sabato 12 luglio 2014

Una gita a Livorno


Elia parte abbastanza allegro, con due amiche, meta Livorno, a trovare i parenti di Annalisa, che per l’occasione è accompagnata da Serena. Poiché non ha mire particolari su nessuna delle due e quindi non cerca solitudini adatte a rapporti più “approfonditi” la gita a tre gli va benissimo.
A lui piace guidare e dare un passaggio scoprendo posti nuovi non gli pesa ma lo diverte. Non conosce Livorno, oltre l’Appennino, oltre la sua pianura padana e si adatta a partire all’ora e nel giorno che loro preferiscono. L’inizio è promettente, la stagione bella, e l’autostrada non particolarmente trafficata. Un po’ dopo il nodo di Bologna iniziano viadotti e gallerie, ma i discorsi sono allegri e c’è aria di scampagnata.
Quando ci si avvicina alla meta le cose diventano meno tranquille. Annalisa è sempre arrivata a casa degli zii con un particolare percorso, ma Elia, che prima di partire si era guardato la cartina, propone una scorciatoia. Lui non si è mai perso, in auto, ha un ottimo senso di orientamento, e solo i blocchi imprevisti della circolazione o i sensi unici contrari lo possono rallentare, ma prima o poi arriva dove vuole.  Entrambe però insorgono, e non vogliono lasciare la vecchia strada, lui lascia perdere, e in qualche modo, pur con qualche chilometro percorso in più, arrivano sotto il palazzo dei parenti.
Saluti, presentazioni, sorrisi e grande disponibilità dei due signori che accolgono i tre invasori, poi le amiche trovano posto in una stanzetta con due lettini ed a lui viene assegnato uno studiolo con un’ottima poltrona letto. Il pernottamento è assicurato. Tutto bene. È possibile pure fare due passi in città, prima di cena, vista l’ora.
-         Ma non vorrai essere maleducato e lasciare soli i miei zii proprio adesso. Non è mica un albergo.-
Va bene, in fondo non fa molta differenza, il tempo sarebbe comunque poco. Ed in effetti qui si cena pure presto. A tavola, non troppo dopo, abbondanza di posate, e una cena leggera ma ottima.
-         Dai, non usare quella forchettina, è per il dolce. –
Elia non capisce, non tanto il fatto della forchetta o dell’uscita per vedere la città, bensì il tono di rimprovero, ma lascia perdere. Pensa che saranno stanche per il viaggio. Pure lui è un po’ stanco, del resto. Va bene così. E poi gli zii sono veramente gentili.
Il mattino dopo tutti al mercato, a comprare il pesce. Lui si guarda attorno incuriosito. Di pesce non ne sa nulla, e non è sicuramente un esperto delle specie ittiche marine, ma i commenti ironici sulle sue ignoranze in materia non gli sono particolarmente graditi, e fa calare una maschera sul suo volto, estraniandosi da sé stesso, osservando da spettatore quello che succede attorno a lui, e controllando da quel momento in poi ogni parola che pronuncia.
La linea Maginot approntata per la difesa tuttavia non funziona.
-         Vieni con noi, andiamo a cercare un regalo per gli zii che sono tanto ospitali. Scommetto che tu neppure ci hai pensato.-
-         Va bene. –
Le risposte telegrafiche non servono contro gli attacchi del nemico, serve una capitolazione strategica totale e generale.
A pranzo si scopre che lui non sa mangiare, e che non sa neppure abbinare il vino giusto ai cibi cucinato con tanta abilità dalla zia. Spiega sorridendo che se poi deve guidare preferisce bere solo acqua, ma che il vino gli sembra veramente molto buono.
-         Vorrei vedere, è il migliore qui in zona. –
Elia sorride, in particolare ai due ospiti che non sembrano cogliere nulla di strano nell’atteggiamento della nipote e dell’amica. Forse pensano che lui sia un po’ imbranato, un giovane buzzurro da civilizzare, ma in fondo lo trovano simpatico, e sicuramente non si permettono alcuna battuta nei suoi confronti. Sono ospiti perfetti, pensa Elia. Peccato però. Ma va bene lo stesso. Anzi, ottima lezione.
Le ultime ore passano con qualche altra punzecchiatura, ma lui mantiene distanze adeguate dalle due amiche in modo da ricevere meno colpi, e la corazza di acciaio da 30 mm svolge egregiamente il suo compito. La linea Maginot è stata superata brutalmente dalle forze avversarie, ma la casamatta ha retto ai colpi e al suo interno le forze superstiti potrebbero pure tentare una sortita cogliendo alle spalle chi si sente tanto sicuro di sé. In guerra è l’ultima battaglia che determina le sorti dell’intero conflitto. Immagina di essere Willie Beier, e come lui aspetta l'occasione per l’azione.
Viene finalmente il momento del trasporto dei pochi bagagli all’auto, dei saluti, delle strette di mano, e poi via, partenza, verso il casello autostradale.
Annalisa e Serena prima ridono tra di loro, e poi riprendono a volergli dare indicazioni stradali, ancor prima di essere fuori da Livorno. Dalla casamatta però, adesso, i superstiti possono fare la loro sortita.
-         Ora mi avete rotto il cazzo, entrambe. Se non vi ho mandate a fanculo già ieri è per rispetto ai parenti di Annalisa, che sono stati gentilissimi, e prima di tutto perché ero ospite a casa loro, e loro non c’entrano con la vostra stronzaggine. La strada la conosco benissimo, se voglio, e quindi ora vado dove dico io. Non mi interessa nulla di quello che pensate di me, solo abbiate il coraggio di dirmi se volete che vi porti alla stazione, e poi sono cazzi vostri a tornare, non me ne può fregare di meno. Io vi scarico e me ne vado. Se invece non mi dite nulla io vi porto a casa, come si era deciso prima di questo viaggio di merda, ma non vi voglio sentire dire neppure mezza parola per tutto il viaggio. Decidete voi. –
Silenzio tombale, sguardi immobili, nessuna reazione, immagine fermata nel tempo. Elia guida ed esce dalla città. Segue le indicazioni stradali, impossibile perdersi, ed in poco tempo raggiunge il casello dal quale erano usciti circa 24 ore prima. In autostrada corre abbastanza, è quasi sempre in sorpasso, anche in galleria, vuole far finire quell’esperienza ed andare veloce gli è sempre piaciuto. 
È anche consapevole che ora fa un po’ paura alle due ragazze per la sua guida; pensano che lui abbia perso la testa. In realtà si sta soltanto calmando, poco a poco. Ha detto quello che doveva dire e nel modo che voleva. È soddisfatto di aver sopportato sino alla fine. È stata la cosa giusta, non aveva alternative. Le cose vanno dette, quando se ne sente il bisogno, ma occorre sempre attendere il momento adatto. Ora il silenzio si potrebbe tagliare con un coltello, tanto è solido.
Arrivati le accompagna sotto le loro case, una dopo l’altra, le aiuta a scaricare le loro borse, le saluta con un semplice cenno della mano e le manda mentalmente a quel paese.
                                                                                          Silvano C.©


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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