Non ricordo quando ho imparato ad andare su una vera
bicicletta, e non su un triciclo o una piccola bici con applicate ai due
fianchi laterali le rotelline supplementari per impedirmi di cadere, ma so che
è successo molto presto. E non ricordo neppure la mia prima vera bici. Per
certo so che non ho mai avuto in tutta la mia vita, che io lo rammenti, una
bicicletta nuova, ma sempre biciclette usate, passatemi da altri o comprate
direttamente usate. Con mio figlio invece sempre
tutto nuovo, a partire dal triciclo sino a quella che usa attualmente, ma
questa è già una storia diversa, e della quale forse dovrei sentirmi colpevole.
Non so perché ma io personalmente non ho mai sentito il
bisogno della bicicletta nuova, ed ora razionalmente lo capisco benissimo.
Quando ero ragazzino tutto era improntato al risparmio, l’economia italiana
stessa non si reggeva sul consumo senza limiti, e le cose erano fatte per
durare, non studiate per avere una vita a durata programmata. Quindi io usavo
la bici di mio padre, semplicemente. Bastava che avesse freni, gomme gonfie e
catena in ordine, oltre al manubrio ed al sellino, e il resto non serviva. La
bicicletta era il solo ed unico mezzo di trasporto individuale. Le auto e pure
le moto ed i motorini erano per i ricchi. E costavano non poco.
In bicicletta si andava ovunque, anche a chilometri di
distanza, e non per fare sport, ma solo perché così era necessario comportarsi per vedere
persone, andare al lavoro o a scuola, fare la spesa o passare un po’ di tempo
libero.
Ora a Ferrara un po’ di tutto questo è rimasto, ci sono
ancora tanti meccanici di biciclette, anche se meno di un tempo, e tutti,
assolutamente tutti, vanno in bicicletta. A volte sono veri e propri pericoli
ambulanti per sé e per gli altri. Se il pedone ancora non riesce ad
attraversare tranquillamente sulle strisce perché le auto sono un po’ restie a
rallentare, il ciclista merita ed ottiene rispetto. E in ogni caso se lo
prende. C’è poco da inveire da parte dell’automobilista che non approva, perché una bestemmia
in dialetto ferrarese il ciclista doc non la risparmia a nessuno.
Ma il vero ciclista DOC di Ferrara non usa mezzi alla moda,
solitamente non fa montare il comodo cestino anteriore o posteriore, spesso i fari sono
un optional (da lui infatti Mogol e Battisti hanno avuto l’idea di quel verso: “guidare a
fari spenti nella notte”, è giusto che tu finalmente lo sappia).
Non rinuncia però ai parafanghi, e non smetterà mai di prendere in giro chi, su bici da corsa o rampichini, vede girare quando piove con il sedere e la schiena spruzzati di fango.
Non rinuncia però ai parafanghi, e non smetterà mai di prendere in giro chi, su bici da corsa o rampichini, vede girare quando piove con il sedere e la schiena spruzzati di fango.
La bicicletta non è un mezzo di trasporto, è uno stile di
vita.
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
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