“Neppure tu sei nuovo, sei del secolo scorso”
Ci sono stati pochi anni nei quali talvolta ho pronunciato questa
ovvia banalità con alcuni ragazzini, e questa semplice considerazione ne ha obbligato qualcuno a riflettere, a sentirsi potenzialmente già vecchio,
costringendolo a considerarmi non una mummia neolitica ma, in qualche modo, uno
strano essere con qualche cosa in comune con lui e, allo stesso tempo, a
pensarsi superato da chi era già nato, ma dopo, in questo secolo. Il
tempo, quando si è giovani, scorre con tempi suoi, sembra eterno, pare offra
possibilità per ogni cosa. Solo crescendo si capisce che qualsiasi scelta toglie
gradi di libertà, che siamo liberi solo di incatenarci, di legarci, e che
l’anarchia assoluta non esiste. (Anche quella è un’opzione che toglie altre e
diverse opportunità)
Non sono un nativo digitale, sono curioso del nuovo ma ne
diffido abbastanza, ed il mondo digitale mi sfiora soltanto con i suoi recenti
fuochi pirotecnici che di fatto spostano però il baricentro del mondo nel quale
vivo, e pure io ne pago le conseguenze, con tutti coloro che mi circondano. Non
so generalizzare ed usare il noi in questo caso, perché esistono classi
digitali sovrapposte e/o concorrenti con quelle economiche e sociali, quindi il
noi sarebbe limitato ad una parte, non al tutto.
Registro e resisto al mutamento, ma so che perderò. Io sono
nato analogico, non credo nella cloud, mi lasciano scettico i guru che ogni
giorno hanno una novità, prima di ritrovarsi essi stessi obsoleti e sostituiti.
Un po’ devo cedere, è ovvio; non sarei qui altrimenti, dove mi leggi.
Un po’ devo cedere, è ovvio; non sarei qui altrimenti, dove mi leggi.
Pure io, come Cotroneo scrive in un suo interessante post
(che puoi trovare QUI), mi vedo con i desideri mutati e snaturati rispetto a
quelli di solo venti anni fa. La mutazione tuttavia è iniziata ancora prima, ed è venuta con altri cambiamenti. Il benessere che la mia generazione ha iniziato
ad assaggiare, prima di dover cominciare a rinunciare a conquiste
apparentemente acquisite, ha prima ridotto e poi annullato il tempo
dell’attesa.
Il gioco che mi aspettavo da bambino lo immaginavo, lo
pensavo, lo desideravo, lo rigiravo “virtualmente” tra le mani molto prima di
poterlo toccare materialmente, e non sempre lo avevo neppure visto bene, ne avevo
solo una vaga idea: era “Il Trenino” (La Nave, Le Costruzioni, Il Trattore…).
Non avevo idea che quel trenino, in realtà, spesso poi sarebbe uscito dai
binari, che la batteria si sarebbe esaurita tanto presto, che quella galleria
non sarei mai riuscito a realizzarla. Lo attendevo, per un tempo lunghissimo,
quel gioco, non lo avevo subito.
Poi le cose hanno iniziato a mutare. Ancora prima
dell’arrivo del computer la distanza tra sogno e realtà (di una realtà a
portata di mano, ovviamente) si è ridotta. Quando è nato mio figlio la
rivoluzione era ormai arrivata a completarsi. Ogni suo desiderio era quasi
prevenuto non solo dai nonni, ma pure da noi degeneri genitori, in uno dei
nostri peggiori errori nei suoi confronti. Avremmo potuto educarlo in modo
diverso e più spartano, più attento alle cose che contano veramente? Sono certo
di sì, ed avremmo fatto altri errori. Vedo lucidamente cosa ho sbagliato io, ad
esempio, me ne faccio una colpa impossibile da dimenticare perché ogni giorno
che vivo osservo come vanno le cose attorno a noi. E provo grande rabbia e tristezza
vedendo una classe digitale agiata, che può contare su ricchezza analogica
vera, e il resto delle classi sociali digitali, che per un verso o per l’altro
sono escluse dalla festa o per età o per scelta consapevole o per impossibilità
materiale di avere gli strumenti, l’hardware, che anche se sono sempre meno
costosi vanno aggiornati in modo incessante, e in definitiva sono per queste irraggiungibili.
La connessione totale e permanente, se è il futuro, non fa
per me (Non ne ho neppure le disponibilità economiche, devo operare scelte, ed escludere alcune opzioni). Io torno ai miei anni cristallizzati, mi rifugio nel libro di carta e
non leggo e-book. Però mi faccio accompagnare da un audiolibro, quando ne ho
uno sottomano e non voglio passeggiare da solo.
Silvano C.©
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