venerdì 11 luglio 2014

Abbiamo bisogno di storie

Un ragazzo di origini nobili ma caduto in disgrazia e quasi povertà, orfano di padre ed abbandonato dalla madre, curato tuttavia con amore da una serva e seguito da un precettore, sviluppa prestissimo una dote unica e preziosa, raccontare storie. Tutto qui, in sintesi estrema.
Il libro mi aspettava da anni, comprato e dimenticato, come è mio costume fare da sempre, poi riscoperto quando lui ha deciso così, perché credo al caso, ma non chiudo la possibilità ad altro.
È un romanzo o un racconto lungo, o solo una storia, non saprei dirlo. Il tumulto intorno allo Junker Ernst mi ha obbligato prima a calarmi ancora una volta in quell’epoca tragica e maledetta della caccia alle streghe - stavolta sapendo dalla prefazione che era previsto un lieto fine – e poi a leggere a velocità crescente per arrivare comunque a vedere l’ultima pagina.

Qui trovi una bella recensione del volumetto della Sellerio, quindi non mi sento obbligato a farne una a mia volta. Oltretutto non ne sarei capace con tanta precisione.   

A me interessa solo la forza della narrazione, la bellezza della fantasia e della magia buona capace di sfidare il male, ogni tipo di male. Ne abbiamo bisogno oggi? Credo di sì. Negli anni in cui fu scritto il libro di Wassermann l’Europa stava precipitando verso la seconda guerra mondiale, e oggi viviamo con conflitti sempre più gravi in molte parti del mondo. Alcuni personaggi mettono a serio rischio il processo di integrazione europea, ed il loro seguito aumenta, in anni di depressione e crisi. Accettare passivamente gli eventi, i roghi di allora o le meschinità di oggi? Io non sono molto disponibile a seguire i seminatori di odio e di insulti, preferisco le storie, anche quelle non troppo dotte, “scritte con stile sobrio e coerente ad un contenuto semplice, senza pretese”. Se raggiungono il loro fine, funzionano. La realtà attorno si sforza di testimoniare altro? Va bene, ne terremo conto, e vedremo di piegare anche la realtà. (Non è plurale maiestatis quello appena usato, ma consapevolezza e/o speranza di non essere solo)

                                                                                                                Silvano C.©


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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