domenica 20 luglio 2014

Tra due estremi (senza dimenticare le sfumature di grigio)



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Operazione riduttiva, essenziale, sicuramente minata da preconcetti o sovrastrutture personali non sempre condivisibili, ecco, ne sono consapevole. E la voglio fare lo stesso. Quindi inizio:
Situazione bianca – Il paese, di non troppi abitanti, magari alla periferia di una città maggiore, ma ancora con una sua identità precisa, un centro storico abbastanza vivo e non ancora degradato da crisi ed altri problemi. Non un rione dormitorio, insomma, e non un posto da dove si fugge perché non c’è nulla. Probabilmente allora devo rivedere la sua ubicazione e situarlo un po’ più lontano dalla grande città: ecco, così va meglio. La vita vi si svolge secondo ritmi un po’ più lenti ed umani. Ci si conosce quasi tutti, di vista almeno, e le parentele tra gli abitanti non sono per nulla rare. Sono frequenti i “cortili”, dove vari nuclei familiari hanno in comune zone di accesso, magari rimesse per le auto costruite affiancate, in società, a volte anche orti, in comproprietà. 
Contesto ideale, da favola? Un po’ sì, forse. In ogni caso il controllo sociale in queste condizioni è fortissimo. Praticamente tutti sanno di tutti, anche senza volerlo. Basta andare a prendere il giornale, a comprare la verdura o un tubetto di colla, fare due passi dopo cena, e le informazioni arrivano.
Situazione nera – Periferia del grande centro, zona residenziale popolare, pochi servizi, spesso solo un dormitorio dove si resta poco, e sicuramente non si esce a far due passi la sera. In giro troppe facce strane, nuove, a volte che fanno paura ( a torto o a ragione). I grossi condomini sono accostati, gli spazi esterni comuni sono ridotti al minimo, e spesso sono solo parcheggi. Senso di appartenenza abbastanza basso. Chi può se ne va in zone più adatte alla vita sociale, dove uscendo si trovano negozi e vita, e magari qualche bar.
La situazione bianca e nera sono usate per esemplificare estremi di condizioni di convivenza. Nella bianca si vive controllati dagli altri ma se ne riceve in cambio un senso di sicurezza dovuto al sentirsi in un luogo “proprio”. Il rovescio della medaglia è il non poter mai cambiare, l’essere sempre quel ragazzino delle elementari, o quella persona che ha fatto quella cosa, per tutta la vita.
Nella nera invece nessuno conosce a fondo gli altri. Quindi non ci si fida, ci sono più furti, e minore rispetto delle cose comuni, come strade, giardini, auto parcheggiate. Ognuno però può essere quello che desidera essere, non quello che era 20 anni prima, o da giovane. L'anonimato può essere opportunità.
E poi c’è il grigio, l’enorme varietà delle combinazioni intermedie, delle contraddizioni che io non ho previsto o descritto. 
Ed è il grigio la vera vita, complicata e contaminata.
Infine ci sono i valori fuori scala cromatica, gli ultra-bianchi e gli infra-neri, cioè le zone residenziali di lusso, le ville e i grandi parchi privati da una parte e le periferie ancora più degradate, quasi bidonville dall’altra.
Tra i due estremi, purtroppo, io vedo che il solco si allarga. Dire che questo non mi piace mi sembra superfluo.   
Spero ti sia chiaro che la scelta dei non-colori bianco e nero è legata esclusivamente alla loro contrapposizione, e non al colore della pelle umana.
(L'immagine è di Escher)
                                                                                                  Silvano C.©


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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