più forte.
Difendere il debole mi
sembra una conquista di civiltà, ma lo difendo come persona, non per le sue
idee se non coincidono con le mie. Inoltre se la pensa diversamente non lo
censuro ma neppure gli spiano la strada per fargli dire la sua. Mi spiego meglio. In una ipotetica situazione al limite
un personaggio offende un ebreo, un omosessuale, una donna, un immigrato,
oppure sostiene il diritto di non far parlare queste persone, perché inferiori.
Perché dovrei farmi complice del suo modo sbagliato di intendere la verità e dargli
modo di denigrare o far tacere gli altri?
Io quindi non spero che un debole possa aver ragione per poterne
difenderne le idee. Piuttosto taccio, se non sono abbastanza preparato per
capire il problema, e in ogni caso tento prima di approfondire cosa sto difendendo. La
vita purtroppo è piena di persone che si lamentano di supposti torti subiti a
causa della loro debolezza mentre chi effettivamente avrebbe bisogno di aiuto per
umiltà e dignità non si fa notare e non chiede nulla.
Ora se vuoi qui hai il diritto di replica, aggiungendo un
tuo commento. Puoi così spiegare meglio il tuo pensiero a me ai pochi che mi
seguono*. E, come sempre, grazie di avermi letto.
(* Nota. Ufficialmente mi
seguono in 12, ma uno di questi sono io, quindi in realtà 11. Mediamente un
post di questo blog viene aperto - e quindi forse letto - almeno 50 volte, nel
tempo, sino ad oggi. È una mia stima approssimativa. Alcuni post molto di più e
altri quasi per nulla. Certe persone è possibile che aprano e poi non leggano,
altre invece forse leggono più volte.)
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
Ho piacere di ritrovare le tue analisi, pur non sempre condivise, dopo qualche mese di assenza da tw.
RispondiEliminaMi è, per cultura scolastica, difficile comunicare per iscritto ma confido nella tua intelligenza.
Effettivamente il tuo secondo tw addolciva il primo, rendendo la mia risposta insufficiente e mi rendo conto che ora stai elaborando un concetto filosofico che si astrae da fatti attuali, ma mi è parso chiaro che il riferimento era alla guerra in corso a Gaza.
Innanzitutto ci tengo a dire che il giusto e la ragione per me non hanno lo stesso significato in quanto fare la cosa giusta non sempre coincide con l’aver ragione e trovo ingiusto assegnare un significato scientifico alla verità.
Nel caso specifico: c’è un popolo che è stato privato della terra e della propria dignità senza avere nessuna colpa, non avendo nulla a che spartire con gli antichi Egizi, con un Dio crudele o con un Austriaco posseduto dal demone ariano.
Se si vuole, sono discutibili le modalità di Hamas nel sostenere una guerra impari al costo di una carneficina a danno del suo stesso popolo.
Anche se so che sto per farmi un “nemico” condanno Hamas per non essersi armato adeguatamente per cacciare l’invasore….ed io non ho simpatie per Hamas…anzi.
Israele è e rimarrà uno Stato inventato, conquistato a suon di ricatto morale ed economico. Questa è una verità indiscutibile.
Veniamo al più debole:
Porto addosso cicatrici per la difesa del più debole e non tutte le benedico, ma continuerò a lottare affinché sia la ragione a prevalere e non la consapevolezza della forza. Gli Ebrei erano deboli…e pure oggi non riconosco le loro ragioni. Sono vittime di una verità e protagonisti di una vera carneficina.
Se ti va ne riparliamo
Ciao
Rododendro
che stranezza le cose, la forza del debole è proprio nella sua debolezza,e la debolezza del forte e la sua forza. questo nell'immagine del mondo.Il torto e la ragione son cosa differente e non corrispondente alla debolezza e alla forza, e non son mai da una sola parte,poco più poco meno ne abbiamo tutti di ragione o torto.La striscia di gaza insegna che se mettessimo su di una bilancia i torti e le ragioni avremmo una parità di pesi, non così per le forze ore in campo, o per i morti che vediamo di continuo.
RispondiEliminaAllora,il debole deve imparare a convivere con il forte, e il forte a 'spendere'la forza per il debole, e non per fede o per ideologia ma solo perchè il mondo possa essere un poco a misura d'uomo. il sogno dell'umanità. Ringrazio comunque te Silvano,e che si avveri un sogno.
Nel 1492 gli ebrei cacciati dalla Spagna del cattolicesimo trionfante sugli arabi venivano accolti a Ferrara dal duca. Durante gli anni tra le due guerre, in quel crescere di odio concentrato di russi e tedeschi furono sterminati a migliaia, in Ucraina, come racconta Gad Lerner. Ovunque (o quasi) cacciati cercarono un luogo “loro”, non ospiti di altri paesi, con l’antisemitismo sempre potenzialmente e storicamente possibile. Un mio vecchio professore ci fece riflettere sul problema chiedendoci a bruciapelo: << ma voi cosa fareste se tornassero gli Etruschi e vi cacciassero via dalle terre dove siete nati e vissuti, e questo da generazioni e generazioni? >>
RispondiEliminaAggiungo solo che io non vivo sulla mia pelle la tragedia di chi ha visto i propri cari uccisi dai carrarmati o dalle bombe, palestinese o israeliano che sia, e constato che due popoli e due culture (se vogliamo dimenticare per un attimo i cristiani) vivono sulla stessa identica terra, ormai da 70 anni. Impossibile risolvere la cosa senza una vera integrazione e convivenza pacifica.
Le mie due frasi iniziali tuttavia non volevano parlare di Gaza, mi ci avete tirato dentro voi due con gli ultimi due interventi, ve ne ringrazio, Rododendro ed Anonimo, ma ora ne esco. Ho tentato di spiegare sin dove posso arrivare col tema che voi avete proposto, ma io preferisco non parteggiare per nessun popolo, in particolare se di mezzo ci sono, oltre ad altri motivi, aspetti di fede. Sulla fede non sono preparato, ed anzi sono prevenuto ed un po’ ostile, quando porta a queste situazioni.
Sul forte e debole in senso sociale e filosofico mi ci trovo di più, e per me il vero forte è quello che non deve usare la sua forza, che non alza neppure la voce, figurarsi le armi, quindi. Fui preso a botte, da ragazzino, da un debole che tormentavo e deridevo ma che aveva una forza fisica enorme. Lui mi picchiava, mi faceva male, ma io ridevo e continuavo a prenderlo in giro. Smise, cedette. Sarebbe bastato ancora qualche pugno serio a farmi capitolare, ma lui smise, e se ne andò sconfitto. Due giorni dopo ci penso un suo cugino con ben altro sguardo e forza a farmi capire che dovevo piantarla. Furono le sue semplici e serie minacce, dopo che mi ebbe messo in un angolo, a farmi capire. E capii. Silvano.