Camminava nella nebbia, non la
solita. Non camminava invece, correva guidando un’auto, e correva troppo nella
nebbia. Correva e non si fidava del nulla davanti, perché poteva nascondere un
muro, una curva, un’altra auto con i fari spenti, una persona invisibile sul
ciglio della strada pronta a finire travolta, o magari il Diavolo in persona. Che
strana l’idea del Diavolo, un attimo prima non l’aveva, e dopo gli si era
appiccicata. Eppure la nebbia era stata per tantissimi anni amichevole, complice
persino quando fumò le sue prime, ed ultime, sigarette. E poi la nebbia si era adattata
alla sua malinconia e gli aveva fatto compagnia al posto di qualcuno col sangue
caldo, e questo era successo per molti anni. Ma era successo molte vite prima, quando
ancora cercava e non sapeva cosa cercava. E poi avrebbe trovato. E il Diavolo? Niente.
Sparito nella nebbia pure lui, come la paura dei morti. Come se avesse senso aver
paura dei morti. Magari i morti potessero tornare, parlarci, raccontarci di cose
dimenticate o rispondere alle domande che non abbiamo mai fatto. Una notte di
molti anni prima la nebbia lo aveva accompagnato ad una festa, e la tensione vissuta
durante il viaggio non aveva rovinato nulla di quello che avrebbe poi trovato
raggiunta la meta, neppure la paura del viaggio di ritorno, sparito
completamente dai ricordi. Quello che conta è l’attesa, più ancora di ciò che
attendiamo, e raggiunto lo scopo la mente rimuove le inutili sensazioni
ripetitive che seguono il risultato ottenuto. E se può ancora raccontarlo il
viaggio di ritorno avvenne sicuramente senza particolari problemi. Malgrado la
nebbia.
Stranamente però da un po' di
tempo la nebbia arrivava accompagnata dalla paura, una paura indefinita e però
tangibile, oggettiva e anche logica. Per fortuna la nebbia scendeva meno di un
tempo e allora la paura, che aveva trovato una strada facile e non le andava di
lasciarla senza ripresentarsi, aveva deciso di agire in prima persona. Camuffarsi
da Diavolo non era servito, la paura voleva arrivare a toccarlo più
direttamente. Allora la Paura si materializzò senza nascondersi nella nebbia
rubando identità altrui. Sparita la nebbia e con lei il maligno, restò solo
lei, a infilarsi nei pensieri e a cercare spazi. Le paure irrazionali sono
quelle che non hanno cura, non hanno risposta logica, si possono combattere
solo ignorandole e facendo o pensando ad altro. Una nuova vita, un nuovo libro,
un nuovo interesse, un nuovo incontro, forse. Avrebbe ricominciato ad uscire
come prima? Forse. Ma prima quando, esattamente? Non tutti i prima erano disponibili,
anzi, a dire il vero ben pochi, e la Paura sghignazzava per averlo messo in quella
situazione. Lui non voleva tutti i prima del mondo, non gli erano necessari né ne
avrebbe avuto il tempo. E molti di quei prima gli erano negati senza appello. Quindi
paura di cosa esattamente? Paura dei morti no, della Signora forse, anche se
avvertiva che un po' le era amica. Paura, vai al Diavolo, pensò ad un certo
punto. Guardò fuori dalla finestra. Cielo quasi sereno, niente nebbia. Ancora un
po' e sarebbe uscito, il solito giro, forse, o leggermente più lungo del
solito, ancora a pensare, ma senza paura della Paura, non più del necessario.
Ciao, Viz.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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