giovedì 28 agosto 2014

Equilibrio


Leggere sempre, leggere soltanto, leggere libri importanti, indiscutibili o discutibili ma essenziali per la comprensione del mondo, che siano saggi o romanzi o poesia o altro ancora, anche fumetti o libri usa e getta. Vivere per interposta persona, vivere mille vite altrui, dove l’umanità si confonde in una forma indistinta e confusa, perché così è l’umanità, divina e demoniaca allo stesso tempo, assolutamente non definibile. Filosofi ci provano da millenni, ma restano sempre alla sua crosta, sfiorano il mantello ma del nucleo propongono solo ipotesi, smentite o integrate o aggiornate dai filosofi che li seguono, anni, secoli o millenni dopo. È un po’ come ascoltare, ascoltare soltanto, assorbire come spugne le parole degli affabulatori, dei grandi narratori, della nostra tradizione orale interrotta, ma che in popolazioni altre è ancora essenziale (basti pensare alla cultura sinta e rom. Quelli che noi definiamo zingari con disprezzo e vivono tra di noi sono portatori di un mondo diverso, parallelo, che non intende integrarsi, non può farlo senza perdere la sua identità).


Scrivere soltanto, a testa bassa, esprimendo prepotentemente sé stessi, usando il proprio ego come misura del mondo. Essere miopi nei confronti delle parole scritte o pronunciare dagli altri, praticamente non ascoltarle né leggerle, come succede quando due persone parlano contemporaneamente durante una conversazione telefonica. Nessuno ascolta l’altro ma segue esclusivamente il filo del proprio ragionamento; per ascoltare occorre anche tacere. Oppure dare lezioni dalla cattedra, trasmettere soltanto e non ricevere, come un televisore quando è acceso.


Quale scegliere tra le due posizioni estreme, ammesso che esistano esemplari umani che rientrino a pieno titolo esclusivamente in una delle due? Il titolo del post sintetizza esattamente la risposta che cerco: equilibrio.
La diversità individuale potrà portare a prediligere una modalità o l’altra, è evidente. Una stessa persona nel corso della vita muterà atteggiamento, magari più di una volta.
La variabilità è una ricchezza nella nostra società. Non siamo una monocoltura di mais o di patate, ma una foresta, almeno un bosco, o, se proprio non è possibile altro, un campo, meglio se abbandonato, dove cresce un po’ di tutto, e dove la natura poco a poco tende alla sua perfezione ecologica, il climax.


L’umanista che non sono potrebbe dire altro, con maggior cognizione di causa, e intanto leggo chi sa citare autori che non conosco, ne subisco il fascino e provo ammirazione. Io, in parte, fui attratto o distratto da mille altri stimoli, e provai vera soddisfazione quando da artigiano vidi oggetti, non certo perfetti, nascere dalle mie mani.


Non leggerò mai abbastanza, né scriverò mai abbastanza.

                                                                                     Silvano C.©


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

1 commento:

  1. Leggere ti riempie il cuore di gioia, vivi intensamente la storia, qualsiasi sia e se importante l''autore o ci piace perché intravediamo qualcosa di noi stessi allora apprezziamo ancora piu', alla ricerca di novità belle che scopriamo solo alla fine della lettura.

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