martedì 1 luglio 2014

In amore non ci sono regole?


In amore non ci sono regole? 
Non tante, credo, ma alcune ci sono, anche se non riguardano l’amore, a ben vedere, ma una certa modalità di amore che tale non è. Ad esempio non è ammesso insistere oltre un certo limite, per non cadere nello stalking. In questo caso meglio piangere da soli, o vendicarsi contro un oggetto che ci ricorda  lui o lei, superando quella parentesi della nostra vita che non è andata come avremmo desiderato, anche se non sapremo mai se sarebbe stata la cosa migliore per noi, visto che non l’abbiamo vissuta, o vissuta sino in fondo. Inaccettabile poi ogni genere di violenza, pur se camuffata da passione, e anche chi parla utilizzando termini violenti o non rispettosi diventa complice di quelle eventuali violenze. Neppure il plagio psicologico è amore, cioè lo sfruttare una propria posizione in qualche modo dominante per ottenere l’oggetto dei nostri desideri. Questo è possesso ottenuto con l’inganno, è compravendita, non scambio il più possibile alla pari di sentimenti. Per il resto la risposta è positiva: non ci sono regole. L’amore è un sentimento nobile, complesso, sfaccettato, ed ognuno lo vive in modo personale. Chi detta comportamenti vuole solo imporre la sua visione, lecita, certo, ma non necessariamente condivisa. Non mi addentro poi a dire su sesso ed amore, o amicizia ed amore. Valgono le cose già dette, ed aggiungo solo il rispetto dovuto agli altri e la necessità di evitare comportamenti da codice penale. Il resto, confermo, non ha regole.

E in rete, o sui social, anche in questo caso niente regole? Usando la stessa logica, ed escludendo quindi di defoult i comportamenti sanzionati dal codice penale, io metterei semplicemente come norme quelle legate alla cosiddetta netiquette, in altre parole una sorta di galateo del w.w.w. che descrive un comportamento educato tra frequentatori di siti, blog, pagine, gruppi, chat e quant’altro.
Il resto lo lascio ai guru che sorgono come funghi - e si trovano ogni tanto anche per caso - che spiegano come ci si deve comportare su Facebook, su Twitter, su Google+ o dove capita. Ognuno di costoro, a ben vedere, prima o poi si autocontraddice, e guai a farlo notare all’interessato, perché come minimo ti toglie l’amicizia o ti blocca, oppure prima di farlo ti investe di offese gratuite o, se proprio è un paraculo, finge di non capire, poi ti ignora ed infine ti banna.
Un esempio di indicazioni d’uso che solitamente mi fanno venire l’orticaria è quanto sostiene un account con viso ma senza nome e cognome su Twitter che nel lontano 2012 scriveva:
Certi non hanno ancora ben chiaro che Twitter non è: Ti do la mia amicizia quindi ricambiami. Twitter è: A me piace leggere ciò che scrivi.
Io solo recentemente ho letto quel tweet ed ho risposto in due tempi:
1 - era il 19 nov 2012, e qualche cosa è mutato. leggi qui, se ti va #derivaditwitter: C'era una volta Twitter di #ElenaBibolotti
2 - se non ti interesso, perché io dovrei interessarmi a te? se voglio ti leggo anche senza seguirti, lo faccio adesso, ad esempio :-)
E lui, molto gentilmente devo ammettere, mi ha risposto dopo poche ore, lapidario: Fai bene.
Quindi netiquette formalmente rispettata ed opinioni che ovviamente rimangono divergenti. L’account in questione segue, mentre scrivo, 884 persone, ed è seguito da 6002. In altre parole ricambia circa il 15% di quelli che lo seguono, dice cose interessanti tali da fargli meritare questa attenzione, ha una presenza non assidua, e risponde educatamente a chi interagisce con lui.
Nel mio caso sono seguito da 3406 e ne seguo 3115, cioè ricambio il follow a circa il 92%.
Abissi tra le due filosofie di fondo, quindi. Lui rappresenta la vecchia scuola, merita sicuramente rispetto, e non sono in pochi a rimpiangere:

Silvia, rimembri ancora
Quel tempo della tua vita mortale,
Quando beltà splendea
Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
E tu, lieta e pensosa, il limitare
Di gioventù salivi?

Io invece rappresento il barbaro, che non ha conosciuto l’età dell’oro di Twitter, quello che viene da Facebook, che ha passato un tempo non piccolo su
Wikipedia. Io sono uno di quelli che ha ucciso Twitter com’era.

All’apparir del vero
Tu, misera, cadesti: e con la mano
La fredda morte ed una tomba ignuda
Mostravi di lontano.

Alcuni abbandonano Twitter, altri abbandonano i social, altri ancora si adattano alle offerte dei mezzi che il mercato offre loro, non potendo adattare i mezzi del mercato a propria somiglianza.
A mia discolpa, vostro onore, vorrei solo ricordare che un mezzo vitale è quello che muta e si evolve alle necessità dei tempi (e talvolta, purtroppo, così facendo peggiora). Ma l’alternativa è la sua morte, non solo l’abbandono da parte di qualcuno per i suoi giustificabilissimi motivi. Aggiungo poi che Twitter non è la Televisione e, per quanto ho capito da McLuhan, prevede un rapporto bidirezionale.
In altre parole, mentre io non posso pretendere l’attenzione del commentatore televisivo ma posso solo prestargli attenzione, da un account twitter posso stabilire, a mio giudizio insindacabile, di volere la sua formale attenzione (cioè essere seguito) per concedergli formalmente la mia (cioè seguirlo), indipendentemente da chi inizia per primo. Twitter poi permette di seguire in liste segrete chi si desidera, senza esserne follower, e, ultimamente, concede pure di silenziare chi si segue, in modo da fingere di seguire, in realtà disinteressandosi completamente di quanto questo utente scrive.

Poi mi vengono due esempi che mi piace citare, e mi riferisco a:
1 - Paolo Mieli (@paolomieli) noto e stimato giornalista, che seguo quando ne ho l'occasione in televisione o nei suoi scritti e che non intendo seguire su Twitter. Tuttavia ha 49500 follower. Cosa ci troveranno di importante nel suo unico tweet: Sì sono io ?
2 - Michela Marzano (@MichelaMarzano), scrittrice e persona impegnata che ammiro da sempre, che ascolto quando ne ho l'occasione, della quale compro e leggo i suoi libri, che approvo in molte delle cose che scrive e nelle scelte politiche, della quale ho inserito il blog tra i pochi che seguo e che ho citato più volte io stesso su questo mio blog. L'ho seguita per circa due mesi, ho interagito con lei e mi ha pure gentilmente risposto, poi l'ho inserita in una mia lista segreta speciale culturale e di opinione, ed ho smesso di essere suo follower. Resterò sempre suo lettore però, e la mia stima nei suoi confronti non è scesa di un millimetro.


È un mondo difficile, ognuno lo vive come vuole, alcuni senza pretendere di dare ricette, rimanendo o uscendo, seguendo il proprio istinto o le proprie necessità, altri tentando di dare istruzioni per l’uso, modalità corrette di rapportarsi al mezzo ed agli utenti (oltre alla necessaria netiquette).
Non so alla lunga cosa succederà. Sicuramente io seguo le mie regole, non le impongo a nessuno, e non seguo neppure le regole di altri che esprimono i loro punti di vista, che leggo sempre con interesse perché mi insegnano a volte cose nuove che tuttavia non ritengo vincolanti. 
Quindi:
Twitta e lascia twittare.
                                                                                  Silvano C.©


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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