Si parte presto, Venezia non è dietro l’angolo, ed il
ritrovo è fissato direttamente alla stazione ferroviaria.
Lui e la collega, che gli è pure simpatica e con la quale ha
un ottimo rapporto, contano più volte il piccolo gruppo di alunni, e quando il
treno viene annunciato ecco gli ultimi saluti ai pochi genitori presenti e l’avvio
al binario.
Lui davanti e lei dietro il gruppo, per verificare che
nessuno si perda in quei pochi metri, poi, quando il convoglio si ferma e le
porte si aprono, assalto ai posti, non prenotati come solo pochi anni dopo
viene tassativamente richiesto.
È previsto un cambio a Verona, e tutto funziona come un
orologio. Attesa minima e nuovo assalto al treno che stavolta arriverà sino
alla laguna. Belle, le carrozze. Sono quelle a due piani, con una disposizione
delle poltrone che simula quella di un aereo (o almeno tale è la sua
impressione, visto che lui non ha mai volato).
Verificato che sono tutti a bordo e che sono seduti secondo
loro libere scelte, si avvicina al posto dove sta seduta la collega, in
posizione strategica, in modo da controllare il maggior numero possibile di
ragazzi. Si rilassano entrambi un po’, e si raccontano un po’ di vita e di
pettegolezzi, senza toccare temi particolari. Lui ogni tanto si alza, con l’aria
di volersi semplicemente sgranchire le gambe, e verifica che non succedano cose
strane o pericolose.
Richiama chi fa troppo rumore oppure chi mangia e sporca
attorno al proprio posto. I rifiuti buttati per terra vengono raccolti, e lui
viene attirato da un gruppetto che ha l’aria troppo concentrata su qualche
cosa. Si avvicina, e vede che l’oggetto della loro attenzione è un cellulare
nuovissimo in mano ad un ragazzo. Si incuriosisce, perché è veramente molto
bello, e magari pure costoso. In classe i cellulari non si possono tenere, ma
in un viaggio di istruzione (leggi: gita), c’è il tacito permesso di portarli;
possono sempre diventare utili (come si vedrà alla fine) in caso di emergenze
impreviste.
Chiede informazioni sul costo, ed il ragazzo gli risponde
che è gratis.
-
Come gratis?
-
Sì, gratis, basta spendere ogni mese 100mila lire di
traffico.
-
100mila lire di traffico? Ma è un’enormità, lo paghi eccome
quel cellulare.
-
Ma no, li spendevo anche prima con l’altro che avevo, ed era
vecchio, non poteva neppure navigare in rete. Questo invece lo fa senza
problemi.
-
Sarà, ma mi sembrano sempre troppi soldi. Adesso ad esempio
quanto credito hai?
-
L’ho ricaricato ieri, più di 90mila lire.
A quel punto lui lascia perdere il gruppo, che sta
tranquillo ad ammirare quell’oggetto del desiderio, e ritorna lentamente sui
suoi passi, contando mentalmente gli alunni.
-
Accidenti, come è possibile, uno in più? Aspetta che riprovo
a contare.
Fa molta attenzione, riconta passando tra le file delle
poltrone, e anche stavolta uno in più.
Ritorna dalla collega, e spiega che hanno un alunno nuovo,
ma non capisce quale sarebbe. Lei stupita si alza e controlla a sua volta, poi
torna.
-
Ci sono tutti, non uno di meno né uno di più. Ti sarai
sbagliato.
Non è convinto, stavolta si alza di nuovo lui e fa le cose
per bene. Ripassa ancora simulando altro e li conta guardandoli con attenzione.
E trova ciò che cercava. Nella classe c’è una ragazzina di origini cinesi,
carina, timida e che fa coppia fissa con una compagna. Le due adesso stanno tranquillamente a parlare fitto tra loro. Pochi posti più in là c’è un padre
con sua figlia. Sono cinesi. La figlia sembra la sua alunna. Passando l’ha
contata come se appartenesse alla classe. La riguarda meglio. Si assomigliano,
è chiaro, ma solo se si lancia uno sguardo affrettato. Ritorna quindi al suo
posto. E decide di non alzarsi più per un po’.
A Venezia la giornata è magnifica, si cammina tra le calli e
ogni angolo della città è occasione di ammirazione. Puntata per una visita ed
il pranzo al sacco a Murano. Visita ad una fornace, acquisto di piccoli
souvenir, riposo seduti in una piazzetta a due passi dalla fermata del
traghetto. Pericoli ridotti al minimo (a parte la sempre possibile caduta di
qualcuno in un canale o nella laguna) e poi lento ritorno verso Riva degli Schiavoni
e Piazza San Marco. Infine, quando ormai inizia a fare tardi, ritorno verso S.
Lucia.
Stanchi ma abbastanza soddisfatti aspettano il treno, che
arriva puntualissimo. Solita corsa ai posti, ma le carrozze sono vuote, c’è
spazio per tutti. Salgono, si sistemano, lui e la collega, separatamente,
ricontano i ragazzi.
-
Non abbiamo perso nessuno.
Il commento sintetico di lei lo fa rilassare, e sedere. È un
po’ stanco, ma è stata una bella giornata. Basta solo che ora il treno parta. Doveva
farlo già cinque minuti fa.
Il treno non parte, non ci sono informazioni, e passano i
minuti. Se si ritarda ancora si perde la coincidenza a Verona. Ma il treno non
parte.
Passa quasi un’ora, col nervosismo che aumenta. Giungono voci
di un problema sulla linea. Arriva però un altro convoglio, solo prima classe, e
ne viene annunciata la partenza a breve. A frotte molti passeggeri scendono dal
loro treno per salire su quello. Lui si consulta con la collega. Sono già in
ritardo di un’ora. I genitori all’arrivo tra un po’ inizieranno a muoversi, per
andare in stazione ed accogliere i figli. Era previsto il rientro attorno alla
mezzanotte, ma così si arriva già all’una, coincidenze permettendo. La decisione
viene presa in pieno accordo con la collega. Si trasborda. E se qualche
controllore contesterà un’irregolarità non mancheranno gli argomenti per
spiegarsi.
Il treno finalmente parte ed è arrivato il momento di
avvisare con i cellulari le famiglie in attesa in modo che non si preoccupino
inutilmente. Prima non era ancora il caso, ora è il momento giusto. Tutti in
qualche modo telefonano, e la situazione sembra rientrare nella norma. Solo un
ragazzo non telefona, è quello del cellulare avuto gratis. Ha esaurito il
credito, circa 90mila lire, navigando in rete, facendo stupidaggini ed entrando
in siti che è facile immaginare. Ha esaurito sia il credito che la carica. Ora deve
chiedere ad un compagno se per favore gli fa usare il suo telefono per avvertire
il padre del ritardo.
Il rientro avviene senza ulteriori ritardi. I genitori sono in
stazione, è quasi l’una di notte, ed i saluti sono rapidi. Solo il giorno dopo
si saprà di un suicidio lungo la linea ferroviaria, forse in provincia di Padova.
Loro, in qualche modo, sono tornati a casa.
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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