Io e tutti gli italiani nati dal dopoguerra sino alla fine
degli anni ‘60, più o meno, quelli che hanno goduto di un momento di sviluppo e
di crescita nazionale e che non si sono accontentati del necessario, della pace
raggiunta e di una sicurezza nel futuro che allora vedevamo in espansione, con
prospettive di miglioramento anche per coloro che erano nati meno fortunati (lo
chiamavano ascensore sociale).
Lo penso ormai da tempo, ma oggi, leggendo una lettera
inviata da un lettore a Michele Serra e la sua risposta ho avuto una conferma
autorevole che la mia non è solo una fantasia autolesionista.
Noi abbiamo vissuto per decenni sopra i nostri mezzi,
accumulando debito pubblico ed ipotecando in modo irreversibile il futuro dei
nostri figli e dei nostri nipoti.
Anche loro hanno (o avranno) sicuramente colpe, è chiaro, ma ora non mi
interessano quelle bensì le mie. Del resto trovo insopportabili quelli che
accusano e trovano sempre negli altri il responsabile, che sono pienamente
consapevoli dei loro diritti e mai dei loro doveri.
Ognuno in passato, a modo suo, si è spartito la torta. A chi
grosse fette, a chi le briciole. Anche le briciole tuttavia significavano
aumenti di stipendio, assunzioni più facili, prepensionamenti ancora in giovane
età, la prima auto e poi la seconda, la casa di proprietà, i risparmi in banca
o una vita sopra le righe per chi sceglieva di non risparmiare o di non investire
in immobili.
Responsabilità diverse, è chiaro. Qualcuno di noi si è
comportato da vero ladro mentre altri, sino all’ultimo, sono rimasti convinti di
aver raggiunto il benessere solo ed esclusivamente con la propria fatica e la
propria onestà, persino i più impegnati politicamente ed i più sindacalizzati,
le persone migliori, insomma.
Serra cita Ugo La Malfa ed Enrico Berlinguer come rari esempi
di integrità morale e capacità di analisi storica e sociale in grado di
prevedere le conseguenze del comportamento allegro e miope (talvolta anche
disonesto) degli italiani dagli anni ‘70 in avanti.
Furono decisamente inascoltati,
visto il risultato attuale di profondissima crisi dalla quale usciremo soltanto
rinunciando al superfluo e reindirizzando le nostre prospettive a breve ed a
medio termine.
Sono ottimista o pessimista sugli sviluppi futuri? Sospendo il
giudizio.
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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