Sono giorni e giorni
che piove, e gli ombrelli servono per la loro funzione principale, ma prima o
poi smetterà di piovere, uscirà il Sole, arriveranno giornate più piacevoli, ed
allora gli ombrelli potrebbero servire ancora per un gioco semplice e
istruttivo: trasmettere a distanza più facilmente la nostra voce, oppure
raccogliere meglio i suoni che arrivano da lontano.
Firenze. Jean-Michel
Folon, La pluie.
Foto di Carlo Buliani
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Basta aprire due ombrelli possibilmente simili, di curvatura
regolare, e metterli come illustrato nel mio disegno, e allora Aldo, parlando
più meno dalla posizione dove l’ho messo, rivolto verso l’interno del suo
ombrello, a bassa voce, sarà perfettamente udibile da Bruno, se a sua volta
metterà il suo orecchio nel punto indicato.
La voce potrà così percorrere cinque-dieci metri con
facilità, ed arrivare nitida, come se Aldo fosse a 2 passi da Bruno.
La spiegazione ha a che fare con la riflessione del suono
(hai presente l’eco?) e con le parabole, ad esempio quelle che ricevono segnali
sui tetti, o quelle dentro i fari delle automobili, che sono specchi concavi.
Le onde sonore, luminose o altro che siano, si riflettono, e noi possiamo
sfruttare questa proprietà in molti casi, ad esempio in questo esperimento
semplicissimo.
Per approfondire scopri cos’è e a cosa serve il fuoco in una
parabola o in uno specchio concavo.
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
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