I primi ad unificare il suo enorme territorio furono
popolazioni di origine vichinga, e Kiev ne divenne presto il centro politico ed
economico. Visse momenti di pace e di prosperità, si legò sempre più alle
nazioni slave e lentamente la sua popolazione si convertì al cristianesimo. La
Russia estese poco a poco la sua sfera di potere sul ricco vicino e neppure con
la fine della seconda guerra mondiale l’Ucraina riuscì ad emanciparsi, ma si
confermò quasi in modo definitivo parte integrante dell’URSS, della quale già
faceva parte ufficialmente dal 1922.
Tra il 1939 ed il 1945 gli ebrei ucraini subirono
persecuzioni ed eccidi, ad opera dei tedeschi, dei russi e degli stessi
ucraini, come racconta Gad Lerner in un suo libro: Scintille (la famiglia di Lerner ha origini
anche ucraine). Non solo gli ebrei ma tutti gli ucraini pagarono un tributo di
sangue enorme nella prima metà del secolo scorso, ed almeno 15 milioni di
persone morirono per problemi legati all’economia ed alle invasioni di truppe
straniere, che generarono una sorta di guerra civile.
Finalmente, dopo la caduta del muro di Berlino, e dopo anni
ancora difficili ma senza scontri armati, dal 1° dicembre 1991 l’Ucraina conquistò l’indipendenza, pur rimanendo ancora un paese fortemente legato alla
Russia.
Gli anni di ritrovata libertà fecero però crollare
l’economia, ed è a quel periodo che risale l’inizio della ricerca di nuove
opportunità di lavoro fuori dal territorio nazionale. A partire almeno dal
2000, ma sicuramente da prima, inizia un flusso prima limitato ma poi sempre
più imponente di donne che lasciano la loro famiglia, a volte anche figli
piccoli, e vengono ad esempio in Italia per supplire alle carenze del nostro
sistema assistenziale, in pratica a fare le badanti ai nostri anziani, grazie
alla nostra situazione economica in contrasto con la loro. Una badante in
Italia guadagna più di un professionista in Ucraina. E molte, purtroppo,
vengono anche assunte in nero, per sfuggire al pagamento di contributi previdenziali
(cioè tasse a carico di famiglie e lavoratori) che il nostro Paese impone chi
assume un’altra persona per svolgere un servizio che ci dovrebbe essere fornito
gratuitamente, se fossimo un Paese normale, dove tutti
pagano le tasse e tutti contribuiscono al bene comune.
La rivoluzione arancione quindi inizia a toccarci da vicino,
e la vita politica sempre tormentata del paese conosce speranze e
disillusioni, sino all’arresto ed al processo di Julija Tymošenko.
Nel
frattempo l’Europa di allarga, spinte diverse si evidenziano nel paese, con
filosovietici, filoeuropei e semplici indipendentisti o nazionalisti che si
fronteggiano. I fatti di oggi hanno queste origini, sommariamente riassunti
qui; ci fanno capire che l’Ucraina è alle porte (spesso dentro le nostre case)
e che non è un paese lontano.
( Fonte della foto di Julija Tymošenko, qui ritratta con Vladimir Putin)
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
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