
Devo dirti però che una volta mi ha dato molto fastidio
vedere un altro, che conoscevo di vista e che per un certo periodo ho
incontrato spesso da te, venire a trovarti e sentirti accoglierlo con
bellissime parole, farlo accomodare, mentre io parlavo con tuo marito, pure lui
mio amico. Il nuovo ospite ha solo mostrato alcune foto e restituito un libro,
poi, con una strana aria impacciata, ha salutato e se ne è andato. Subito dopo
la sua uscita tu lo hai descritto in un modo che non mi è piaciuto, come una
sorta di sfigato o un povero disperato. E questo non me lo aspettavo. Credo sia
stata l’ultima volta che l’ho visto, e non ne ricordo neppure il nome. Che
tristezza.
In un’altra occasione c’era una ragazza, nella cantinetta,
che ti stava stirando abiti e biancheria da casa. L’hai definita tua amica. Non
la conoscevo e l’ho incontrata solo da te, ma poche volte. Mi hai spiegato che lei
aveva difficoltà a trovare lavoro e che tu la pagavi per farti aiutare in
alcune faccende domestiche. Ho provato un colpo allo stomaco, una sorta di
repulsione e rifiuto. Io un amico non lo tratto da domestico. Lo tradisco,
magari, o ne sono deluso, mi ci incazzo o decido di rompere, magari sono io a
subire da lui questi trattamenti, ma non lo considero un mio servo. Se chiedo
una cosa ad un amico non è per avere un favore, ma perché sono convinto che
faccia piacere pure a lui stare con me oppure aiutarmi.
Non è così, ovviamente, l’ho capito, poco a poco. A volte la
mia presenza è stata un peso, sono stato sopportato, ed ho perso nel tempo la
spontaneità. Se arrivo a pormi la domanda se sia giusto o no un certo
comportamento, significa sicuramente che è sbagliato, e alla fine modifico le
abitudini, e diventano inagibili ponti che sembravano costruiti per sfidare i
secoli. Crollati dopo qualche piena improvvisa, e tardiva.
Se finisco per commentare dietro le spalle, se dubito di
essere ben accettato, se l’apparenza sovrasta il senso profondo di unione e lo
riduce ad altro, l’amicizia è finita, l’amarezza e poi l’oblio sostituiranno la
rabbia che mi prende in modo immediato e spontaneo, quella che mi fa pensare: “ Sei una merda
!”
(immagine: Helmut Newton per Tisettanta)
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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