mercoledì 5 febbraio 2014

non invidiare il capo


Premessa
Una legge di Murphy, che passa sotto il nome di Principio di Peter, dice che:
In una gerarchia ogni membro tende a raggiungere il proprio livello di incompetenza.
E ci sono due corollari:
1 Col tempo, ogni posizione tende a essere occupata da un membro che e' incompetente a svolgere quel lavoro.
2 Il lavoro viene svolto da quei membri che non hanno ancora raggiunto il proprio livello di incompetenza.


Vita vissuta
Potrebbe far ridere ma il Principio di Peter, quando in un momento rilassato e non di lavoro l’ho riferito con le testuali parole citate sopra al mio allora preside, mentre io come insegnante ero il suo diretto subordinato, non è stato inteso molto favorevolmente, ed il capo infatti ha glissato cambiando subito discorso e poi cercando la compagnia di altri colleghi, lasciandomi con un sorriso un po’ tirato. Mi ha deluso, questa sua reazione, perché mi sarei aspettato che prendesse la mia battuta con spirito ed autoironia, anche perché non avevo alcun bisogno né di offenderlo né di vendicarmi di qualche torto subito. Volevo solo scherzare. In seguito, riflettendo, ho capito che lui, in effetti, era arrivato al suo livello di incompetenza, e che quella che per me era solo una battuta per lui era una critica che toccava sul vivo una verità che forse negava anche a sé stesso. Capita di frequente, del resto, che tutti noi siamo pronti a ridere di ogni cosa, alla sola condizione che non si tocchino alcuni argomenti, o non si tocchino in un certo modo. Quindi non posso arrivare a conclusioni troppo sicure su quell’episodio, e mi accontento di ricordarlo come una sorta di aneddoto.
A dire il vero sono sempre stato bene in alcune gerarchie, trovandovi la mia posizione ideale e gratificante, il mio ruolo perfetto insomma. Poiché poi conosco i miei difetti: poca diplomazia, incostanza e pressappochismo, facilità ad entusiasmi e delusioni, umore variabile e istintività (e mi fermo qui per mia pietà), non ho mai avuto in nessun caso ambizioni di carriera, se non quelle che credo universali e condivisibili, di essere cioè un minimo apprezzato per quanto facevo e di riuscire a fare le cose per bene, secondo il mio giudizio. Vedevo però in altri un fuoco, per così dire, una volontà di emergere, di far carriera nella pubblica amministrazione o fuori, non di rado con un secondo lavoro. Ho visto alcuni puntare sulla politica, altri sul successo economico, altri ancora sulla conquista di cose che non mi interessavano. Forse, quindi, questi hanno raggiunto, o rischiato di raggiungere, il loro livello di incompetenza, ed io forse no. Chi può dirlo.

 
Riflessione finale, senza mie conclusioni
Nel pubblico o nel privato, ed in ogni aspetto della nostra vita, nessuno forse è capace di fermarsi un secondo prima, razionalmente, rinunciando a qualcosa che sembra a portata di mano ma che tale non è, e la vita poi non ha pietà a colpire chi sbaglia. Non ho alcun consiglio da darti quindi, ma mi viene da pensare ai polli rinchiusi in un recinto, ed all’ordine di beccata
Se poi, tu che hai letto sin qui, concludi che ti (e mi) paragono ad un pollo, questa è una tua conclusione, non certo mia.

                                                                                            Silvano C.©


( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte.  Grazie)

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