domenica 23 febbraio 2014

Quello che


Quello che mi stupisce non è il povero che ruba per avere qualcosa di indispensabile alla sua dignità, quella che gli è rimasta almeno, quello non dovrebbe neppure entrare tra le notizie che si leggono in cronaca locale sui giornali. A stupirmi è chi invece rinuncia, da ricco, almeno in parte a quanto possiede, e non per un calcolo fiscale a lui favorevole, ma solo per un sentimento di giustizia ed umanità.

Quello che mi colpisce non è la donna che lotta giustamente per ottenere il pieno riconoscimento sociale, politico, religioso ed economico. Mi stupisce piuttosto il contrario, cioè la donna che subisce passivamente un mondo maschile imposto da una cultura neomedievale. E mi colpisce veramente l’uomo che difende il diritto della donna, capendo che così difende anche i suoi diritti.

Quello che attira maggiormente la mia attenzione non è la lotta di un popolo o di una minoranza oppressi, perché è componente tragica della realtà umana da millenni; è “normale”, ancorché ingiusta. E mi spaventa poi il vedere come queste lotte non di rado siano eterodirette, e portino a situazioni spesso peggiori di quelle di partenza. In questo caso ciò che mi stupisce è sempre l’eccezione: i tiranni, i guerrafondai, o i generali responsabili di atti gravissimi che ad un certo momento, pur forti ed inattaccabili, cambiano la loro condotta. Che sia pietà o calcolo da politica realistica non lo so, so solo che da un certo momento diventano forze di pace.

Quello che mi stupisce non è chi chiede il riconoscimento dei propri diritti, no, è chi riconosce di avere doveri ai quali non può venir meno.

Quello che non accetto è l’attacco di tutti contro tutti, in un circolo vizioso ed inarrestabile di parole che mutano in offese e poi in altro ancora, sino a soffiare su fiamme che poi diventano sempre più difficili da domare. Quello che invece è prezioso trovare è la saggezza lungimirante e ragionevole di chi cerca il dialogo, di chi compone le parti e cerca la vera pace, e penso a David Grossman o a Daniel Barenboim, fondatore della West Eastern Divan Orchestra.

Quello che non mi stupisce è che una ex ministra come Cécile Kyenge Kashetu si batta per l’integrazione, mentre mi colpisce molto di più se a farlo è una persona che vive in terra leghista, italiana da generazioni, bianca di pelle e che soffre pesantemente e direttamente le difficoltà che tutti vediamo per trovare lavoro, avere una casa ed una sicurezza per il futuro.

Quello che trovo del tutto naturale è che un gay voglia vedersi riconosciuto al 100% come cittadino con pari diritti e doveri di ogni altro, ma trovo molto più importante che a portare avanti le lotte dei gay siano anche gli etero, e che siano questi ultimi a lottare perché le differenze di genere o di giudizi sulle tendenze sessuali vengano superate.

Quello che trovo legittimo è che ogni donna si batta contro la violenza sulle donne. Quello che risulterà risolutivo tuttavia sarà solo l’ammissione di colpevolezza o responsabilità, se non altro per comunione di genere, da parte di ogni uomo nel contribuire a trasmettere una cultura distorta e violenta.


                                                                                Silvano C.©


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