venerdì 31 gennaio 2014

Il bel Paese


Non è priva di difetti la nostra Italia. Ha un patrimonio di bellezze naturali, storiche ed artistiche praticamente unico al mondo che non valorizziamo e facciamo cadere a pezzi con incosciente determinazione. Abbiamo disoccupazione e crisi generalizzata, una pubblica amministrazione da ricostruire su principi di efficienza e non di clientelismo ed un settore privato che tende all’evasione, alle furbizie ed all’interesse non sempre legittimo. Possediamo poi una malavita organizzata tra le più efficienti al mondo.
E poi siamo in Europa, della quale fummo tra i soci fondatori, ma ridotti ora un po’ ai margini e considerati, a torto o a ragione, un peso e non una risorsa.
Ma, e cambio subito registro, sono felice di essere europeo e anche italiano.
Credo nell’Euro, anche se il discorso sarebbe lungo, e sicuramente la politica BCE deve essere rivista, per ridarci dignità umana, non solo valore commerciale. Ci credo essenzialmente per il fatto che l’Europa, che ha aperto le frontiere, ha realizzato unione tra popoli che prima si combattevano, ha gettato un primo seme per una vera unione politica, che ancora manca, e che non si vuole raggiungere, per egoismi sempre più forti e centrifughi.
Del resto quali sono le alternative all’Italia? Cioè in quale paese sarebbe stato meglio nascere, ammesso fosse stato possibile, invece che nel nostro? Scusandomi con chi, in questi anni, emigra per cercare lavoro e con chi il lavoro lo perde, cosa di gravità assoluta, tento un’operazione fittizia immaginando in quale paese diverso dal nostro potrebbero, oggi, vivere meglio una donna, un anziano, un omosessuale, un non credente o un credente non della religione dominante nello stato in questione, un appartenente alla classe più debole e meno protetta insomma, e come parametri per esprimere un mio ingenuo parere considero la scuola, la sanità, i servizi in genere, i diritti umani (parità tra sessi, anziani, gay e lesbiche, o scelte etiche come l’eutanasia e aborto) e solidarietà sociale.
Detto questo non avrei voluto nascere negli Stati Uniti, dove se non si guadagna si muore, e in ospedale neppure ti curano. La ripresa di cui si parla in questi mesi si fonda su nuovi posto lavoro che sono gli stessi persi alcuni anni fa, solo pagati molto meno. Neppure in Svizzera: vera accoglienza solo per i capitali (e da quanti anni le donne votano in quel civilissimo paese?).
Non in Russia, dove un numero enorme di cittadini non possiede quello che per noi italiani è la normalità, per non parlare dei diritti e della libertà. Neppure in Cina, che ha una società in crescita, dove i ricchi sono più di tutti gli abitanti dell’Italia, ma dove il lavoro nelle fabbriche è sottopagato e i tassi di inquinamento che hanno raggiunto sono tali da impedire, nel prossimo futuro, il mantenimento di quel ritmo di crescita. Senza parlare della libertà personale, ovviamente. Non in Giappone. Altro mondo. Diritti sindacali inesistenti, ed una sindrome nuova, il suicidio da sfruttamento lavorativo che ha creato un neologismo: karoshi Non in India, la patria delle caste, della divisione netta tra cittadini, dove ancora oggi esiste lo stupro autorizzato dagli anziani del villaggio. Non in uno dei tanti Paesi che antepongono la legge coranica al diritto civile. Qui non faccio esempi, ma è chiaro il motivo per il quale li escludo. Neppure in Israele, Palestina, Siria, Sudan, TurchiaNigeria, Congo, Kenya, Libano, Iraq o in tutti quei paesi dove sono in atto conflitti o guerre.
E neppure in Grecia, che malgrado sia la culla della civiltà europea, è in situazioni economiche disastrose, per colpa sua e pure per colpa nostra, cioè di noi europei.

Non continuo, ma capisci che la scelta del Paradiso in Terra si restringe sempre più, ed ho evitato di aggiungere altri paesi nei quali si vive peggio che nel nostro.
Se poi la tua teoria è che è meglio essere giovani, sani, ricchi e belli e non vecchi, poveri, malati e pure brutti, allora non posso che concordare, ma in questo caso non parli di Euro e di Europa ed Italia, ma di sogni o di rivoluzione e di guerra civile, che, notoriamente, fa molti morti tra chi pensava di trovare invece un mondo migliore e, alla fine, non sempre migliora la situazione.

                                                                     Silvano C.©


( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte.  Grazie)

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