mercoledì 13 agosto 2014

Grand’Hotel


Non sopporto la peluria delle pesche, la odio, mi fa venire i brividi alla schiena, devo sempre chiedere a Nedda che prenda il mio posto, se il padrone mi manda a passare le pesche,  poi a volte così faccio pure qualche ora in più, ma va bene lo stesso

Sono stanca ma voglio una casa mia, anche se loro non mi hanno lasciato niente, e l’avrò. Lavorare nei campi a opera o in un frigorifero tra pile di cassette a separare la frutta va bene lo stesso. Pure lui fa il possibile. Su un'impalcatura tutto il giorno, con la paura che succeda una disgrazia, sempre. Se succede ammazzo qualcuno, non ho paura. Trovo chi è stato o il responsabile. Lui è troppo buono. Ed io sono stanca, stanca.

Me ne vado, non mi troveranno, vado a Bologna, non conosco nessuno ma ci vado lo stesso. Prendo la corriera, oppure vado in bicicletta. Voglio farla finita con tutte queste storie. La vedranno, oh, se la vedranno.

Mi hanno cercata per 4 giorni, e non mi trovavano, ma non ero lontana. Non sono più andata a Bologna, poi, mi sono messa nascosta in quel fienile, dove ho lavorato l’estate scorsa. Cipolle e altre cose da mangiare in campagna se ne trovano sempre, non è ancora inverno adesso. Solo non mi sono mai cambiata o lavata, puzzo e faccio schifo, ma mi hanno cercata. Così imparano.

Li sopporto, ma forse ha ragione lui. Ho una figlia, devo pensare anche a lei, ma a me nessuno ha mai pensato. Ha ragione lui, lo so, ma la cosa mi fa solo venire rabbia. Con la vicina abbiamo urlato di brutto, poco dopo essere tornata a casa. Se avevo un coltello l’ammazzavo. Per fortuna non ne avevo a portata di mano. È una stronza. Pensa di avere ragione lei solo perché abita sotto con una casa più bella della mia, che è pure in affitto? No, e lo sa, ma pensa di avere il diritto di fare come vuole.

Ce ne dobbiamo andare da qui, basta, forse, con un po’ di sacrifici, una casa nostra ce la compriamo. È vecchia, messa male, ma ha molte stanze, e poi un cortile piccolo, e poi un orto…  Girelli di aiuta, ci presta i soldi, possiamo comprare, è un affare, la mia prima casa, casa mia, mia, solo mia…

Non ho studiato abbastanza, resterò ignorante tutta la vita, certo, ma so leggere, e mia figlia studierà anche per me, per quello che io non sono riuscita a fare e invece avrei tanto desiderato. Che si impicchino quelli che mi vogliono male, o che hanno i soldi facili, e quelle che hanno le perle al collo, o i tacchi.

Pure le mie mani sono rovinate per il lavoro, ma non mi importa. So risparmiare, se voglio, e so cosa possiamo avere col nostro lavoro, anche se i  miei non mi aiutano come in altre famiglie. Mio padre l’hanno mandato fuori casa con le pezze al culo, io non lo lascio così. E gli altri non devono chiedermi niente, che si arrangino, proprio come mi sono arrangiata io, come si arrangia lui, che non va al bar a bere o a spendere soldi come gli altri. Sì. È anche grazie a lui che tiro avanti, e la sera, quando mi posso riposare, mi leggo un po’ Grand’Hotel.

                                                                                     Silvano C.©


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte.  Grazie)

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