In natura non esiste il concetto di accoglienza, ma quello
di lotta per la conquista dello spazio e del cibo, ed una specie si moltiplica
sino ad occupare tutto il territorio a sua disposizione limitata soltanto dalla
competizione con altre specie predatrici o che condividono lo stesso ambiente o
che non forniscono sufficiente cibo.
Anche le specie vegetali non sono meno aggressive di quelle
animali, basti pensare alla bella edera, alla strana cuscuta, al poetico
vischio e ad ogni specie erborea che toglie luce alle vicine, crescendo sempre
più in altezza e larghezza.
In natura non esiste neppure l’idea di andare contro la
natura, sarebbe una contraddizione logica e di fatto semplice perdita di tempo
in ogni discussione sul tema.
Poi esiste la cultura, e mi riferisco in particolare a
quella umana, molto diversa da quella animale, molto più rigida e regolata da
leggi abbastanza comprensibili se vi si dedica un po’ del proprio tempo per
studiarla.
Gli animali apprendono utilizzando varie modalità, dalle più
semplici e rigide, praticamente innate e trasmesse per via ereditaria nel caso
degli esseri più elementari, a quelle più evolute di animali superiori, come l’associazione,
l’imitazione, la prova ed errore.
In momenti di mutamenti epocali come quello che viviamo
tutti, con nuove conoscenze che offrono opzioni e scelte prima neppure
pensabili, con invasioni di intere popolazioni in fuga dalle loro condizioni di
vita sempre più precarie, con integralismi che combattono battaglie di
retroguardia per non cedere all’esercito inarrestabile che avanza, con chiusure
egoiste ed aperture miopi.
Le domande da porsi aumentano ogni giorno di più, e le
risposte, sgombrando il campo da quelle fornite dai soliti noti, interessate e
chiare nelle intenzioni (basta soltanto capire da quale pulpito religioso o
laico arrivano) sono chiaramente insufficienti.
A cosa è servito piantare alberi in segno di pace tra cristiani,
ebrei e musulmani se poi la guerra, le uccisioni, le rappresaglie, le
incomprensioni reciproche restano e non si accetta la convivenza pacifica?
A cosa serve opporsi all’arrivo di una marea umana
inarrestabile se questo non è in alcun modo evitabile e non è mai stato
arrestato nel corso della storia in ogni parte del mondo? Le grandi muraglie
sono servite solo per non fare uscire, non per impedire di entrare, oppure
hanno svolto la loro funzione solo quando, a difendere quelle mura, la
pressione era maggiore verso l’esterno che verso l’interno. In fisica non si
può riempire di altro liquido una bottiglia già piena di liquido, non ne può
entrare, e neppure si può schiacciare. È utilizzando questo principio che
Picard progettò e fece costruire il batiscafo Trieste, e con questo si calò
nella fossa delle Marianne, primo ed unico sino al 2012.
A cosa serve impedire l’unione tra persone delle stesso
sesso se queste si amano, se la natura lo prevede, se non minano in alcun modo
la vita di chi la pensa diversamente? Forse è la nostra sovrastruttura
culturale e religiosa ad opporsi, invocando il termine innaturale del tutto a
sproposito?
E come negare che chi viene da noi arrivando da paesi più
poveri possa riportare malattie che noi qui avevamo già debellato, o addirittura
portarne altre, ancor più pericolose? Forse che chi viaggia anche solo per
piacere non è invitato a misure di prudenza o a vaccinazioni preventive quando si
reca in alcuni luoghi del mondo? E per spostare leggermente l’attenzione, forse
che la zanzara tigre non ha già colonizzato le terre dove prima viveva soltanto
la nostra cara anofele, portatrice di malaria ed anemia mediterranea poi
generosamente combattuta con tonnellate di DDT dai nostri valorosi salvatori
alleati e che ormai avvelena ogni ambiente della Terra?
No, sono troppe le domande senza risposta che stamattina mi
girano in testa, e che rifiutano ogni risposta semplicistica o di parte,
dettata da pietà ma senza intelligenza oppure da egoismo senza umanità. Noi siamo
umani, abbiamo il libero arbitrio che non hanno i cani, possiamo decidere di
non ubbidire al nostro padrone mentre loro non possono farlo, per loro natura. Il
nostro padrone siamo noi stessi, è la nostra costruzione mentale e culturale, è
la nostra educazione, l’imprinting di genitori, famiglia, scuola, società, e
mezzi di comunicazione, è la nostra fede religiosa o laica. La risposta quindi
non viene sicuramente da chi la urla più forte ma solo da quello che noi stessi
troviamo cercando di capire, senza l’illusione di farla capire agli altri
esattamente come l’intendiamo noi.
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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