lunedì 4 agosto 2014

“Neppure tu sei nuovo, sei del secolo scorso”


Neppure tu sei nuovo, sei del secolo scorso
Ci sono stati pochi anni nei quali talvolta ho pronunciato questa ovvia banalità con alcuni ragazzini, e questa semplice considerazione ne ha obbligato qualcuno a riflettere, a sentirsi potenzialmente già vecchio, costringendolo a considerarmi non una mummia neolitica ma, in qualche modo, uno strano essere con qualche cosa in comune con lui e, allo stesso tempo, a pensarsi superato da chi era già nato, ma dopo, in questo secolo. Il tempo, quando si è giovani, scorre con tempi suoi, sembra eterno, pare offra possibilità per ogni cosa. Solo crescendo si capisce che qualsiasi scelta toglie gradi di libertà, che siamo liberi solo di incatenarci, di legarci, e che l’anarchia assoluta non esiste. (Anche quella è un’opzione che toglie altre e diverse opportunità)
Non sono un nativo digitale, sono curioso del nuovo ma ne diffido abbastanza, ed il mondo digitale mi sfiora soltanto con i suoi recenti fuochi pirotecnici che di fatto spostano però il baricentro del mondo nel quale vivo, e pure io ne pago le conseguenze, con tutti coloro che mi circondano. Non so generalizzare ed usare il noi in questo caso, perché esistono classi digitali sovrapposte e/o concorrenti con quelle economiche e sociali, quindi il noi sarebbe limitato ad una parte, non al tutto.

Registro e resisto al mutamento, ma so che perderò. Io sono nato analogico, non credo nella cloud, mi lasciano scettico i guru che ogni giorno hanno una novità, prima di ritrovarsi essi stessi obsoleti e sostituiti.  
Un po’ devo cedere, è ovvio; non sarei qui altrimenti, dove mi leggi.
Pure io, come Cotroneo scrive in un suo interessante post (che puoi trovare QUI), mi vedo con i desideri mutati e snaturati rispetto a quelli di solo venti anni fa. La mutazione tuttavia è iniziata ancora prima, ed è venuta con altri cambiamenti. Il benessere che la mia generazione ha iniziato ad assaggiare, prima di dover cominciare a rinunciare a conquiste apparentemente acquisite, ha prima ridotto e poi annullato il tempo dell’attesa.
Il gioco che mi aspettavo da bambino lo immaginavo, lo pensavo, lo desideravo, lo rigiravo “virtualmente” tra le mani molto prima di poterlo toccare materialmente, e non sempre lo avevo neppure visto bene, ne avevo solo una vaga idea: era “Il Trenino” (La Nave, Le Costruzioni, Il Trattore…). Non avevo idea che quel trenino, in realtà, spesso poi sarebbe uscito dai binari, che la batteria si sarebbe esaurita tanto presto, che quella galleria non sarei mai riuscito a realizzarla. Lo attendevo, per un tempo lunghissimo, quel gioco, non lo avevo subito.
Poi le cose hanno iniziato a mutare. Ancora prima dell’arrivo del computer la distanza tra sogno e realtà (di una realtà a portata di mano, ovviamente) si è ridotta. Quando è nato mio figlio la rivoluzione era ormai arrivata a completarsi. Ogni suo desiderio era quasi prevenuto non solo dai nonni, ma pure da noi degeneri genitori, in uno dei nostri peggiori errori nei suoi confronti. Avremmo potuto educarlo in modo diverso e più spartano, più attento alle cose che contano veramente? Sono certo di sì, ed avremmo fatto altri errori. Vedo lucidamente cosa ho sbagliato io, ad esempio, me ne faccio una colpa impossibile da dimenticare perché ogni giorno che vivo osservo come vanno le cose attorno a noi. E provo grande rabbia e tristezza vedendo una classe digitale agiata, che può contare su ricchezza analogica vera, e il resto delle classi sociali digitali, che per un verso o per l’altro sono escluse dalla festa o per età o per scelta consapevole o per impossibilità materiale di avere gli strumenti, l’hardware, che anche se sono sempre meno costosi vanno aggiornati in modo incessante, e in definitiva sono per queste irraggiungibili.
La connessione totale e permanente, se è il futuro, non fa per me (Non ne ho neppure le disponibilità economiche, devo operare scelte, ed escludere alcune opzioni).  Io torno ai miei anni cristallizzati, mi rifugio nel libro di carta e non leggo e-book. Però mi faccio accompagnare da un audiolibro, quando ne ho uno sottomano e non voglio passeggiare da solo.
                                                                                         Silvano C.©

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