sabato 19 luglio 2014

Sempre sul significato delle parole




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È difficile accettare senza dir nulla il sistematico attacco al significato delle parole che distrugge alla base la stessa possibilità che abbiamo di capirci parlando o scrivendo senza fraintenderci o senza essere obbligati a schierarci anche quando potremmo senza alcun problema evitarlo.

Da un po’ di tempo “cittadino” ha un significato particolare, per alcuni che seguono il Movimento Cinque Stelle, mentre per tutti gli altri semplicemente ha quello riportato in ogni vocabolario.

È esattamente la stessa operazione che si è compiuta quando si è usato “compagno” con significato politico, o “camerata”, per citare solo due esempi paragonabili, in passato.

Da anni poi il termine “pubblico”, che nella nostra Costituzione mi sembra tanto chiaro, ad esempio quando si riferisce alla scuola, in contrapposizione al termine “privato”, è stato snaturato. Ora ogni scuola è pubblica, perché offre un servizio pubblico (però esattamente come sono pubblici i bar, i taxi o i cinema, compiendo un gioco subdolo di fraintendimento del dettato costituzionale).

Mi verrebbe da chiedere, leggendo l’art.  33 della nostra Costituzione, quali siano, secondo i Governi italiani da molti anni a questa parte, le scuole e gli istituti di educazione che si possono istituire senza oneri per lo Stato. Secondo le ultime posizioni - leggermente allucinanti - restano praticamente solo le scuole guida, perché anche le paritarie o parificate non si possono più chiamare private (ed in quest’ottica hanno diritto al sostegno pubblico) anche se sono tali di fatto, essendo confessionali, soggette a norme diverse per quanto riguarda gli iscritti ed il reclutamento dei docenti, frequentate da una certa elite o da chi ha fatto alcune scelte di parte. (Non entro nel caso particolare delle scuole parificate che sono essenziali in un territorio non servito dall’Ente Pubblico, già parzialmente affrontato in una discussione, su questo blog)

Confusione poi tra “ebreo”, “israeliano” e “sionista”, e a seconda della parola che si sceglie (o che si confonde volutamente) tutto a volte diventa inestricabile.

E poi che significato diamo a “immigrato”, “straniero”, “clandestino” ed “extracomunitario”? Sono certo che tra gli italiani non c’è accordo neppure tra queste parole, ed ognuno le intende secondo il proprio ordine di valori di riferimento.

Se fosse vietato per legge usare un termine esistente con un significato diverso da quello previsto da un preciso vocabolario avremmo già fatto un piccolo passo avanti. Subito dopo potremmo iniziare a demolire le definizioni date da luoghi comuni stratificati e sedimentati, quasi impossibili da sradicare.

 
Del resto diciamo tranquillamente “il Sole sorge” e non ci sembra scientificamente scorretto e neppure rilevante, no?

(immagine Nasa)
 
                                                                                                  Silvano C.©


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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