lunedì 17 febbraio 2014

Biciclette


Non ricordo quando ho imparato ad andare su una vera bicicletta, e non su un triciclo o una piccola bici con applicate ai due fianchi laterali le rotelline supplementari per impedirmi di cadere, ma so che è successo molto presto. E non ricordo neppure la mia prima vera bici. Per certo so che non ho mai avuto in tutta la mia vita, che io lo rammenti, una bicicletta nuova, ma sempre biciclette usate, passatemi da altri o comprate direttamente usate. Con mio figlio invece sempre tutto nuovo, a partire dal triciclo sino a quella che usa attualmente, ma questa è già una storia diversa, e della quale forse dovrei sentirmi colpevole.

Non so perché ma io personalmente non ho mai sentito il bisogno della bicicletta nuova, ed ora razionalmente lo capisco benissimo. Quando ero ragazzino tutto era improntato al risparmio, l’economia italiana stessa non si reggeva sul consumo senza limiti, e le cose erano fatte per durare, non studiate per avere una vita a durata programmata. Quindi io usavo la bici di mio padre, semplicemente. Bastava che avesse freni, gomme gonfie e catena in ordine, oltre al manubrio ed al sellino, e il resto non serviva. La bicicletta era il solo ed unico mezzo di trasporto individuale. Le auto e pure le moto ed i motorini erano per i ricchi. E costavano non poco.

In bicicletta si andava ovunque, anche a chilometri di distanza, e non per fare sport, ma solo perché così era necessario comportarsi per vedere persone, andare al lavoro o a scuola, fare la spesa o passare un po’ di tempo libero.

Ora a Ferrara un po’ di tutto questo è rimasto, ci sono ancora tanti meccanici di biciclette, anche se meno di un tempo, e tutti, assolutamente tutti, vanno in bicicletta. A volte sono veri e propri pericoli ambulanti per sé e per gli altri. Se il pedone ancora non riesce ad attraversare tranquillamente sulle strisce perché le auto sono un po’ restie a rallentare, il ciclista merita ed ottiene rispetto. E in ogni caso se lo prende.  C’è poco da inveire da parte dell’automobilista che non approva, perché una bestemmia in dialetto ferrarese il ciclista doc non la risparmia a nessuno.

Ma il vero ciclista DOC di Ferrara non usa mezzi alla moda, solitamente non fa montare il comodo cestino anteriore o posteriore, spesso i fari sono un optional (da lui infatti Mogol e Battisti hanno avuto l’idea di quel verso: “guidare a fari spenti nella notte”, è giusto che tu finalmente lo sappia). 
Non rinuncia però ai parafanghi, e non smetterà mai di prendere in giro chi, su bici da corsa o rampichini, vede girare quando piove con il sedere e la schiena spruzzati di fango.

La bicicletta non è un mezzo di trasporto, è uno stile di vita.

                                                                                                   Silvano C.©


( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte.  Grazie)

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