giovedì 28 agosto 2014

Controtendenza #NoProfitNoIva


Appena ho letto la notizia, lo confesso, ci sono rimasto molto male. Ma come? Io faccio una donazione chiaramente no-profit, finalizzata ad un’attività benefica e lo Stato mi tassa tale donazione con un prelievo del 10%? 
Non mi va bene, ovviamente.

E la rete insorge, su Twitter imperversa la protesta, innescata da La7 e dal Corriere, con hashtag: #NoProfitNoIva.

Poi passa un giorno, passano due giorni (io ho una lievitazione lenta) e mi rendo conto che la protesta in rete è sbagliata, o almeno troppo integralista e superficiale, come tutte le lotte virali che interessano emotivamente e poi si scordano, senza essere approfondite.
E mi spiego:

·        Le donazioni sono spesso dovute a situazioni di emergenza, nelle quali l’emotività e la partecipazione a pelle sono importanti.
·        Le donazioni sopperiscono a carenze nell’assistenza statale, quella sì che sarebbe necessaria, con gli effetti grotteschi di chi recentemente si fa gavettoni pro SLA ma taglia i fondi pubblici per l’assistenza ai malati, oppure ne approfitta per pubblicità personale ma dona una miseria o ancora dona molto perché ha guadagnato molto (e perché allora non paga volontariamente più tasse, invece di affidarsi ad esperti tributari che gli permettono esattamente l’opposto?).
·        Le donazioni, pur generose ed altruiste, peccano di una originale discriminazione personale. Perché aiutare i terremotati emiliani e non gli aquilani o molisani? E perché non gli alluvionati sardi o emiliani o liguri? (E potrei ovviamente continuare).
·        L’IVA alla fine a chi finisce se non allo Stato, che con questa fa fronte a mille calamità e servizi, ad esigenze di tutta la popolazione insomma? E parte ritorna, sotto forma di aiuti, alle stesse popolazioni oggetto della donazione, sia nelle fasi di intervento iniziale sia in seguito, con la dichiarazione dello stato di calamità.

Sarebbe sicuramente preferibile quindi una maggior attenzione nel non far partire proteste immotivate, nel richiedere più trasparenza nei passaggi che portano agli aiuti e lottare, questo è essenziale, perché ogni contribuente paghi le tasse senza accettare l’evasione folle che ci umilia nel confronto con i Paesi più virtuosi. 

Se in Italia l’evasione fosse zero e la pubblica amministrazione meno propensa, nelle persone di alcuni suoi rappresentanti infedeli, ad approfittare del bene comune per proprio interesse personale (vedi mazzette, vitalizi fuori da ogni logica di ex personalità pubbliche, stipendi folli dei politici, ruberie da parte di chi dovrebbe essere nostro servitore, riconoscimento del merito solo per gli altri, mentre nel proprio caso sono accettabili ruoli di prestigio e di potere anche senza essere laureati ma semplici diplomati di un istituto superiore. E mi fermo qui per pietà, prima di tutto nei miei confronti) non avremmo bisogno o ridurremmo molto il bisogno della beneficenza, che non è mai slegata da una scelta personale, come ho ricordato.

Uno Stato laico, come vorrei, accetta le scelte personali di tutti, le rispetta e le difende, ma allo stesso tempo esercita un doveroso ruolo di controllo e non permette che tali scelte, di tipo privatistico, abbiano il sopravvento su una visione organica e di maggiore equità, che può essere soltanto laica, non certo di un singolo - al quale riconosco indubbiamente la buona fede - né tantoméno  di un’ottica confessionale, che rifiuto per principio.
Il balzello tanto criticato del 10% quindi in parte porta equilibrio, non ingiustizia.

(Riflessione finale – Grandi giornali o testate televisive quanto ricevono in termine di immagine da campagne di raccolta fondi? E chi altri sponsorizza tali raccolte? Io ricordo, a puro titolo di cronaca, che quando feci un piccolo bonifico indirizzato direttamente al Comune di Cavezzo - oggi al centro dell’attenzione mediatica - pagai una commissione alla mia banca. Protestai, ma mi venne risposto che avrei dovuto effettuare la donazione su un loro conto corrente apposito. Solo così avrei evitato la commissione)

                                                                                     Silvano C.©


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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